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regia: Pablo Larraìn (Cile, 2016)
cast: Gael Garcìa Bernal, Luis Gnecco, Mercedes Moràn, Alfredo Castro
sceneggiatura: Guillermo Calderòn
fotografia: Sergio Armstrong
scenografia: Estefania Larraìn
montaggio: Hervè Schneid
musica: Federico Jusid
durata: 106 minuti
giudizio: ★★★★★
trama: Cile, 1948. Il governo di Gabriel Gonzalez Videla, eletto anche con i voti della sinistra, sceglie di abbracciare la politica americana e mette al bando il comunismo attraverso una dura repressione. Il senatore Pablo Neruda, poeta, scrittore e massimo esponente culturale del paese, avversa con forza questa decisione diventando il nemico numero uno del regime. Braccato dalla polizia militare, sarà costretto a tentare un'avventurosa fuga all'estero...
dico la mia: Una cameriera povera e malmessa si avvicina al grande poeta Pablo Neruda (Luis Gnecco), e la sua domanda è affilata come un rasoio: "Signor Neruda, quando il comunismo andrà al potere e diventeremo tutti uguali, saremo uguali a lei o uguali a me?" Basterebbero queste due righe per capire la portata di un Autore come Pablo Larraìn (esagero se dico che è il miglior giovane regista vivente?), capace in dieci parole di metterci di fronte al grande dilemma della Storia: sono più importanti gli ideali o la politica? Si può essere davvero capaci di comprendere il popolo e i suoi bisogni standosene seduti sugli scranni del Potere? E, ancora, la poesia, o l'Arte in generale, possono davvero rovesciare i regimi e contribuire al benessere di chi è povero? Larraìn è figlio di due politici, entrambi ultra-conservatori, e conosce bene il contesto in cui si muove: per questo Neruda è, ancora una volta, un film-manifesto sulle enormi contraddizioni di una terra complicata e democraticamente giovane come il Cile...
Il sesto (e ultimo) film di Larraìn sulla storia del proprio paese diventa così una specie di trattato definitivo sulla Libertà e sul Potere, che sfrutta la figura del suo Artista più grande per costruire un'opera tanto affascinante quanto spietata sulla forza della Parola e della narrazione: lo fa attraverso un biopic che in realtà è un falso biopic, un ritratto libero e grottesco di un personaggio famoso capace, attraverso l'Arte, di irretire lo spettatore e dimostrargli quanto possa essere potente la fascinazione della Cultura e del Racconto, e quanto questa possa far male al pari, e forse più, degli eserciti dei dittatori. Come dice lo stesso Larraìn. Neruda è soprattutto un film "nerudiano", ovvero fantasioso nello sviluppo ma assolutamente autentico nei contenuti, perfetto nel mettere in scena una vicenda emblematica sul difficile rapporto tra Politica e Libertà, idealismo e pragmatismo.
Così, la figura di Oscar Peluchonneau (un formidabile Gael Garcia Bernal, sempre più bravo), una specie di Capitano Achab che insegue, senza speranze, l'inafferrabile poeta in fuga, rappresenta per Larraìn la coscienza sporca del regime di Videla: Peluchonneau è un eroe tragico che percorre caparbiamente una strada sbagliata pensando di essere nel giusto, senza rendersi conto che, in realtà, vive di luce riflessa rispetto a Neruda, la sua nemesi, e sopravvive soltanto grazie a lui... è la dimostrazione di come tutti i regìmi possono crollare di fronte alla Cultura e alla Consapevolezza: Peluchonneau muore quando Neruda è ormai imprendibile oltre il confine cileno, in una sequenza di incomparabile bellezza artistica e visiva (che ricorda tanto i paesaggi nevosi di Revenant di Inarritu). Muore perchè sa di essere un'invenzione del Poeta, un ectoplasma che, un po' come la moglie di Kris Kelvin in Solaris, può esistere solo grazie alla sua penna. e non può uscire dalle gabbie della Storia.
Neruda è, finora, il film più bello e complesso di Larraìn: lo è per la particolarità del soggetto, che ci mostra un protagonista molto più "politico" che poeta, per le ragioni che ho esposto prima (l'incipit del film, girato nei gabinetti del Parlamento, dove al linguaggio aulico della politica si contrappone quello greve - e maledettamente più sincero - dei deputati che si prendono a male parole davanti agli orinatoi, è geniale per immediatezza e ironia)
Ma lo è anche stilisticamente, per l'incredibile varietà di ambientazioni e generi che affronta: dal noir al poliziesco, dal biopic al melò, fino alla già citata parte finale stile western. E' il suo ultimo film cileno, e la voglia di farlo apparire definitivo traspare eccome: dalla prossima volta ci sarà un viaggio in America, l'altra America, quella a stelle e strisce, e comincerà un nuovo percorso. Ma questa è un'altra storia...
Onestamente non mi ispirava, ma la tua è la seconda recensione adorante che leggo... bisogna che provveda :)
RispondiEliminaE' un gran film. Finora il più bello dell'anno, per distacco... corri a vederlo!
EliminaBellissima recensione, complimenti vivissimi. Larraìn dimostra film dopo film una maturità artistica sorprendente. E' indubbiamente uno dei migliori registi contemporanei.
RispondiEliminaE' la bellezza del film a far sembrare bella la mia recensione! :)
EliminaScherzi a parte, indubbiamente Larraìn ha raggiunto un livello stilistico e contenutistico da rasentare la perfezione. E non hai ancora visto "Jackie" !!
Dal modo in cui ne parli si capisce che ti ha proprio "preso". Non sono un'amante sfegatata dei biopic ma mi sembra di capire che questo è molto particolare...
RispondiEliminaQuesto non è un biopic. O almeno non lo è in senso stretto... come ho scritto sopra è, per dirla con le parole dell'autore, un film "nerudiano" più che un film su Neruda... è un viaggio talvolta onirico talvolte reale nelle viscere di un paese intero. E' bellissimo, fidati.
EliminaDalle mie parti nemmeno l'ombra, mi accontento della tua recensione.
RispondiEliminaUn abbraccio!
Mauro
Grazie Mauro. Eh, anch'io ho fatto un bel po' di chilometri... sfidando il diluvio e la viabilità fiorentina. Ma ne è valsa davvero la pena!
EliminaL'ho visto ieri, ne ho scritto oggi e pubblico domani.
RispondiEliminaFilm con una regia veramente superba!
Da non perdere... L'unica pecca, se proprio uno vuole trovargli qualcosa, è proprio la commistione tra i generi, in alcuni passaggi, secondo me, troppo repentina. Per il resto, bella recensione. ;)
Sì, dal punto di vista strettamente registico Larraìn è insuperabile. Il resto dipende dal gusto personale, a me i cambi di genere non hanno affatto disturbato anzi... però capisco cosa vuoi dire. A questo punto aspetto di leggere la tua recensione così poi ne parliamo meglio :)
EliminaDa me purtroppo non è arrivato. Spero di recuperarlo prossimamente...
RispondiEliminaTi assicuro che ne vale la pena!
EliminaPiù bella la tua recensione del film, no, scherzo, vedi di Larrain ho visto anche questo. Ricordo del mio desiderio di poterlo vedere e della delusione provata. Chissà se oggi avrei più strumenti per capirlo, all'epoca l'ho trovato abbastanza complesso e noioso. Film certamente di non facile lettura.
RispondiEliminaIn effetti non è un film di facile lettura, come quasi tutti quelli di Larraìn (ad eccezione, forse, di "NO, i giorni dell'arcobaleno). Capisco che possa restare ostico ad una prima visione. Ma i film di Larraìn sono un po' come il vino, "sedimentano" lentamente ma poi arrivano eccome...
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