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regia: Marco Bellocchio (Italia, 2016)
cast: Valerio Mastandrea, Berenice Bejo, Guido Caprino, Barbara Ronchi, Fabrizio Gifuni, Miriam Leone, Roberto Herlitzka
sceneggiatura: Valia Santella, Edoardo Albinati, Marco Bellocchio
fotografia: Daniele Ciprì
scenografia: Marco Dentici, Lily Pungitore
montaggio: Francesca Calvelli
musica: Carlo Crivelli
durata: 135 minuti
giudizio: ★★★★☆
trama: La mattina del 31 dicembre 1969 il piccolo Massimo perde improvvisamente la mamma, morta in circostanze poco chiare. Vent'anni dopo, ormai adulto e apprezzato giornalista, Massimo si ritrova a dover vendere l'appartamento dei genitori: sarà il momento per affrontare la difficile resa dei conti con il passato, i suoi traumi infantili e un segreto tenutogli nascosto per decenni...
dico la mia: C'è una madre che balla con il proprio bambino. C'è una casa ordinata, pulita, accogliente. C'è la radio che strimpella note, il sole che filtra dalle grandi finestre, il piccolo che fa i compiti in cucina. Un quadretto idilliaco di una borghesia antica, in apparenza irreprensibile, eppure ci accorgiamo subito che qualcosa scricchiola, che un brutto presentimento si fa strada nella gioiosa quiete domestica: la donna si ferma improvvisamente, esita, pare spaventata, e l'idillio va subito in frantumi. Il bimbo però non ci fa caso, e nella sua ultima notte prima di diventare orfano riceverà ancora l'augurio più bello: "fai bei sogni". Parole dolcissime, che però di lì a poche ore si trasformeranno in un incubo che lo costringerà a sognare ad occhi aperti per sempre. O almeno fino a quando, in una drammatica notte da adulto, in mezzo a scatoloni e scartoffie, conoscerà finalmente la verità...
Siamo nel 1969 e il piccolo Massimo ha appena dieci anni quando sua mamma muore. Un "infarto fulminante" gli dicono, ma una mamma non può morire così, senza avvertire... Massimo non ci crede e non se ne fa una ragione, neppure da grande quando, ormai giornalista affermato, viene spedito prima negli stadi e poi in piena guerra dei Balcani: vedrà ogni tipo di orrore, eppure la sua ossessione saranno sempre i corpi morti di donne, gli stessi che nelle sue fantasie infantili vedeva in televisione cadere per mano di Belfagor, lo sceneggiato che piaceva tanto alla madre (e che provvedeva a coprirgli gli occhi nelle scene più cruente). Cresciuto senza la mamma, e con un padre alienato e indurito dagli eventi, Massimo si ritrova a vivere in un mondo tutto suo e del tutto innaturale, dove non riuscirà mai ad accettarsi. Almeno fino all'incontro con Elisa, una specie di angelo custode materializzatosi al momento giusto, che riuscirà a sciogliere un incantesimo che durava ormai da troppo tempo.
Marco Bellocchio costruisce un film che solo in apparenza è molto fedele al romanzo best-seller (e autobiografico) di Gramellini, seppur destrutturandolo in un continuo andirivieni di salti temporali. Ma la trama del libro in realtà è solo lo strumento per esplicitare i temi da sempre cari al regista piacentino: primi fra tutti, la ricerca della propria identità e i sentimenti repressi (occhio alle date: la vicenda si svolge nel 1969, vale a dire più o meno nello stesso periodo del suo esordio con I pugni in tasca. E anche lì, guardacaso, c'era una madre che moriva e un dolore che non riusciva a venir fuori) E, ancora, il rapporto con l'altro sesso e l'onnipresente critica alla religione e alla fede (Massimo viene "aiutato" - per modo di dire - da un prete ad elaborare il lutto, e più tardi sempre un prete - questa volta nel ruolo di insegnante - lo inviterà a rassegnarsi alla perdita e a piangere la madre). Del resto fin dai titoli di testa viene messo in chiaro che il film è "liberamente" ispirato al romanzo: ergo, i fan di Gramellini si tengano alla larga...
E poi, come in tutti i film di Bellocchio, anche raccontando una vicenda così intima e privata non poteva mancare la visione d'insieme, politica e critica, verso la società: Fai bei sogni è un viaggio attraverso trent'anni di storia e malcostume italiano, raccontati attraverso lo sguardo vergine di un protagonista indifferente a ciò che gli accade intorno. Assistiamo così al passaggio dall'Italietta ingenua e gaudente degli anni '60 (dove i bambini andavano allo stadio mano nella mano con i genitori e la sera le famiglie si riunivano davanti alla tv, ascoltando Canzonissima con la Carrà) fino all'epoca buia di Tangentopoli e del malaffare, tra imprenditori senza scrupoli (ottimo il cameo del mefistofelico Fabrizio Gifuni) e il cinismo conclamato dei media (il direttore de La Stampa che liquida come "lacrimevole e furbetta" la risposta, sincera, di Massimo a un lettore anch'esso orfano di madre, e che lo renderà famoso).
Malgrado qualche appena percettibile sconfinamento nella retorica (soprattutto nelle scene di guerra), Fai bei sogni è forse il miglior Bellocchio dell'ultimo decennio (un gran bel decennio). E' un film emozionante, commovente, che non teme mai di cadere nella retorica: e di retorica proprio non ce n'è nell'interpretazione misurata del bravissimo Valerio Mastandrea, della dolcissima Berenice Bejo, di un gruppo di attori collaudati e perfettamente calati nei loro ruoli, che conferiscono al film un'autenticità e un equilibrio estremamente difficili da trovare in una storia del genere. E che toccherà soprattutto le corde di coloro che, nella vita, si sono illusi di poter sfuggire a un dramma semplicemente fingendo che questo non fosse mai avvenuto...
Ho letto il romanzo quest'anno, e l'ho trovato molto addolcito e aneddotico, ma vicino a me per tante cose. Il film, che immagino piuttosto diverso (anche in meglio), non vedo l'ora di vederlo. Mastandrea è tra i miei preferiti; meno Bellocchio, che magari questa volta farà breccia. :)
RispondiEliminaSai, non c'è un meglio o un peggio: ritengo, da sempre, che cinema e letteratura siano arti distinte e diverse, inconfrontabili sia per fruizione che per tecnica. Ti posso dire che ho trovato molto faticoso il libro di Gramellini (per quanto non orrendo come dicono in molti), mentre Bellocchio ne ha tratto un signor film. Che però, a mio giudizio, ne riprende solo lo scheletro: nonostante sia un film "su commissione" direi che le "ossessioni" bellocchiane ci sono tutte.
EliminaNon vedo un film di Bellocchio al cinema da Bella addormentata e Sangue del mio sangue ce l'ho in lista da un secolo, ma mi lo troverei solo in streaming. Mi manca questo bel cinema italiano, e da come ne parli sembra un bel film!
RispondiEliminaIo adoro Bellocchio, da sempre. Per me, insieme a un altro "grande vecchio" come Ermanno Olmi è il cineasta più completo ed espressivo del nostro cinema. I suoi film sono sempre intrisi di innumerevoli aspetti, tanto che quasi mai una sola visione è sufficiente per decifrarli tutti. A 77 anni Bellocchio è (ancora) il regista più innovativo e sperimentatore del cinema italiano.
EliminaMa mi lo troverei è bellissimo. Posso dare la colpa al raffreddore? XD
EliminaComunque concordo, i 'vecchi' leoni ruggiscono ancora, e con forza anche!
Se vedi "Sangue del mio sangue" (ma senza aver letto prima la mia recensione :D ) ti capiterà di ascoltare delle note che di sicuro conosci ma non ricordi dove le hai sentite... poi alla fine, pensandoci, le riconoscerai e non potrai fare a meno di ammettere che solo Bellocchio poteva fare una cosa del genere! Non dico altro :D
EliminaFilm potentissimo e toccante, molto più "classico" rispetto a Sangue del mio Sangue e più orientato verso il pubblico. Certo la mano (per me pessima) di Gramellini si fa sentire ma indubbiamente è un film bellocchiano al 100%
RispondiEliminaE' un film su commissione, che Bellocchio ha accettato di girare. Indubbiamente legato al romanzo, ma come ripeto i temi "bellocchiani" ci sono davvero tutti.
EliminaUn notevole passo avanti rispetto all'orrendo "Sangue del mio sangue", di sicuro il miglior Bellocchio del decennio (che però per me è stato tutt'altro che splendente). Qui se non altro c'è passione, intensità, calore. Anche se, certo, il soggetto di Gramellini non aiuta
RispondiEliminaCome sai, non concordo affatto su "Sangue del mio sangue" (che a me era piaciuto, seppur con qualche riserva. Ma queste riserve sono tutte dovute alle sperimentazioni - più o meno riuscite - usate da Bellocchio. E trovare un regista che "sperimenta" a 77 anni non è certo scontato... anzi). Questo indubbiamente coinvolge ed emoziona di più (merito o demerito di Gramellini, a seconda dei punti di vista) ma è comunque puro Bellocchio. Il suo stile lo riconosci tra mille.
Eliminaanche a me "Sangue del mio sangue" non era dispiaciuto, un po' personale, questo sì.
RispondiEliminacurioso che Marco Bellocchio faccia recitare sempre il figlio, almeno da qualche anno.
ma ha solo piccole parti e non può contribuire troppo, nel bene o nel male, al risultato finale.
invece Roberto Herlitzka, anche solo per cinque minuti, rende qualsiasi film migliore che senza di lui.
Herlitzka è un gigante, un grande attore di teatro prestato al cinema, spesso centellinato in piccoli ruoli, eppure sempre fantastico: è proprio vero il motto hollywoodiano "non esistono piccole parti ma solo piccoli attori"...
EliminaPiergiorgio Bellocchio da diversi anni compare nei film del padre, però solo una volta ha avuto un ruolo da protagonista, in "Bella Addormentata", e devo dire che non mi era affatto dispiaciuto. Invece le sue partecipazioni in "Sorelle Mai" e "Sangue del mio sangue" sono poco più che "camei"... ritengo sia un fatto affettivo: ha ormai 42 anni, non penso che cerchi visibilità. E del resto Bellocchio-padre ama circondarsi sempre delle stesse persone nei suoi film (vedi, appunto, Herlitzka)
Bello. Un film di un regista laico che si approccia al lutto secondo il suo punto di vista. Non era facile. Eppoi, caro Sauro, ma lo vogliamo dire che Mastandrea è sempre più bravo???? :D
RispondiEliminaE diciamolo!! :D
EliminaScherzi a parte, non ho difficoltà a ricredermi su Mastandrea: ammetto che da giovane non mi piaceva, lo consideravo raccomandato, antipatico e un po' "burino". Ma poi si cresce, e lui è diventato a tutti gli effetti un bravissimo attore, umile e schivo, proprio il contrario di come lo immaginavo. Chapeau.
Sicuramente meglio rispetto a Sangue del mio Sangue (ci voleva poco), ma il Bellocchio dei tempi migliori è sepolto da un pezzo
RispondiEliminaTutti i grandi registi (a parte Kubrick, forse) hanno avuto un periodo di "meravigliosa cratività", cui hanno fatto seguito anni di pellicole magari non ugualmente geniali ma dignitosissime. A me, lo ripeto, Bellocchio piace tutto, ma non ho problemi a dire che questo è il suo miglior film dai tempi di "Vincere"
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