(id.)
di Richard Glatzer, Wash Westmoreland (Usa, 2014)
con Julianne Moore, Alec Baldwin, Kristen Stewart, Kate Bosworth, Hunter Parrish
durata: 100 minuti
★★★☆☆
Per un curioso scherzo del destino, proprio oggi che è il Giorno della Memoria (quella storica) mi ritrovo a scrivere di un film che parla proprio dell'importanza del ricordo e delle parole, seppure in forma strettamente privata. La Memoria (quella storica) è fondamentale in un mondo che ripete sempre gli stessi errori, così come i ricordi individuali sono, nel bene e nel male, le cose più importanti che abbiamo. Per questo non riesco ad immaginare una malattia peggiore di quella che, in maniera lenta e subdola, ti strappa via i tasselli di una vita intera fino a toglierti la dignità di essere umano, dal momento che è proprio la capacità di ricordare e custodire le nostre esperienze che ci differenzia e ci eleva rispetto alle altre forme di vita...
Alice Howland è una brillante docente universitaria, moglie e madre di tre figli, cui alle soglie dei cinquant'anni viene diagnosticata una forma presenile del Morbo di Alzheimer. Proprio lei, insegnante di linguistica, che intorno alle parole ha costruito tutta la sua esistenza pubblica e privata, per una beffarda legge del contrappasso comincia progressivamente a dimenticare i vocaboli, i nomi, le date, le persone, gli affetti. L'aspetto più terribile dell'Alzheimer è che fa soffrire soprattutto chi sta intorno al malato, dal momento che quest'ultimo non riconosce più nemmeno i familiari più stretti, le persone più care... Alice questo lo sa, ed è decisa a combattere fino all'ultimo giorno di lucidità pur di restare aggrappata alla vita.
Forse non è un caso che Still Alice sia stato diretto da due registi che hanno uno stretto rapporto con la malattia: Richard Glatzer e Wash Westmoreland sono una coppia omosessuale che nella vita di tutti i giorni deve fare i conti con la Sla, tremenda patologia anch'essa di tipo neuro-degenerativo (seppure in maniera opposta all'Alzheimer, nel senso che distrugge i muscoli lasciando vivo il cervello) che da tempo affligge Glatzer: e forse è per questo che il loro film è decisamente più sobrio, rigoroso e rispettoso del dolore rispetto a certi prodotti tipicamente hollywoodiani (buon ultimo il bruttissimo La Teoria del Tutto di James Marsh). Still Alice è un film piuttosto convenzionale nella struttura ma onesto negli intenti, nonchè dichiaratamente costruito ad uso e misura della sua splendida protagonista, una Julianne Moore che si appresta, finalmente, a raccogliere il primo Oscar della sua lunga carriera. E sono contento che lo faccia con un'interpretazione intensissima e sofferta, che non spettacolarizza la malattia e porta lo spettatore a toccare con mano, senza spingerlo, il dramma provocato da quest'ultima.
La Moore è davvero straordinaria nella sua capacità di prestare la faccia a un personaggio fieramente attaccato alla vita, quella stessa faccia che perde via via intensità, fascino e colore man mano che l'Alzheimer avanza inesorabile: il decadimento cerebrale corrisponde a quello fisico, mostrandoci un volto sempre meno curato e attraente, sempre bellissimo ma innaturalmente spento. Still Alice è un solido dramma umano, misurato ma allo stesso modo coinvolgente, che racconta una storia comune (purtroppo) a molte famiglie eppure eticamente ammirevole, sorretto da una grandissima attrice e da un buon cast di supporto: tra cui spicca, lo dico perchè lo merita, una Kristen Stewart finalmente lontana dagli stereotipi vampireschi e degna spalla della 'divina' Moore.
Aspettavo il salto di qualità della Stewart. L'avevo intravisto in Welcome to the Rileys e ora riconfermo.
RispondiEliminaDivina Moore.
Diciamo che qui non sfigura affatto al cospetto della (giustamente) 'divina' Moore: forse è presto per parlare di 'salto di qualità', ma se non altro dimostra di saper recitare.
EliminaNon sapevo della 'particolarità' di quei due registi, la cosa mi rende ancora più curioso verso questo film.
RispondiEliminaPer il resto, la Moore è una delle mie attrici preferite (oltre che una delle donne più belle del mondo) quindi le mie aspettative su questa pellicola aumentano sempre di più.
Se ci vai per la Moore non credo resterai deluso. Per il resto, è uno dei tanti film sulla malattia che piacciono tanto all'Academy: questo però, almeno, non è mellifluo come 'La teoria del tutto'. Si può vedere.
EliminaHo apprezzato che non spettacolarizzino la malattia, infatti, ma per il resto mi ha lasciato abbastanza freddino. Un nì. Come a dire: le cose belle ci sono, ma nell'ordine sbagliato.
EliminaLa Moore comunque straordinaria, in tutto e per tutto. Anche ora che è un po' avanti con gli anni, porta la 'vecchiaia' con una dignità tale che la fa apparire sempre bellissima.
Vero. Ha fascino da vendere... e spero proprio che stavolta sia quella buona (per l'oscar, intendo!)
Eliminasperiamo Julianne Moore vinca l'Oscar, se lo merita.
RispondiEliminaSì, lo merita a prescindere da questo film. Avrebbe dovuto vincerlo molto prima, ma questa credo sarà davvero la volta buona.
EliminaMi trovi d'accordo su tutto. Stewart compresa.
RispondiEliminaEh sì, alla fine la sorpresa è proprio la Stewart: nel senso che sulla Moore c'erano pochi dubbi...
Eliminaanche io sono stato stupito dalla Stewart, meno dal film...o meglio si sono dimenticati di costruire il film attorno alla performance straordinaria della Moore...
RispondiEliminaA me non è dispiaciuto, fermo restando che 'depurato' della performance della Moore resta un film piuttosto ordinario. Però, come detto, in queste ultime settimane abbiamo visto ben di peggio (almeno per me...)
EliminaNon vedo l'ora di vederlo, amo Julianne Moore.
RispondiEliminaAllora avrai di che essere soddisfatta! ;)
EliminaFilm delicato e duro allo stesso tempo. Niente melassa.solo realtà. La moore bellissima e intensa , lla steward brava e anche bella...baldwin ...di cera...avrà mica esagerato col botox???
RispondiEliminaHo letto che Baldwin è stato quasi 'imposto' dalla Moore in questo film: essendo sua grande amica, ha provato a trovargli un ruolo per rilanciare la sua stanca immagine... un po' come fece Jodie Foster con Mel Gibson in 'Mr. Beaver': cosa non si fa per amicizia! :)
EliminaGià mi viene da piangere. Amo la Moore ma questo film e questa tematica mi spaventano.
RispondiEliminaSe ami la Moore questo film ti piacerà, credimi. E non hai motivo di spaventarti: come ho scritto, l'approccio alla malattia è molto sobrio e rispettoso del dolore. Non c'è alcuna spettacolarizzazione nè scene ad effetto. Te lo consiglio.
EliminaSono d'accordo con te: il film è impostato in maniera piuttosto classica ma in questo caso non è un difetto, dato che deve necessariamente esaltare la capacità di un'attrice straordinaria.
RispondiEliminaEsatto. E' un po' come nel calcio: quando hai un fuoriclasse in squadra non hai bisogno di fare tante alchimie tattiche... ci pensa lui da solo a vincere la partita!
EliminaLa Stewart ha sorpreso tutti, vedo, e a ragione.
RispondiEliminaFelice sia piaciuto anche a te, qui sì si riesce a stare in equilibrio e a calibrare senza eccedere, altro che Hawking...
Sì, decisamente la Stewart ha sorpreso tutti, anche se per me non era poi così terribile come attrice: in 'Into the Wild', seppur giovanissima, mi era piaciuta. E anche in 'Sils Maria' non sfigurava affatto... riguardo il film, non c'è dubbio che è molto più equilibrato e rigoroso rispetto al pessimo 'La Teoria del Tutto'.
EliminaCredo valga la pena di vederlo, se non altro per la Moore, sempre splendida. Tuttavia per la corsa agli Oscar continuerò a tifare Rosamund Pike! ;)
RispondiEliminaDubito che vincerà la Pike, anche se è l'unica che ha reali possibilità contro la Moore. Ma l'equazione malattia=oscar è difficile da scardinare...
EliminaBella e brava. Chissà se vincerà! :)
RispondiEliminaIo penso proprio di sì... non dovrebbe avere problemi!
EliminaMi manca ancora ma credo lo guarderò il prima possibile. Della Moore non avevo dubbi, ma non mi aspettavo una crescita della Steward.
RispondiEliminaNon se l'aspettava (quasi) nessuno in effetti... ma la vita è piena di sorprese! ;)
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