domenica 24 gennaio 2016

(I LOVE YOU CINEMA... ITALIANO) IO SONO L'AMORE



E' grazie, come sempre, all'infaticabile Alessandra del blog Director's cult che mi sono prestato con grande piacere a questa lodevole iniziativa della "solita" congrega di blogger amici, nata "di getto" in seguito alle grandi polemiche susseguitesi alla discesa in campo (cioè al cinema) del fenomeno-Zalone... Ora, chi mi ha seguito in queste settimane sa bene che il sottoscritto non è rimasto affatto turbato nè scandalizzato dall'exploit di Quo vado? e non lo considero assolutamente deleterio per la produzione nostrana, anzi. Ma qui il discorso, me ne rendo conto, si farebbe lungo, complicato e periglioso! Meglio, quindi, molto meglio, sostenere l'idea di Alessandra, ovvero omaggiare e (ri)dare luce al cinema italiano "di nicchia", andando a rispolverare dei piccoli grandi film (guardate l'elenco alla fine del post) che forse non hanno avuto la fortuna che meritavano ma che meritano una riscoperta. Solaris lo ha fatto con Io sono l'amore di Luca Guadagnino, pellicola per certi versi affascinante e "maledetta": parliamone!


IO SONO L'AMORE
(di Luca Guadagnino, Italia 2008)
con Tilda Swinton, Edoardo Gabbriellini, Flavio Parenti, Alba Rohrwacher, Pippo Delbono, Diane Fleri
durata: 118 minuti

Fu un piccolo caso cinematografico, all'epoca, Io sono l'amore. Torniamo brevemente indietro con la memoria: il film viene presentato alla Mostra di Venezia 2008, snobbato dalla critica nostrana e con un ritorno commerciale pressochè inesistente. Distribuito (si fa per dire) in una cinquantina di sale nello spazio di un weekend, a molti mesi di distanza dal passaggio al Lido, ottiene incassi risibili e viene immediatamente ritirato. La vetrina festivaliera però, per una volta, ottiene il suo scopo: il film viene notato prima da alcuni produttori canadesi e poi distribuito anche sul mercato statunitense. Viene quindi presentato prima al Festival di Toronto e poi al prestigioso Sundance Film Festival con lusinghieri apprezzamenti da parte di tutta la critica nordamericana. Una volta arrivato al cinema, I am love (questo il titolo ‘internazionale’) comincia incredibilmente a scalare il botteghino statunitense arrivando ad incassare la ragguardevolissima cifra di 6 milioni di dollari, traguardo raggiunto in passato solo da pochissimi altri titoli stranieri (La vita è bella). Non solo: per il Washington Post è da ritenersi tra i quattro migliori film in assoluto del 2010. Variety beffardamente a sostenere che ‘non sembra nemmeno un film italiano tanto è diverso dalle abituali (e sottinteso scadenti) commediole del Belpaese’. Il New York Times lo paragona addirittura a Vertigo di Hitchcock. 

Tutto questo gli vale una sorprendente nomination ai Golden Globes come Miglior Film Straniero e alla protagonista Tilda Swinton come migliore attrice.
Che dire? Miopia del cinema di casa nostra o abbaglio della critica a stelle e strisce?
Forse la verità, come sempre, sta nel mezzo. Una cosa però è certa: Io sono l'amore è un film banale, e sicuramente non meritava la supponenza e l’indifferenza del nostro mercato.
La pellicola di Guadagnino è un’opera ambiziosa, cerebrale, forse irrisolta ma che di sicuro non lascia indifferenti. E’ la storia di una famiglia altolocata della Milano-bene, la cui ordinaria e decadente quotidianità viene stravolta dall’improvvisa passione della moglie del capofamiglia per un giovane cuoco appena assunto. Questa storia d’amore impossibile, prima soffocata e poi scoppiata con la forza di un ciclone, genera effetti devastanti in tutti i membri della famiglia, da troppo tempo imprigionati nell’arida e soffocante vita borghese in cui si dibattono da sempre. Il dramma ovviamente è dietro l’angolo, ma l’abilità del regista sta nel non concedere assolutamente nulla al pietismo e al sensazionalismo facile, evitando ‘scene madri’ e sequenze ad effetto.

Il taglio del film è gelido, algido, apparentemente impersonale e decisamente ‘indigesto’ per chi guarda, che si aspetta che ‘accada qualcosa’ in ogni momento… invece i minuti passano e il disagio (dei protagonisti e dello spettatore) cresce senza che sullo schermo si veda qualcosa di ‘eclatante’. Eppure l’inquietudine si tocca con mano, facendo prendere coscienza in chi lo guarda del disfacimento dei valori di una società (in questo caso italiana, ma potrebbe essere di qualunque parte del mondo) basata sull’apparenza e l’ipocrisia. Certo, il film sotto certi aspetti potrebbe sembrare pretenzioso e autocompiaciuto. ‘Un arido esercizio di stile’ come scrisse buona parte della critica italiana… che forse non aveva nemmeno tutti i torti ma che, dico io, quante volte non ha rivolto le stesse critiche a blasonatissimi film stranieri?

Le conclusioni? Che forse noi italiani (parlo in generale) dovremmo avere un po’ più di pazienza e un po’ più di coscienza critica nel giudicare opere ‘non allineate’ e difformi dagli standard nazionali. Certo, molta critica spocchiosamente continuerà per principio a stroncare Guadagnino (abbiamo visto la vergognosa gazzarra scatenatasi quest'anno a Venezia quando ha presentato A bigger splash), e di sicuro lo stesso "trattamento"sarà riservato anche ad altri... senza rendersi conto, colpevolmente, che con questo atteggiamento la nostra credibilità, in campo internazionale, non supererà nemmeno la dogana di Chiasso...

PARTECIPANO ALL'INIZIATIVA ANCHE GLI ALTRI BLOG :

Delicatamente Perfido (ITALIANO MEDIO)
Director's Cult (IL VOLTO DI UN'ALTRA)
In Central Perk (MAICOL JECSON)
Non c'è paragone (BASILICATA COAST TO COAST)
Pensieri Cannibali (NON ESSERE CATTIVO)
White Russian (NON ESSERE CATTIVO)

22 commenti:

  1. Piaciuto parecchio, al tempo. Prima o poi, devo rivederlo. ;)

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  2. Non l'ho ancora visto, ma sinceramente, mi pare troppo radical per me.
    Tu che hai gusti simili a quelli del sottoscritto che dici?

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    1. A me è piaciuto. Pur con tutti i suoi limiti, raggiunge lo scopo: riesce, cioè, a far deflagrare il malessere, la disperazione, tutta la rabbia repressa di una donna che è rimasta prigioniera per decenni in una gabbia dorata. Film imperfetto, ma emozionante.

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  3. Questo qui non l'ho mai visto sinceramente, però ricordo che tempo fa i trailer mi avevano attirato parecchio quindi non ricordo perchè alla fine non lo vidi. Penso sia ora di aggiungerlo alla lista!

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  4. Io in questo caso sto più dalla parte dalla critica americana. Un film magari non del tutto riuscito e con dei problemi di sceneggiatura che affliggono molto del nostro cinema, però allo stesso tempo parecchio affascinante.

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    1. Sono d'accordo con te. Impefetto, ma affascinante ed emozionante, come ho scritto sopra. Uno di quei film che ti "prendono", non fosse altro che per l'ambientazione e le atmosfere che si respirano...

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  5. Me lo hai "rubato" per oggi, ma resta comunque nella mia lista dei film da vedere, e questo tuo post fa salire la curiosità. A bigger splash mi era piaciuto con riserva a causa di quel finale e di un po' di pasticci di troppo per i miei gusti, vedremo se Guadagno si farà perdonare :)

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    1. "A bigger splash" per me è un ottimo film che naufraga, appunto, in un finale assurdo. Peccato, ma la restante ora e mezza è molto, molto bella. "Io sono l'amore" ne è praticamente la versione "radical-chic", ma i concetti sono gli stessi: difficoltà di coppia, incomunicabilità, un malessere pronto ad esplodere. Secondo me ti può piacere :)

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  6. Film che mi persi ai tempi ma che ho recuperato in tempi vagamente recenti. A sorpresa mi è piaciuto molto!

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  7. Interessante questa iniziativa e bella anche la recensione. Mi ricordo che ne parlammo parecchio ai tempi in cui speravi in qualche premio consistente per la Swinton. E' interessante quello che dici perché è qualche giorno che volevo giusto fare un post sulla critica nostrana decisamente snob sia quando è prevenuta contro il contro nostro cinema sia quando è prevenuta per il cinema straniero. La distanza con lo spettatore si fa sempre più grande e sembra che taluni critici non siano in grado di percepire, loro, i cambiamenti della società, arroccati nelle loro posizioni da intellettuali o presunti tali. Spero di fare il post entro la giornata così magari ne parliamo meglio. Gran bella recensione ;)davvero. Adoro questo genere di film dove il non detto e la tensione la fanno da padroni invece che certe scene madri che irritano e basta.

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    1. Esatto. Sono i silenzi e la tensione, palpabile e crescente, gli ingredienti che rendono riuscito questo film. Senza essere blasfemo, lo stile può paragonarsi a quello di Haneke, per contenuti e messinscena...

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  8. Visto in un cinema all'aperto, ma al chiuso. Cioè, pioveva e l'avevo visto al cinema, e mi era piaciuto!:) Me lo tengo 'in caldo' per fare doppietta con A Bigger Splash che uscirà tra 2-3 settimane. Visto il trailer e mi ispira!

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    1. "A bigger splash" è consequenziale a questo, in pratica ne è la versione "hard boiled"... ma merita (a parte l'ormai celeberrimo - tragico - finale con Guzzanti a rovinare tutto!). Fammi sapere quando li avrai visti!

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  9. Temo sia uno di quei film "fastidiosi", che magari apprezzerei formalmente ma che odierei dal profondo per quel che riguarda personaggi e trama. Credo lo lascerò a frollare tranquillamente, conformandomi al resto dell'Italietta che lo ha snobbato!

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    1. La forma è indubbiamente impeccabile. Sul resto, io più che di fastidio parlerei di inquietudine, quella sì, ma del resto il film è fatto apposta... ma ovviamente capisco il desiderio di NON vedere un titolo che non si ritiene nelle proprie corde :)

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  10. Un film che sta tutto negli occhi di Tilda: algida e dirompente, glaciale e focosa insieme. Mi è piaciuto tantissimo.

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    1. Anche a me. La Swinton è una grande attrice, con una faccia, un corpo, una mimica assolutamente non convenzionali, che trasudano carisma. Condivido le tue parole.

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  11. Non sono sicura che mi piacerebbe, ma la Tildona è sempre un piacere vederla recitare!

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