(Retour à Ithaque)
di Laurent Cantet (Francia, 2014)
con Jorge Perugorrìa, Pedro Julio Diaz Ferran, Isabel Santos, Fernando Hechevarria, Nestor Jimenez
durata: 95 minuti
★★★☆☆
Cala il sipario sulla Revoluciòn. Nei pochi metri quadrati di una splendida terrazza su L'Avana, che dall'alto guarda i tetti della multiforme metropoli caraibica (dove, proprio sui tetti, si mangia, si guarda la tv, si fa l'amore, si sgozza un maiale...) cinque amici d'infanzia si ritrovano per una rimpatriata che, giocoforza, li porterà a regolare i conti tra loro, con la storia di Cuba sullo sfondo.
L'occasione è il rientro sull'isola di Amadeo, che torna a L'Avana dopo sedici anni di esilio in Spagna e coglie l'occasione per rivedere le persone più care. Sono quattro: Aldo, elettricista di colore ridottosi a riparare vecchie batterie per auto (con cui si è rovinato le mani). Tania, esuberante oculista, pressochè disoccupata in quanto a Cuba ben pochi possono permettersi una visita. Rafael, pittore mediocre e da tempo senza ispirazione, e Eddy, ex giornalista e scrittore (e soprattutto ex rivoluzionario) da tempo convertitosi al regime e perciò con qualche soldo in tasca più degli altri. E' lui a portare il whisky a casa di Amadeo, e di conseguenza a dare il via a un fiume di alcool e di parole che si protrarrà fino a notte fonda.
Cinque vite, cinque storie, cinque racconti che parlano necessariamente di una sconfitta: quella, appunto, di una rivoluzione mancata. Nella Cuba di oggi i ragazzi, i loro figli, non parlano più delle gesta dei padri e non hanno in camera la foto di Fidel: sono ragazzi come tutti i loro coetanei sparsi per il mondo, che giocano a baseball, ascoltano musica e smanettano con l' I-phone. Non esiste più l'illusione castrista, come non esistono più ideali e slanci patriottici: sono cinque uomini che volevano cambiare la Storia, senza accorgersi che la Storia ha cambiato loro. Cuba è cambiata, si è ripiegata su se stessa, ha smesso di credere all'utopia socialista. Lo stesso Raul Castro ha concesso senza troppi problemi l'autorizzazione al regista di girare il film: in altri tempi sarebbe stato impensabile.
Laurent Cantet costruisce un film malinconico dove, forse volutamente, la stanchezza dei protagonisti arriva anche agli spettatori: la pellicola, girata per intero in un appartamento (terrazza, soggiorno e cucina) è verbosissima e faticosa, poco attraente. Il gran lavoro di sceneggiatura è in parte vanificato da una messinscena scarna e dimessa, che però fa risaltare le ottime qualità degli interpreti. Stendiamo un velo pietoso, l'ennesimo, sulla traduzione italiana del titolo: in originale il film si chiama Ritorno a Itaca, e il riferimento è ovviamente a Amadeo, novello Ulisse che torna a casa sua e non la riconosce, sprofondata nella corruzione e nell'inedia. Al pari del Sogno Americano, quasi per una beffarda congiunzione storica, anche la Rivoluzione Cubana è affogata nella Coca-Cola...
A me è piaciuto tantissimo. E' vero, sei quasi stordito dalle parole dei cinque attori ma è una piacevolissima sensazione. Un piccolo miracolo di sceneggiatura.
RispondiEliminaNiente da dire sulla sceneggiatura, straordinaria. Il film d'altra parte si regge tutto su quella. Però l'ho trovato molto, molto faticoso. Forse volutamente. E forse il contesto in cui l'ho visto non mi ha aiutato (alla Mostra di Venezia, l'ultimo giorno, dopo un'overdose cinefila di dieci giorni). Dovrei rivederlo con calma e con migliore predisposizione...
EliminaCantet ha fatto di meglio. Questo film è solo un esercizio di stile. Travestito da film d'autore, dice solo banalità: la rivoluzione cubana è un po' di più di un semplice esercizio di nostalgia
RispondiEliminaHo sempre trovato Cantet sopravvalutato (non gli ho mai perdonato di aver 'scippato' la Palma d'Oro al nostro Garrone) tuttavia la sua filmografia è notevole. Questo però, sinceramente, lo metto ben al di sotto de 'La Classe' o 'Risorse Umane'
EliminaNon sapevo proprio del "gap" nella traduzione del titolo. Non ci avevo pensato... non ho visto il film ma sapevo del girato nell'appartamento e la cosa mi incuriosiva... valuterò...
RispondiEliminaCiao Manuela! La stupidità della traduzione la si capisce vedendo il film... il titolo ha un significato ben preciso che ovviamente si perde nell'edizione italiana. Niente di nuovo. Comunque una visione puoi concedergliela: sempre se riesci a trovarlo e se ci vai ben sveglia (cosa che non ho fatto io a Venezia... :D )
EliminaCome sai a me è piaciuto moltissimo. La verbosità c'è, ma la sceneggiatura si regge alla perfezione, anche grazie agli ottimi interpreti. Sembra non dire nulla di nuovo vero, ma riesce a emozionare e colpire, mostrando la vita dei semplici cambiata e arrestata dalla Storia.
RispondiEliminaCiao Lisa. Come ho scritto sopra, farei bene a rivederlo... a Venezia forse non ero nelle condizioni ideali per assaporarne appieno la visione. Comunque sulla sceneggiatura, fantastica, c'è poco da dire. Così come sugli interpreti, tutti bravissimi. Avrei gradito, ecco, un po' più di 'movimento': in certi parti mi è parso davvero faticoso da seguire (anche se capisco che questa è una considerazione poco 'critica' :D )
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