regia: Matt Reeves (Usa, 2017)
cast: Andy Serkis, Woody Harrelson, Steve Zahn, Karin Kornoval, Amiah Miller
sceneggiatura: Matt Bomback, Matt Reeves
fotografia: Michael Seresin
scenografia: Jean-Vincent Puzos
montaggio: William Hoy
musiche: Michael Giacchino
durata: 142 minuti
giudizio: ★★★★☆
trama: La guerra tra uomini e scimmie è giunta ormai all'epilogo: quando le truppe umane, guidate dallo spietato colonnello McCullogh, scoprono e distruggono il rifugio di Cesare, quest'ultimo si metterà sulle sue tracce meditando vendetta. Da questo scontro dipenderanno i destini delle rispettive etnie e del pianeta stesso.
Si sono sprecati i commenti e le citazioni, i rimandi al vecchio cinema del passato: alcuni espliciti (Apocalypse Now), altri evidenti (da Exodus a Sentieri Selvaggi), altri più raffinate (da Schindler's List a Stalag 17, a tutti i prison-movie della storia del cinema di guerra). In realtà il film di Reeves è un riuscitissimo patchwork di elementi e situazioni che obbligano lo spettatore a interrogarsi e riflettere sul presente. C'è di tutto: la follia della vendetta, l'insensatezza del conflitto armato, il razzismo, l'esodo, i poveracci (migranti) che fuggono verso un ipotetico paradiso terrestre, l'atavica paura del "diverso" che alimenta la paura tra gli uomini (il muro che il fanatico colonnello McCullogh fa erigere ai prigionieri non può non far pensare a quelli di Donald Trump e dei suoi "colleghi" dell' Est Europa).
Un film duro e smaccatamente politico, poco incline allo spettacolo, che piacerà pochissimo ai ragazzi e parecchio agli adulti, dalla morale profonda e assoluta come i grandi western di una volta.
Non si sa se la Fox, che lo produce e lo distribuisce, avrà intenzione di proseguire la saga con altri sequel, prequel, remake, reboot o quello che volete... di sicuro c'è che quest'ultimo Pianeta delle Scimmie è strutturato come un vero e proprio capitolo conclusivo, sulla falsariga de Il ritorno del Re o Il canto della rivolta: siamo all'epilogo, alla resa dei conti, alla catartica battaglia finale che cambierà i destini del mondo. Non vi anticipo nulla, ovviamente, ma il messaggio di fondo è chiarissimo: mentre gli uomini si scannano combattendosi e massacrandosi tra di loro, alle scimmie (specie intelligente) sarà demandata la salvezza del pianeta. Ovvero: le bestie siamo noi umani, ben rappresentate dalla figura dello spietato McCullogh, tiranno psicopatico e senza cuore, emblema della nostra stupidità.
Con grande sorpresa (anche del sottoscritto) si può tranquillamente affermare che questo The War è uno dei film più belli e spettacolari dell'anno, accuratissimo anche dal punto di vista tecnico: grandiose le location, efficaci (ma non invasivi) gli effetti speciali, notevole la fotografia livida, virata in toni di verde e grigio, dell'eccellente Michael Serasin, che contribuisce non poco ad alimentare le atmosfere cupe e poco rassicuranti della pellicola, nonchè il dramma della storia e il tormento interiore dei personaggi. Unico difetto, forse, un'eccessiva lentezza nella parte iniziale (dove succede poco o nulla e si delineano le psicologie dei personaggi). Ma anche questo è un segno distintivo di un film coraggioso e fuori dagli schemi, che si prende tutto il tempo che vuole infischiandosene beatamente delle logiche commerciali.
E poi ci sono, ovviamente, le performance degli interpreti, tutti bravissimi. Andy Serkis è perfino commovente nel dare corpo e voce a Cesare, la scimmia protagonista, devastata dal dolore per lo sterminio della propria famiglia e dalla sete di vendetta nei confronti degli uomini. Nonostante ancora una volta sia "costretto" a recitare in motion-capture, nascosto sotto le spoglie di un primate, la sua interpretazione è di quelle che lasciano il segno. Esattamente come quella di Woody Harrelson, semplicemente strepitoso nel replicare il sadico Colonnello Kurtz di Apocalypse Now: l'Oscar per il miglior attore non protagonista ha già un primo, serio candidato.
Visto ieri sera, un po' lunghino ma bello. Hai ragione, molto lento e carico di atmosfere, con ottime interpretazioni. Harrelson mattatore!
RispondiEliminaUn abbraccio e buona domenica.
mauro
E' vero, anche secondo me la lunghezza è eccessiva, soprattutto nella prima parte. Un quarto d'ora in meno avrebbe senz'altro giovato al ritmo ma, come ho scritto sopra, è da apprezzare il fatto che Reeves usi il minutaggio per la caratterizzazione psicologica dei personaggi. Il che, per un blockbuster, è decisamente inusuale.
EliminaDegna conclusione di una bella trilogia, andata come dici te ben oltre le aspettative!
RispondiEliminaA dire il vero non ho visto i primi due film, quindi il mio commento si limita a questo episodio... però ho letto ovunque critiche positive alla trilogia nel suo complesso. E questa è senza dubbio un'ottima conclusione.
EliminaConcordo. Non è il film che ti aspetti dopo gli altri due (che comunque ho gradito), ma la sua forza sta proprio in questo. Anche i "siparietti" simpatici, messi lì per far sorridere lo spettatore, mi sono sembrati attenti all'intelligenza di chi guarda.
RispondiEliminaNon avendo visto i due film precedenti mi fido del tuo giudizio. E' comunque un film assolutamente inaspettato, considerando il target di pubblico a cui si rivolge nonchè la distribuzione. Gli intermezzi comici della "scimmietta" imbranata hanno chiaramente il compito di allentare la tensione drammatica, e direi che sono dosati nella giusta misura.
EliminaL'oscar a Woody Harrelson sarebbe quasi "eversivo" !!
RispondiEliminaPerchè?? :)
EliminaA mio avviso invece è uno dei più seri candidati alla statuetta!
E' una sorpresa che non mi aspettavo, si va oltre il blockbuster
RispondiEliminaDiciamo che è un blockbuster atipico. Può considerarsi un blockbuster per dei parametri oggettivi dal punto di vista commerciale (budget, distribuzione, promozione), ma è senz'altro atipico per come è stato realizzato e per il messaggio che porta...
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