regia: Matt Ross (Usa, 2016)
cast: Viggo Mortensen, Frank Langella, George McKay, Samantha Isler, Annalise Basso, Nicholas Hamilton, Shree Crooks, Charlie Shotwell, Trin Miller
sceneggiatura: Matt Ross
fotografia: Sthépane Fontaine
scenografia: Russell Barnes
montaggio: Joseph Krings
musica: Alex Somers
durata: 118 minuti
giudizio: ★★★☆☆
trama: Ben Cash vive con i suoi sei figli in mezzo alla foresta, lontano (per scelta) da ogni contatto con la civiltà, educando da solo i ragazzi e arrangiandosi con piccoli lavoretti. Quando però, un brutto giorno, viene a sapere che l'amata moglie Leslie (da tempo ricoverata in ospedale) si è suicidata a causa di un disturbo mentale, sarà inevitabilmente costretto tornare in città per le esequie.
Non è mai stato facile per nessuno raccontare al pubblico cosa significa essere genitori e le enormi responsabilità che ci si prendono. Ross prova a farlo costruendo un film emozionante e delicato, regalandoci un personalissimo spaccato di "vita moderna", tratteggiandoci la sua idea di società ideale e alternativa, mettendola a confronto (senza esaltarla) con quella attuale. L'intento del regista è chiaro: costringerci a guardarci dentro, interrogandoci su quanto siamo proni al consumismo e alle consuetudini più o meno imposte dalla modernità, magari riflettendo sul fatto che ogni azione, ogni decisione, ogni mutamento seppure piccolo di uno schema consolidato provoca delle conseguenze che non si possono ignorare.
Viggo Mortensen si supera in un ruolo che evidentemente sente molto "suo", quello di un uomo solo al mondo in un mondo che, pur non comprendendo, è comunque costretto ad accettare e farci i conti. Un uomo (e un padre) bravo nel rimettersi in discussione, riflettere sulle sue scelte, arrivare ai compromessi che la vita impone senza però rinunciare ai propri princìpi. Per questo ruolo ha già ricevuto la nomination (scontata) ai prossimi Golden Globe e, potete scommetterci fin da ora, riceverà anche quella per i prossimi Oscar (dove, incredibilmente, non è mai riuscito ad entrare malgrado una carriera ormai trentennale e tanti ottimi film interpretati, da La promessa dell'assassino, a The Road, A history of violence, A dangerous method, la trilogia de Il Signore degli Anelli...)
Tuttavia, malgrado la bravura del suo protagonista (e anche quella dei giovani attori che interpretano i suoi figli),la visione di Captain Fantastic ha il difetto, non secondario, di "tradire" almeno in parte proprio quel messaggio di diversità e indipendenza di cui vorrebbe farsi portatore. Il film è infatti molto convenzionale e "ruffiano", furbetto e ammiccante verso il pubblico, costruito ad arte ma anche estremamente prevedibile e piuttosto classico nella struttura, finendo così per rinnegare quello spirito anti-conformista che pretenderebbe invece di far suo. Intendiamoci: stiamo parlando di un buon film, capace di catturare lo spettatore e coinvolgerlo dall'inizio alla fine... solo che, innegabilmente, man mano che ci si avvicina all'epilogo lo spirito dissacrante e provocatorio della sceneggiatura si affievolisce, perlappunto, sino a un finale telefonato e abbastanza deludente. Questo sì, un peccato.
Bella recensione per un film che mi ispira moltissimo. Colgo l'occasione per farti i miei più sinceri auguri di Buon Natale.
RispondiEliminaUn abbraccio.
Mauro.
Grazie mille, Mauro! Ovviamente ricambio con gioia: buon Natale (anche se ormai è quasi finito :) )
EliminaPurtroppo da me non l'hanno dato... PEccato
RispondiEliminaPurtroppo la distribuzione è sempre un problema per certi tipi di film. Lo hanno distribuito solo nelle città... ti capisco!
EliminaPensa che invece io l'ho trovato molto di pancia e sincero.
RispondiEliminaUno dei pochi casi dell'anno in cui non ci siamo trovati d'accordo.
Auguri! :)
Può succedere... :)
EliminaAuguri anche a te, caro Ford!
Sono combattuta, adesso! Tutti superconvinti e poi piombo qui e ridimensiono la scimmia:)
RispondiEliminaNon ho detto che è un brutto film, tutt'altro... come ho scritto, è un film capacissimo di coinvolgere il pubblico e che ti fa stare incollato allo schermo dalla prima all'ultima scena. Solo che, a mio giudizio, lo fa in modo abbastanza ruffiano e convenzionale, che è esattamente l'opposto di ciò che vorrebbe rappresentare...
EliminaSono più d'accordo con te che con chi lo ha eletto a capolavoro! Però nel suo genere non è facile arrivare a certi risultati, qui non scadiamo nel banale o cliché e nemmeno troppo nell'assurdo. Già non era facile ottenere ciò ;)
RispondiEliminaAssolutamente d'accordo. Non è un capolavoro ma un titolo da tenere comunque d'occhio, fosse solo per ammirare un "mostro" di recitazione come Mortensen. Tre stelle non sono affatto una bocciatura!
EliminaTre stelline e mezzo, dai!
RispondiEliminaIo l'ho adorato nella sua improbabile storia.
Ho adorato quei mocciosi saccenti, quel padre un po' oltre...che dire, la prima volta che l'ho visto quando lascia i figli al cognato e torna solo ho anche lacrimato😧. Si, forse un po' prevedibile il finale ma caruccio.