(Belye nochi pochtalona Alekseya Tryapitsyna)
di Andrej Konchalovskij (Russia, 2014)
con Aleksey Tryapitsyn, Irina Ermolova, Timur Bondarenko
durata: 100 min.
★★★★☆
Un villaggio di contadini, in riva al lago, dimenticato da Dio e dagli uomini, dove si può arrivare soltanto in barca. Per chi se la può permettere, ovviamente. Va così che l'unico contatto con il mondo esterno è rappresentato da un postino che va avanti e indietro col motoscafo, come un moderno Caronte, distribuendo non solo lettere ma anche viveri, speranze, un po' di meraviglia... appena più lontano, ma solo una manciata di chilometri, una modernissima base aeronautica/missilistica spara nello spazio i suoi razzi, quasi come un contrappasso dantesco.
Questa è la nuova Russia ci dice Andrej Konchalovskij, cineasta veterano di lungo corso (77 anni), sedotto e abbandonato da Hollywood e tornato in patria per raccontarci le enormi disparità sociali di una nazione immensa e piena di contraddizioni, dove un manipolo di poveracci che vivono come nell'età paleolitica si arrabattano a vivacchiare nelle loro squallide casupole di legno, mentre solo qualche passo più in là il new deal firmato Putin si manifesta negli enormi ordigni militari e nello squallore dei centri commerciali e show televisivi di pessimo gusto...
Konchalovskij è un regista inevitabilmente nostalgico (data l'età), che polemizza con garbo e malinconia verso un futuro (o meglio, un progresso) che non condivide, abbandonandosi a suggestioni contemplative e uno sguardo disincantato sul presente, quasi adolescenziale, volto a riscoprire i valori veri della vita: ne viene fuori un film profondamente umano, riflessivo, forse faticoso da seguire (il ritmo non è proprio adrenalinico...) ma di grande suggestione, a metà strada tra documentario e fiction (i protagonisti sono la gente stessa del paese, che interpretano - recitando - loro stessi). Girato in economia, con mezzi di fortuna (certe parti perfino con uno smartphone!) The Postman's white nights è una bellissima poesia in immagini che dipinge con tocco neo-realista un mondo in disfacimento, con riferimenti che paiono evidenti...
Per questo, quando al postino Aleksey viene rubato il motore della sua barca, impedendogli di fatto di lavorare, è quasi impossibile non pensare all'ennesimo omaggio a Ladri di Biciclette e allo stesso messaggio di dignità e composta rassegnazione: la disavventura di Aleksey è il simbolo del crollo di un'illusione, rappresentata dal suo amore (segreto e platonico) verso una ragazza-madre che abbandona il lago per un lavoro in città, dai poliziotti rigidi e senza cuore che sequestrano un po' di pesce pescato di frodo ai poveracci del paese, dalle tristissime ciabatte di plastica che, ineluttabilmente, aspettano ai piedi del letto l'inizio di un nuovo giorno. Anche questo dimenticabile.
Come tutti gli altri.
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