(id.)
di Paul Haggis (Usa, 2013)
con Liam Neeson, Olivia Wilde, Adrien Brody, Moran Atias, James Franco, Mila Kunis, Kim Basinger, Maria Bello
durata: 137 minuti
★★★☆☆
Tre stanze d'albergo (in tre città diverse) sono le vere protagoniste dell'ultimo film di Paul Haggis, che torna al suo genere preferito, il racconto corale: a Parigi uno scrittore premio Pulitzer (Liam Neeson) riceve la visita della sua giovane amante e collega (una disturbata - e bellissima - Olivia Wilde), a Roma un losco uomo d'affari americano (Adrien Brody) perde la testa per una zingara incontrata in un bar (Moran Atias), a New York un pittore famoso (James Franco) spera di ottenere in tribunale l'allontanamento della sua ex compagna (Mila Kunis), accusata di aver tentato di uccidere il loro figlio. Tutti i protagonisti hanno qualcosa da farsi perdonare. tutti hanno qualcosa da nascondere. Tutti sono in cerca di riscatto, o almeno di una speranza.
Third Person è un film complesso, palesemente irrisolto, oggettivamente discontinuo (i tre episodi non sono tutti sullo stesso livello: intenso e tccante quello americano, interessante - anche se un po' tirato per i capelli - quello parigino, quasi imbarazzante, ai limiti del grottesco quello italiano), in cui però i contenuti, per una volta, sono prevalenti sulla forma. Haggis come sempre scava in profondità sui rapporti umani, ne analizza le relazioni, prova coraggiosamente a sviscerare le caratteristiche della loro unicità, indaga sulle cause che portano al deteriorarsi dei legami sentimentali, qui, appunto, simbolicamente ricondotti nell'ambiente asettico di tre alberghi di lusso, evidente rappresentazione della superficialità del vivere moderno...
Certo, nello stile di Haggis tutto viene scomposto e ricomposto secondo uno schema ormai collaudato e non sempre ottimale: il film è troppo lungo (anche se le tre storie si seguono benissimo), non tutti i nodi vengono sciolti correttamente (gli episodi sono - o meglio dovrebbero essere - collegati tra loro, ma la sceneggiatura non è esattamente a prova di bomba, sia perchè un po' troppo prevedibile, sia perchè in certe parti decisamente "forzata"), ma va riconosciuta al regista la capacità di saper descrivere con le immagini i momenti-chiave della vita e le scelte cui questi possono portare, nonchè gli sforzi che ogni individuo prova a compiere per tentare di rimediare (e non perseverare) agli errori commessi: non a caso tutti i protagonisti del film hanno sulla coscienza un errore sentimentale, narrato in terza persona (come dice il titolo) attraverso la figura dello scrittore, proprio per rimarcare la non-volontà di giudizio e stimolare la riflessione di chi guarda.
Third Person è un film che rischia parecchio, e per questo merita di essere apprezzato aldilà degli evidenti difetti che presenta. E' un film che pone interrogativi importanti: quando, e soprattutto chi può stabilire la liceità di una relazione? Fino a che punto ci si può spingere per raggiungere (o anche solo tentare di raggiungere) la propria felicità? Non sarà bello come Crash (finora il miglior film di Haggis), ma è un'opera che non merita di essere trattata con sufficienza, aldilà del gusto personale. Dategli una chance, e può darsi che non ve ne pentirete.
sono arrivata alla fine della visione ed ero stremata... :)
RispondiEliminanon mi ha davvero convinto.
E' vero: è troppo lungo, con troppi sotto-finali e l'ultimo 'colpo di scena' che è telefonatissimo... però, ripeto, a me non è dispiaciuto per il contenuto, che ti fa pensare. Fermo restando tutti i difetti che gli attribuisci.
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