sabato 28 gennaio 2017

LA LA LAND

(id.)
regia: Damien Chazelle (Usa, 2016)
cast: Ryan Gosling, Emma Stone, J.K. Simmons, John Legend, Rosemarie DeWitt
sceneggiatura: Damien Chazelle
fotografia: Linus Sandgren
scenografia: David Wasco
montaggio: Tom Cross
musica: Justin Hurwitz
durata: 128 minuti
giudizio: 

trama:  Sebastian, pianista jazz spiantato, e Mia, aspirante attrice in cerca di fortuna, si incontrano a Hollywood tra un provino e l'altro e si innamorano perdutamente... ma la loro storia d'amore sarà messa a dura prova dai propri destini e dalle rispettive scelte professionali.


dico la mia:  Maledetto hype, che troppo spesso ti porta fuori strada! Era da settembre che aspettavo La La Land, non essendo riuscito a vederlo alla Mostra di Venezia e dunque sorbendomi per quattro mesi i commenti entusiastici e le recensioni a cinque stelle di coloro che c'erano, e che avevano fatto schizzare a mille l'aspettativa. Così, come spesso accade, quando ieri sera ho visto finalmente il film in un buon cinema, dotato di ottimo sonoro e proiettore all'altezza, non nego di essere rimasto inizialmente un po' deluso non appena si sono riaccese le luci in sala. Tutto qui, mi sono detto? Possibile tanto rumore per un film che, dal punto di vista tecnico, certo non riscriverà nemmeno di una virgola la storia del cinema di genere?

Piano. Andiamo con ordine. E' vero: pare incredibile, eppure la cosa meno riuscita di La La Land sono proprio le coreografie e le canzoni. Chi sostiene il contrario probabilmente non ha visto o non ricorda i grandi musical del passato... su questo penso che abbia ragione Alberto Crespi, noto critico cinematografico, quando dice che l'entusiasmo quasi "isterico" verso La La Land è dovuto principalmente al fatto che il pubblico (e la critica) di oggi sono così disabituati al genere da percepire come novità rivoluzionaria un prodotto che, se fosse uscito negli anni d'oro della vecchia Hollywood (quelli che il film celebra), sarebbe stato giudicato al massimo "discreto", almeno dal punto di vista musicale.

Me lo confermano, ad esempio, gli applausi in sala (a Venezia e altrove) sulla ormai già celebre sequenza iniziale girata in mezzo a un'autostrada ingorgata: bella idea, certo, peccato che già nel 1961 (!) West Side Sory portava i protagonisti a ballare per strada, in presa diretta, e con mezzi tecnici di sicuro molto inferiori a quelli di adesso. Emma Stone e Ryan Gosling (che cantano e ballano senza controfigure) palesano tutta la loro scarsa dimestichezza con il genere, e allora viene da chiedersi perchè il regista Damien Chazelle (che di musica ne capisce eccome, avendo già diretto il precedente Whiplash) abbia voluto girare lo stesso questi numeri musicali pur consapevole dell'imbarazzo dei suoi attori.

Non è una domanda retorica: io me la sono fatta per davvero, riuscendo perfino a darmi una risposta e (forse) a capire il vero scopo del film.

Succede infatti che la notte porti consiglio, e ti faccia cambiare radicalmente giudizio in seguito a una riflessione che, "a caldo", con l' hype in circolo, proprio non mi era passata per la testa... quella, cioè, che Chazelle abbia voluto "usare" Mia e Sebastian (i due personaggi principali) per mostrarci la fragilità dell'animo umano e l'importanza di provare a inseguire i propri sogni, nonostante tutto, anche se a farlo sono due persone assolutamente "normali", con i loro problemi e i loro limiti. Il musical, insomma, per Chazelle non è altro che lo strumento per costringerci a riflettere sui sentimenti: la trama di La La Land è solo in apparenza banale, ma lo sviluppo del film ci mostra benissimo quanto i grandi ideali di ciascuno di noi, l'amore e il successo, siano così difficili da trovare, da conquistare e da mantenere, e quanto allenamento e quanta fatica servano per farli marciare di pari passo.

La La Land è la rappresentazione in musica dell'assolutezza dei sentimenti. Con i quali non si può barare: l'amore viene sempre messo alla prova, costantemente, giorno per giorno, e la passione deve essere sempre alimentata affinchè la fiamma non si spenga. I rapporti umani devono essere sempre coltivati e stimolati, pena l'abbandono: non ci si può adagiare su di essi, vivere di rendita, fare finta che vada tutto bene. E soprattutto non sono ammessi l'invidia e la frustrazione: il successo, i riflettori, la distanza, i soldi, le ambizioni personali, sono tutti elementi che possono mettere in discussione una relazione se questa non poggia su basi solide... e per basi solide si intendono la fiducia e l'unicità, la consapevolezza di non poter mai fare a meno dell'amore dell'altro.

Per questo La La Land è un film intelligente e riuscito, malgrado i difetti (evidenti) appena descritti:  a Chazelle va il merito di aver saputo ricorrere al genere più adatto per raccontare la Passione e il coraggio di aprirsi al mondo senza vergogna. Il musical è, per natura, un genere appassionato, assoluto, romantico, con i suoi clichè obbligati e una rappresentazione della vita senza sotterfugi e sfumature. E non a caso è uno dei generi fondanti della "vecchia" Hollywood, sempre pronto a reinventarsi e a rinascere dalle proprie ceneri, e potete star sicuri che ai prossimi Oscar Hollywood lo ricompenserà generosamente.

Poi, certo, c'è il fattore emotivo: a me La La Land non ha commosso, non ha fatto scendere lacrime, ma la sensibilità è diversa da persona a persona... e non faccio fatica a credere che per i ragazzi sia già un cult, proprio per il suo essere così appassionato e romantico, come lo siamo tutti da giovani. Forse è un po' troppo lungo, forse ha dei cali di tensione "fisiologici" per il genere stesso, tuttavia non si può non riconoscere al film l'indubbia capacità di coinvolgere il pubblico in maniera onesta e genuina, oltre al coraggio di un finale per nulla scontato e rassicurante. Un po' come la vita stessa.

30 commenti:

  1. Concordo sì e no. Perché con i musical di una volta ci sono cresciuto e i numeri musicali, soprattutto a livello tecnico (non tanto le coreografie, ma le simmetrie, le geometrie, i colori perfettamente abbinati) mi hanno impressionato molto. Omaggia, ma al contrario dell'ultimo dei Coen non è un pacco regalo con niente all'interno. Soprattutto, è quell'idea di cinema di un tempo - fabbrica dei sogni, arma di distrazione - che si è persa, o in questo momento, almeno, non c'è un titolo recente che mi venga in mente. E' una grande illusione. Non l'ho amato come un Moulin Rouge, visto e rivisto, però ha il mio corazòn e, anche se mi mancano un po' di film in lizza, so già per cosa tifare. Mi è dispiaciuto per il cinema pieno, perché quando la Stone canta Audition (chi come noi scrive solo per passione, senza niente in cambio, non può non sentirla in tutta le parti del corpo), mi sarei proprio commosso. :)

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    1. Chazelle si serve del genere per parlarci della vita, credo sia questo il principale pregio del film. A me, lo ripeto (ma è una mia personalissima ed opinabile considerazione) i numeri musicali non mi sono parsi così entusiasmanti, ma la forza della pellicola sta altrove, nelle emozioni e nelle riflessioni che ti suscita. Quelle sì, notevoli.

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  2. Non sei l'unico a non averlo amato, un critico del Times lo ha massacrato, ma che ridere però (dice che è razzista perché Sebastian suona il jazz ed è bianco, e si chiede come Mia possa permettersi una Toyota Prius con il suo miserabile stipendio da barista, ma LOL e ha colpevolizzato il regista di non aver lanciato la carriera di X o Y prendendo attori di Broadway - altro LOL, ma la scena iniziale da chi è stata fatta non si sa ahahah). Secondo me Chazelle usa il musical come pretesto ed è per questo che trovi i numeri musicali limitati, perché il suo film è dichiarazione d'amore verso il cinema, la Golden Era di Hollywood, il Jazz, insomma, l'amore in sé nel senso universale del termine. E per me i numeri musicali sono buoni, e almeno non hanno dovuto doppiare Emma Stone come fecero con Natalie Wood per West Side Stories (che per essere pignoli, omaggia Shakespeare e il suo Romeo e Giulietta rendendolo moderno ancor prima di Kenneth Branagh o Buz Lurmhann; e allora il creatore del Bardo dovrebbe ribaltarsi nella tomba perché stravolge la storia e per di più usa Americani/Latini invece che veronesi come Romeo e Giulietta, triplo Lol!!!) Per il resto, dispiace che non ti abbia rubato il cuore, spero almeno che tu abbia avuto un paio di ore in relax! ;-)

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    1. Secondo me non hai letto con attenzione... :D
      Guarda che io ho scritto le stesse cose che hai detto te, e la pensiamo allo stesso modo! Sono d'accordo: i numeri musicali non sono eccezionali proprio perchè Chazelle usa il genere come un pretesto ed esalta la componente umana (Mia e Sebastian sono due persone assolutamente "normali") ed i pregi del film stanno altrove, nella rappresentazione assoluta della Vita e dei rapporti umani (ho apprezzato tantissimo il finale, per nulla scontato). Il fatto che non mi abbia commosso non vuol dire che lo giudichi brutto, anzi (gli ho dato quattro stelle!) ho passato una bella serata davanti a un buon film. Anche se, a dire il vero, le due ore e otto minuti un pochino si fanno sentire, ma credo che per un musical sia abbastanza "fisiologico"...

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    2. Sto diventando analfabeta funzionale, tra un po' capisco meglio l'inglese che la mia lingua ahahahah! Neanche io ho pianto alla fine (ho fatto lacrimoni per Endless Poetry), ma invece non l'ho patito perché io il musical lo adoro!

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    3. Ti dico la verità, anche a me è venuto il sospetto di essere diventato un po' "arido" dentro, non essendomi commosso per un film dove invece (quasi) tutti hanno versato lacrime... mi sono detto: ma sono ancora capace di piangere al cinema? Ci ho pensato un millesimo di secondo, poi mi sono ricordato che a Venezia ho pianto come una fontana vedendo "Jackie" di Larraìn. E allora ecco la risposta: è sempre e comunque questione di sensibilità.

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  3. Concordo con la tua analisi. I numeri musicali non sono esaltanti ma lo è il film in sè, nella sua capacità di accendere il cuore dello spettatore, di condurlo in un mondo (fantastico) dove i sentimenti sono totalizzanti e assoluti, senza sfumature. E che giustamente si conclude con l'unico finale possibile.

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    1. A me, ti dirò, il finale ha sorpreso. Ed ha aggiunto molti meriti al film. Per il resto sono assolutamente d'accordo con te :)

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  4. Semplicemente meraviglioso! Mai banale, mai retorico, mai noioso, appassionante e avvolgente come solo i musical "veri" sanno esserlo! Lo so, non è un commento tanto "critico" ma per una volta voglio essere Alice nel paese delle meraviglie! ;) ;)

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    1. Non c'è bisogno di essere "critici" su questo blog, qui nessuno lo è! Sono contento che ti abbia "preso" così tanto, l'entusiasmo è la benzina che serve per farci amare il cinema!

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  5. Io sono rimasta più delusa di te! E, come sai, io adoro i musical! Forse la delusione, in parte, è dovuta al fatto che, in questo film, di musica c'è ne è tanta ma di musical davvero poco. Come dici tu la parte musical è davvero esile e banale, con numeri musicali di poco spessore. Quello che tu dici sui sentimenti e sul finale è sicuramente vero ma a me non è bastato. Io il film l'ho trovato davvero privo di qualsiasi interesse e non capisco neppure come abbia fatto ad essere così universalmente osannato. È evidente che Chazèlle, come già nel film precedente, volesse parlare di musica, di mezzo in particolare, ma allora perché confondere i piani inserendo dei numeri di musical che più classico non si potrebbe? Perché non tentare la strada (rischiosa -certo- ma assolutamente interessante) di fare un musical jazz? Sono proprio questi molteplici piani che, secondo me, non giovano al film ma lo appesantiscono inutilmente senza aggiungere significato.

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    1. Il perchè credo sia facilmente intuibile... perchè un musical jazz sarebbe stato ben più rischioso e inevitabilmente più elitario, e per l'industria hollywoodiana non andava bene. Però per me sei stata un po' troppo cattiva: dire che il film è privo di interesse è ingeneroso verso una pellicola che ha quantomeno il merito di mettere il pubblico di fronte alle vere scelte difficili della vita, con semplicità e passione. Non è poco: aldilà dei gusti personali, credo che "La La Land" diventerà un "cult" per i giovani e giovanissimi, che hanno voglia di storie romantiche e assolute, e oggi se ne vedono pochissime. Riguardo la parte strettamente tecnica, ovviamente sono d'accordo: le coreografie e le canzoni sono abbastanza banali e non certo memorabili... però credo, come ho scritto, che facesse parte del "piano" confezionato da Chazelle.

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  6. Di jazz in particolare (non di mezzo in particolare)...

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  7. Bello e coinvolgente. Un film finalmente per tutti, che tocca il cuore a grandi a piccini, universale. Mi è piaciuto tanto.
    Buona serata, un abbraccio.
    Mauro

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    1. Hai detto una cosa giustissima, Mauro: un film per tutti, per famiglie, per la gente "normale", capace di piacere a tutte le latitudini... sono meriti enormi, che troppo spesso la critica dimentica. Assolutamente d'accordo.

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  8. Visto stasera.
    Non voglio spoilerare il post, quindi rimanderò il confronto a quando ne scriverò. ;)

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  9. Mi trovo come sempre d'accordo con te, Soprattutto nella prima e nell'ultima parte del post, con le tue aspettative deluse, col gran clamore (ingiusto, perché toglie tutto lo stupore) che si fa per mesi intorno a un film...
    Pensa che io in parte ci sto ancora pensando e probabilmente andrò a rivederlo per cercare l'ulteriore chiave di lettura che mi manca!

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    1. Proprio così: già a Venezia non si parlava d'altro, e l'hype è andato crescendo esponenzialmente man mano che ci si avvicinava all'uscita... col risultato, evidente, di scontentare noi blogger che, con tutto il rispetto per il pubblico generalista, un po' più di abitudine al musical ce l'abbiamo.

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  10. Mi è piaciuto così tanto che non ho notato alcun difetto! Per me è stato un autentico incantesimo e considerando che di solito sono cinica e sdegnosa quando assisto (quasi mai) a musical e altre cose danzanti, potrei parlare di un miracolo.

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    1. Quando un film ci "prende" così tanto si passa sopra anche agli (eventuali) difetti... è così per tutti :)

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  11. tante cose si potrebbero dire, perchè i meriti sono variegati. Oltre all'uso di un genere a cui non siamo più abituati come dici tu, anche il fatto che questo racconto che ha composto racconta qualcosa di diverso un po' a tutti... almeno questo capto leggendo vari post ;)
    Io l'ho adorato.

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    1. Non sei l'unica ad averlo adorato... questo film ha un gradimento quasi "bulgaro"!

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  12. Molto interessante la tua riflessione sulla scelta di Chazelle di utilizzare la Stone e Gosling in quanto "non professionisti"... pensa che io, come un tacchino, mi faccio sempre trasportare da chiunque riesca a mettere in piedi due passi ed emettere due note, al punto che a me sono sembrati bravissimi!
    Comunque, ho avuto la stessa tua sensazione: bello, anzi bellissimo, però non mi ha folgorata.

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    1. Diciamo che... la loro bravura si può intendere come "naturalezza"! Però dal punto di vista strettamente tecnico-musicale, le coreografie non sono oggettivamente indimenticabili. Questo, ci mancherebbe, non significa che il film sia scadente

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  13. Questa tua recensione mi è piaciuta in particolar modo.
    Il film mi è piaciuto, quando è uscito il DVD l'ho comprato ed è ancora impacchettato, chissà.. adesso ho voglia di rivederlo, chissà se le emozioni saranno le stesse.
    Mi era piaciuta la storia ambientata in quel mondo, loro due che spesso fanno coppia mi piacciono, e il finale è stato interessante quanto realistico. Leggendo le frasi delle canzoni perdi molte coreografie, ricordo questo, così come sono certe che guardarlo in TV non renderà come sul grande schermo.
    Vedremo, in questo periodo sono un po' pigra, spero che si torni presto a una situazione di vita normale, perché inconsciamente mi sto abituando a questa chiusura e voglio ritrovare il mio spirito zingaresco.
    Adesso vado a leggere la recensione di Jackie perché mi ha colpito un tuo commento, non l'ho visto, so cosa pensi di Larrain e mi hai incuriosito.

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    1. Sì, temo anch'io che questo film sul piccolo schermo perda molto, infatti nemmeno io l'ho mai rivisto pur avendo in casa il dvd. Certe emozioni e certe sensazioni in una grande sala e in mezzo alla gente hanno sicuramente più peso (per non parlare ovviamente della qualità tecnica).

      Sono curioso del tuo parere su Jackie... ;)

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    2. Ciao amico mio, Jackie cercherò di reperirlo al più presto e ti faccio sapere.
      Poi ti parlerò di Dogtooth che ho visto, ma sto andando al lavoro, ora non riesco.

      PS: facciamoci un pensiero per Natale: fammi sapere quando guarderai A taxi driver, lo guarderò anch'io, poi ne parleremo, se ti va. Chiaramente quando sei comodo, non c'è problema, buon pomeriggio!

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  14. Due parole su Dogtooth: film terribile, dei tre suoi che ho visto questo è il più.....
    Non ho ancora ben capito se mi piace questo regista, sai? Le sue storie mi inquietano sempre ma in negativo, tra l'altro ci sono in questo davvero molte scene esplicite, non lo so, rimane lì.... è quello che il regista pensa, è quello che teme? O è quello che descrive ..in Grecia esistono fatti simili?
    Puoi evitare ai figli gioie e dolori ingabbiandoli? La loro repressione era lampante, anche un primitivo non resta in una caverna.
    In ogni film su ragazzi viene mostrata la loro curiosità, il fare soprattutto ciò che viene proibito, è vero che per loro oltre il cancello esiste solo il pericolo, ma possibile che non ti viene voglia di fare un'escursione, verificare, semplicemente disobbedire come farebbero dei ragazzi qualunque?
    D'altro lato capisco cosa voglia dire il lavaggio del cervello, essere sin da piccoli completamente condizionati, fa riflettere.... incredibile la scena del padre che esce con la macchina semplicemente per recuperare l'aeroplanino...
    Pazzesco il fatto che le cose più "pericolose" come un telefono diventino altro: mi passi il telefono per favore? E viene passato il sale.
    Alcune scene davvero forti, come quella del gatto: l'animale più pericoloso in assoluto! 😿

    Ciao, buona settimana!

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    1. Non penso che in Grecia siano mai accaduti fatti simili, almeno lo spero! Questi film sono figli del loro tempo: in quegli anni la Grecia affrontava una crisi economica spaventosa, il paese era in bancarotta e costretto a subire i ricatti della "troika" che imponeva misure lacrime e sangue alla popolazione stremata. Credo che "Dogtooth" sia soprattutto un'allegoria di questo, come "Alps" e "Kinetta", i film precedenti. Ad ogni modo è comprensibile che il cinema di Lanthimos sia disturbante e poco digeribile, credo sia esattamente quello che lui cercava. Il che non vuol dire, ci mancherebbe, che debba piacere per forza. Anzi...

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