(id.)
regia: Ewan McGregor (Usa, 2016)
cast: Ewan McGregor, Jennifer Connelly, Dakota Fanning
sceneggiatura: John Romano
fotografia: Martin Ruhe
scenografia: Daniel B. Clancy
montaggio: Melissa Kent
musica: Alexandre Desplat
durata: 126 minuti
giudizio: ★★★☆☆
trama: Stati Uniti, fine anni '60. Quando l'adolescente Merry Levov, sobillata dai movimenti giovanili di protesta dell'epoca, fa saltare in aria una stazione di servizio, il "mondo perfetto" del padre Seymour, americano modello, si disintegra in un attimo: la figlia ribelle fugge di casa, la bella moglie cade in depressione, il vicinato e i clienti gli voltano le spalle. E' la fine del Sogno Americano.
dico la mia: Non ho (ancora) letto il celebre romanzo omonimo di Philip Roth da cui è tratto il film, e non me ne dispiace. Anzi. L'ho detto e scritto tante volte: letteratura e cinema sono due mondi diversi, spesso distanti, e fare confronti tra libro e film è sempre sbagliato, soprattutto quando, come in questo caso, lo spunto letterario di partenza è una delle opere più importanti e famose della narrativa americana contemporanea. Bisogna dare atto a Ewan McGregor di aver avuto grande coraggio a debuttare dietro la macchina da presa con una zavorra di questo tipo, certo ben consapevole delle critiche che gli sarebbero piovute addosso per aver "osato" portare sullo schermo un romanzo, a detta di tutta Hollywood, praticamente impossibile da trasporre in immagini. Risultato? Tutta la stampa specializzata ha puntualmente stroncato il film, ma (a sorpresa) l'unico ad essere rimasto soddisfatto è stato proprio lo stesso Roth, che lo ha definito come "l'unica versione cinematografica all'altezza di un suo romanzo..."
La verità, probabilmente, sta nel mezzo. Anche senza aver letto il libro, infatti, si capisce subito quale sia il grande limite della pellicola: McGregor, inesperto esordiente, ha asciugato al massimo la storia limitandosi a raccontare gli accadimenti del romanzo senza metterci troppo di suo. Il film scorre via bene, senza tempi morti e senza cadere nella trappola dell'enfasi, oltretutto con grande eleganza formale (anche se va detto che per un film hollywoodiano la "confezione" è, ovviamente, il minimo sindacale). Ma è evidente che al regista mancano ancora l'autorevolezza, l'esperienza, lo spessore artistico necessario per conferire all'opera la necessaria autorialità o, meglio, la potenza e l'ineluttabilità del testo letterario.
Se infatti il romanzo di Roth è, inevitabilmente, la dura presa di coscienza della fine del Sogno Americano, nel film questa sensazione si ha solo a sprazzi... ci si lascia prendere (e anche appassionare) dalla terribile storia raccontata, ma più come dramma umano e personale del protagonista piuttosto che soffermarsi sullo sguardo d'insieme. Certo, risulta chiaro che la parabola autodistruttiva della figlia Merry porterà alla disintegrazione dei rapporti interpersonali e della fragile parvenza di perfezione di una delle più tipiche famiglie wasp americane del periodo (la balbuzie di Merry suona come primo campanello d'allarme), ma non si ha mai davvero la percezione di un dramma totale, della fine di un'epoca. Insomma, se provate a rivedervi Il Grande Gatsby di Baz Luhrmann capirete che siamo proprio su ben altri livelli...
Le note positive arrivano invece dalle buone prestazioni degli attori: Ewan McGregor ha l'umiltà e il carattere giusto per non "fagocitare" il film togliendo spazio alla storia. La sua interpretazione è sofferta, rigorosa, mai sopra le righe, molto credibile. La figura di un padre disperato ma attaccato alla famiglia, sconvolto ma determinato a rimetterla insieme, è finora una delle migliori della stagione. Jennifer Connelly, poi, è di una bellezza davvero straordinaria, ed è forse una delle donne più belle del mondo: la sua presenza scenica è impressionante, anche in un ruolo difficile come quello di una moglie (e madre) psicologicamente instabile, incapace di accettare la spirale di disgrazie che si abbattono sulla propria famiglia. Bravissima, forse la più brava di tutte, anche la giovane Dakota Fanning, che ci regala una Merry tormentata e sconvolta, che da brava liceale si trasformerà in un personaggio fragile e autolesionista, incapace di gestire la sua vita (anche se la versione cinematografica le riserverà un finale un pochino più "aperto" rispetto al libro).
C'è da chiedersi, infine, il motivo per cui la distribuzione italiana ha deciso di lasciare invariato il titolo originale, pur in presenza di un film doppiato e tratto da un libro famosissimo, nonchè tradotto in italiano da quasi vent'anni. Ma questo, lo sapete bene, è un'enigma impossibile da decifrare...
La Connelly ha fatto un patto col Diavolo. Sempre più bella, mamma mia.
RispondiEliminaIn quanto al film, che avrei voluto vedere prestissimo tra interpreti e confezione, mi toccherà aspettare un po', ma sono felice di sapere che non è il disastro annunciato da molti (sicuramente, persi negli inutili ma inevitabili paragoni con Roth). Nell'attesa, visto che la tesi procede meglio del previsto e c'è spazio anche per letture più impegnate, potrei recuperare il romanzo(ne), che mi ha sempre molto intimorito. :)
Sì, anch'io ho deciso di leggere il romanzo. Ma non tanto per fare confronti quanto per colmare una lacuna... sono d'accordo con te: i confronti tra libro e film hanno poco senso, si tratta di due forme d'arte completamente diverse che meritano ciascuna la sua trattazione.
EliminaE' uno dei miei romanzi del cuore e confesso che vederlo ridotto (male) in un film mi fa un po' paura. Ti consiglio vivamente di leggerlo, è una pietra miliare della letteratura contemporanea.
RispondiEliminaCome ho scritto sopra... colmerò presto questa lacuna!
EliminaÈ stato un esordio comunque positivo, bisognerà vedere se in futuro ci metterà un po' più di carattere che effettivamente non guasterebbe.
RispondiEliminaEsatto. Infatti in questa trasposizione è proprio il carattere che manca: è un discreto "compitino", svolto con diligenza, ma non graffia. Ma è un'opera prima: diciamo che per adesso ci si può accontentare :)
EliminaA me piace vedere prima il film e poi leggere il libro. Perché quando accade il contrario, nella mia mente si è già creato 'un film' (tipo quando avevo letto L'uomo che sussurrava ai cavalli immaginavo Natalie Portman nel ruolo della protagonista al posto della Johannson) e finisco il più delle volte a essere delusa (discorso a parte per Il diavolo veste Prada, il libro è una porcheria e il film è delizioso e L'età dell'innocenza, dove puoi prima leggere il libro e poi vedere il film che è talmente fedele da capire quando finisce la prima parte e quando inizia la seconda parte del romanzo, ma Scorsese è Scorsese non fa testo!). E poi mi piace fare un confronto su cosa manca o cosa viene cambiato anche solo i personaggi (tipo in Wonder Boys la protagonista femminile è bionda e indossa stivali rossi, nella versione cinematografica è slavata e i panni li indossa la brunetta insipida chiamata Katie Holmes, oppure come in Revolutionary Road dove Sam Mendes prende il cuore della storia incentrandosi sulla crisi matrimoniale dei protagonisti lasciando il resto in secondo piano, flashback inclusi, pur rimanendone fedele). Questo film mi fa venire sentimenti contrastanti tra la tua recensione e quella del Bollalmanacco... Comunque mi affascina e non penso che McGregor smani a diventare autore (poi magari mi sbaglio), altrimenti non avrebbe esordito con una trasposizione di un libro, ma aspiri a fare una nuova esperienza, a meno che continui parlando di altre disgregazioni familiari e sociali, allora sì che punterà allo status di autore...
RispondiEliminaQua la mano, compagna! ;) anch'io preferisco di gran lunga vedere prima il film e poi leggere il libro, per lo stesso motivo che hai scritto te: mi piace scorrere le pagine con già in mente i personaggi visti nel film, li "visualizzo" meglio... per me ormai, per dire, Montalbano non può avere altro volto che quello di Zingaretti, anche se nei libri porta i baffi ed è più vecchio di dieci anni! Quindi ti capisco benissimo :)
EliminaTornando al film, ho letto anch'io la recensione di Erica e non mi pare che siamo così distanti: direi che entrambi abbiamo sottolineato il fatto che la versione di McGregor manca di spessore, non ha quell'afflato "epico" che ha reso celebre il romanzo. E, certo, sarebbe interessante sapere perchè per il suo debutto abbia scelto proprio questo film...
Poi, quando l'avrai visto, fammi sapere che ne pensi!
High five! Sto iniziando The Commitments, e avevo visto il flm tipo 15 anni fa, quindi le mie abitudini non sono cambiate! :-p Tu sembri più indulgente e giustifichi la mancanza di esperienza registica di McGregor, la sua mi sembra molto meno e non nasconde le sue perplessità e lo ritiene alla fine superficiale. Però mi sa che a furia di leggere in inglese sono incapace di comprendere un testo in italiano aahahaah (e sto cominciando a sbagliare pure le preposizioni quando scrivo, yay!) ahahaha! Se riuscirò a vederlo (esce a breve fose settimana prossima), ti farò sapere se sarò delusa o meno!
EliminaVero, io forse sono stato un pochino più buono (come giudizio) rispetto a Erica, però alla fine abbiamo scritto più o meno le stesse cose. Ma tu non farti condizionare troppo dai "colleghi" blogger... vai a vederlo (se vuoi) e poi magari ne parliamo :)
EliminaTrasposizione piatta e senza mordente, praticamente inutile. Se uno non ha letto il libro non capisce nulla di quello che si vede sullo schermo.
RispondiEliminaSei stato un po' troppo cattivo per i miei gusti... io non ho letto il libro ma il film mi è parso tutt'altro che incomprensibile, anzi! Se proprio volessi riassumere tutti i difetti del film in una sola parola direi che è fin troppo esplicativo! Quasi scolastico, direi. Il che, come giustamente dici, fa scivolare la pellicola verso la piattezza.
EliminaHo letto il libro, e in effetti la storia è molto più "universale", è vero. Però mi chiedo una cosa, da profano: e se McGregor avesse voluto fare davvero un film più umano e personale? Se avesse voluto farci concentrare sul dramma familiare del protagonsta?
RispondiEliminaCosì, solo come possibile spunto di discussione.
Buona serata.
Mauro
Spunto molto interessante, Mauro. Sul serio. Però io, onestamente, non credo che la cosa sia voluta... non lo credo per il semplice fatto che, lo ripeto, il film è davvero scolastico e piatto. Sembra proprio un "compitino" assolto con diligenza ma non scava mai nel profondo e non arriva mai del tutto allo spettatore. Insomma, sarei d'accordo con la tua ipotesi se la pellicola si concentrasse davvero sui personaggi in modo approfondito, invece il tono è monocorde dall'inizio alla fine... secondo me, ribadisco, è un evidente peccato di gioventù.
EliminaNon ho visto il film, ma il romanzo l'ho letto (Roth è l'Onnipotente per me da allora) e continuo a chiedermi come sia saltato in mente al buon McGregor di farne un film. Operazione assolutamente folle, soggetta ad una riduzione di potenza inevitabile, certa.
RispondiEliminaVoglio vederlo per farmi un'opinione tutta mia, ma con tutta la buona volontà di questo mondo di non fare paragoni (hai ragione, è sbagliato farli), Pastorale americana non credo possa mai staccarsi dalla carta e farsi altro con la stessa violenza.
La tua opinione è quella largamente più diffusa tra i critici e anche tra gli addetti ai lavori. In effetti, finora mai nessuno aveva "osato" provare a trasporre sullo schermo il libro, malgrado la fama planetaria di cui ha goduto fin da subito. Tutti concordi sul fatto che fosse una storia praticamente impossibile da raccontare in immagini senza depotenziarla... Ewan McGregor ci ha provato (forse la "follia" dei principianti, chissà ;) ) e il risultato è stato quello che è stato. Lascio a te il giudizio non appena lo avrai visto.
EliminaIo, che non ho ancora letto il romanzo, posso dirti che mi è sembrata una versione molto scolastica, piuttosto piatta, dove non evince proprio quella forza "dirompente" che ha reso famoso il testo letterario. Però, magari, forse in mano a un altro regista più esperto e più "ispirato" il risultato avrebbe potuto essere diverso... chi può dirlo?
Fammi sapere poi che ne pensi!
ottimo film, ne ho parlato oggi da me ^^
RispondiElimina"ottimo" è un po' esagerato... diciamo "guardabile" ! :)
Elimina