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di Matteo Rovere (Italia, 2016)
con Stefano Accorsi, Matilda De Angelis, Paolo Graziosi, Roberta Mattei, Giulio Pugnaghi
durata: 119 minuti
★★★★☆
E' un momento d'oro per il cinema italiano di genere, con buona pace di chi ne dichiara la morte un giorno sì e l'altro pure e dei francesi che non ci vogliono a Cannes... nell'anno di Suburra e, soprattutto, di Lo chiamavano Jeeg Robot (ormai già cult assoluto e in procinto di tornare in sala), Veloce come il vento di Matteo Rovere arriva a chiudere degnamente un trittico di pellicole belle e appassionanti, certo non prive di difetti ma intrise di quella genuinità e onestà di fondo in grado di farti riconciliare con un cinema lontano dalle pretese autoriali e capace di far "innamorare" quel pubblico medio e non strettamente cinefilo che aspetta a gloria prodotti come questo, che sanno divertire e coinvolgere con intelligenza.
Siamo in Emilia-Romagna, da sempre terra di motori e cuori da corsa (dalla Ferrari a Valentino Rossi), dove la giovane pilotessa Giulia De Martino deve vincere a tutti i costi il campionato GT per non farsi confiscare la casa e finire in un orfanotrofio, in seguito alla morte improvvisa del padre che le ha lasciato in "eredità" una montagna di debiti e il fratellino minore da badare. A darle una mano ci proverà il fratello maggiore Loris, tossico e mezzo matto, ex pilota dal passato glorioso e dal presente difficile ma con un cuore grande così... certo ben più grande di quello dei cinici assistenti sociali che, con pilatesca miopia, cercano di strappargli la tutela dei due ragazzi per affidarli a famiglie benestanti ma poco rispettose del loro dramma privato.
Non pensate però, neppure per un momento, di trovarvi davanti a un film come Rush di Ron Howard, e nemmeno a un nuovo Fast and Furious: per storia, tematiche, taglio e budget a disposizione siamo (per fortuna!) lontani anni-luce dalle mega-produzioni hollywoodiane. Veloce come il vento è invece un riuscito tentativo di fare cinema d'intrattenimento adattandolo al tessuto sociale in cui si svolge, "umanizzandolo" e prendendo a pretesto il mondo delle corse per mettere in risalto il vero tema del film, vale a dire le dinamiche familiari in seguito alla morte del genitore e i rapporti fra i tre fratelli, il tutto inserito in un contesto sociale particolarissimo ed insolito, ovvero con quell'ambiente allo stesso tempo "ruvido" e provinciale, sanguigno e maschilista, tipico dell'automobilismo locale.
Ne viene fuori un film bello e commovente, certo non particolarmente innovativo ma volutamente semplice e lineare, col chiaro obiettivo di arrivare al cuore del pubblico senza troppi giri di parole. E il pubblico, dal canto suo, apprezza senza tentennamenti la sincerità dell'operazione e la credibilità della messinscena (le sequenze di azione sono realistiche e convincenti, girate in presa diretta e senza effetti speciali). Certo, la pellicola è piena di stereotipi e situazioni già viste (il confronto tra la giovane promessa e il veterano, i litigi tra fratelli, la caduta e la redenzione...) ma tutte comunque funzionali alla storia e nient'affatto disturbanti, anzi: è proprio lo spettatore a desiderare di vedere quello che si aspetta, in nome di un cinema di genere che rimanda alla produzione "popolare" del passato e di cui soffre inesorabilmente la mancanza.
Merito di un regista giovane ma già esperto come Matteo Rovere (questo è il suo terzo film) che dirige con saggezza e maturità, fermandosi sempre un attimo prima del ridicolo involontario e dell'americanata di turno, della colonna sonora (bellissima) di Andrea Farri, e naturalmente dei due ottimi interpreti: Stefano Accorsi è sorprendentemente in parte e per niente a disagio in un ruolo "sgradevole" che lo costringe a imbruttirsi (ispirato tra l'altro alla storia - vera - dell'ex pilota Carlo Capone, che ha avuto vicissitudini simili) mentre un'autentica standing ovation va riservata alla debuttante Matilda De Angelis, che con la sua faccia pulita, sbarazzina, fresca e piena di vita ci fa innamorare all'istante. E allora cos'altro dire di più? Allacciate le cinture... e partiamo!
Sta convincendo tutti abbastanza prepotentemente, vedo. Mi fa piacere che tutto questo derivi da un film italiano :)
RispondiEliminaE' un film di genere, non un capolavoro, ma sincero, umano e commovente. Fatto apposta per un pubblico medio, non necessariamente cinefilo ma appassionato e desideroso di belle storie. E questa lo è.
EliminaTra te e Lisa...
RispondiEliminaDevo vederlo!
Sì, devi! :D
EliminaLa recensione posso anche condividerla, ma la polemica provincialotta su Cannes da te proprio non me l'aspettavo! Via, ma davvero pensavi di vedere in concorso Bellocchio e Virzì?
RispondiEliminaNon è questione di far polemica... ho scritto mezza riga neanche su Cannes, e secondo me è giustificatissima: è assurdo che il maggior festival al mondo non trovi un posto in concorso per l'Italia. E non c'entra affatto il nazionalismo o la mia presunta provincialità: trovo, semplicemente, che escludere il nostro cinema dalla Palma d'oro sia sbagliato perchè la tradizione italiana, nel suo complesso e nella sua storia, merita un posto al sole. Tutto qui.
EliminaNemmeno a farlo apposta, sono tornato adesso dal cinema e mi è piaciuto un casino! Bello, teso, coinvolgente, sincero, con il finale "giusto", un film perfetto! Ma te lo sapevi che è tratto da una storia vera? E' ancora più incredibile!
RispondiEliminaUn abbraccio e buonanotte.
Mauro
Hai ragione Mauro! L'ho dimenticato di scrivere e ho rimediato subito... grazie a te! Più che ad una storia vera diciamo che è il personaggio interpretato da Accorsi che ha preso spunto dalla vita (sportiva e privata) dell' ex pilota Carlo Capone, che ha avuto vicissitudini simili. Grazie per la segnalazione!
EliminaVisto ieri, davvero notevole non me lo aspettavo. Apprezzando poco Accorsi mi ha ancora più sorpreso la sua ottima interpretazione
RispondiEliminaSinceramente non so perchè Accorsi sia così poco apprezzato dal pubblico cinefilo, specialmente quello femminile: non sarà certo il nuovo Mastroianni ma nemmeno l'ultimo arrivato... qui dà un ottima prova d'attore, oltretutto recitando in un improbabile accento romagnolo e riuscendo ad essere credibile. Per me è promosso a pieni voti.
EliminaCi sono stata "trascinata" da altri, ed è stata una bella sorpresa. Non lo metterei tra i film da portare sulla classica isola deserta, ma ho trascorso due ore di buon cinema italiano. Non era affatto scontato ;)
RispondiEliminaDetto da te, ha un valore doppio! :D Scherzi a parte, come ho scritto questo è un periodo aureo per il cinema italiano di genere, finalmente riscoperto e valorizzato come merita.
EliminaUn film che parla di auto, corse, campionati e trofei. Un attore che non sopporto (o sopportavo) e un'attrice che conoscevo per una fiction su raiuno. Non avevo nessun motivo per vedere questo film, eppure leggendo queste righe mi hai convinta: che posso dirti? GRAZIE! GRAZIE! GRAZIE!
RispondiEliminami fai arrossire... :D
EliminaNon posso che condividere anch'io tutto quello che scrivi: la storia presa di per sé sembra banale e non così originale, ma è genuina, ha tanto cuore, e soprattutto degli ottimi interpreti che il film lo si ama.
RispondiEliminaResto in attesa del ritorno ai cinema di Jeeg, magari finalmente dalle mie parti :)
Sì, è un film che ti prende prima al cuore e poi alla testa, nel pieno rispetto di un certo tipo di cinema di genere fatto e pensato per coinvolgere un pubblico non strettamente cinefilo e meno smaliziato (è un complimento!). Una storia volutamente semplice e coinvolgente, sincera e schietta, con due ottimi interpreti! Siamo totalmente d'accordo.
Eliminap.s. "Jeeg Robot" torna in sala dal 21/4. Non te lo perdere!
Grande film, Accorsi immenso. Fa molto piacere che uno dei film (di genere, si!) migliori dell'anno sia italiano!
RispondiEliminaE finalmente l'accezione "cinema di genere" non viene più usata in senso negativo! :D
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