Buon mondiale a tutti!
di Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni (Italia, 2011)
con Marcelo Alejandro Auchelli, Walter Balzarini, Wolfgang Bandorsky, Bruno Bardi
durata: 92 min.
Patagonia 1942: cronaca di un mondiale di calcio che la storia ufficiale non ha mai raccontato. Ma grazie a Osvaldo Soriano, il 'poeta del football' che nel suo racconto 'Il figlio di Butch Cassidy' ha rievocato quest'episodio, una coppia di documentaristi toscani alla loro opera prima, Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni, si sono messi in testa di riportare alla luce quel mondiale dimenticato e farlo conoscere al grande pubblico, per dimostrare quanto lo sport in generale e il calcio in particolare (quello vero, da non confondere con tutto il business che ci gravita intorno) possono essere veramente esempio di libertà e democrazia e avere la meglio sulla stupidità degli uomini.
Il documentario di Garzella e Macelloni è un piccolo gioiello di creatività e divulgazione cinematografica: attraverso largo uso di materiali di repertorio e interviste a personaggi importanti di estrazione calcistica (il giornalista Darwin Pastorin, l'ex presidente della FIFA Joao Havelange, gli ex calciatori Roberto Baggio, Gary Linecker, Jorge Valdano) sviscera una delle storie sportive più belle e incredibili mai raccontate sul grande schermo: quella, appunto, dei Mondiali di Calcio del 1942, mai riconosciuti ufficialmente dalla federazione internazionale e disputatisi in piena guerra, tenacemente voluti da un aristocratico megalomane argentino (tale Conte Otz, all'epoca ministro dello sport in Patagonia) che riuscì a radunare nella Terra del Fuoco dodici squadre nazionali, composte per la maggior parte da immigrati non professionisti del luogo, che accettarono con entusiasmo di sfidarsi allo scopo di dimostrare come il calcio non avesse confini ideologici nè guerrafondai.
Fu così che accanto alle squadre più o meno 'ufficiali' di Francia, Spagna, Uruguay, Brasile, Inghilterra, Scozia, Urss e anche Italia (che arruolava solo due giocatori 'veri', Puricelli e Bernini, fatti arrivare da oltreoceano grazie a una colletta pagata dalla numerosissima comunità italiana) si affiancarono anche una formazione di minatori polacchi immigrati, una selezione tedesca composta perlopiù da ex-criminali nazisti in esilio, e perfino nazionali di paesi politicamente non riconosciuti come la Patagonia (padrona di casa) e una rappresentativa di giocatori 'Mapuchos', ovvero gli Indios originari del luogo che avevano imparato per l'occasione le regole del calcio...
Partendo da uno spunto di base più 'mitologico' che storico (uno scheletro che stringe una macchina da presa, ritrovato in mezzo ai dinosauri fossili di una moderna spedizione scientifica), i due registi imbastiscono un avvincente viaggio a ritroso nel tempo che coinvolge lo spettatore incredulo e affascinato dal racconto di questa vicenda, immortalata dalle immagini di un cineoperatore italo-argentino, tale Guillermo Sandrini, ex regista di matrimoni capace di restituire visivamente emozioni destinate, forse, all'oblìo eterno. L'abilità di Garzella e Macelloni sta nell'aver dato al loro documentario un'aura di curiosità e 'sacralità' insieme, alternando l'emozionante racconto dei fatti sportivi con stralci di 'gossip' dell'epoca (come quello della figlia di Sandrini, divisa tra il tifo per i 'Mapuchos' di casa e l'amore per il bel capitano tedesco Klaus Kramer, spia di Hitler e capocannoniere mai riconosciuto di un torneo osteggiato, oltre che dalla guerra, anche dalle proibitive condizioni atmosferiche che condizionarono non poco il risultato finale...). Ne viene fuori un film entusiasmante, divertentissimo, non convenzionale, che riconcilia lo spettatore con lo spirito sportivo più pieno e gioioso, una vera e propria boccata d'ossigeno.
(attenzione, spoiler!)
Infine, beh, dimenticavo di dirvi una cosa: se non avevate mai sentito parlare prima di questa storia non è per vostra ignoranza o per l'omertà dei media. Il fatto è che, effettivamente, nel 1942 in Patagonia non si disputò nessun mondiale... il film di Garzella e Macelloni è infatti un clamoroso mockumentary, ovvero un falso documentario di cui, ve lo garantisco, comincerete ad accorgervi della 'bufala' solo verso la fine, e vi farete grasse risate su come ci siete cascati senza rete! Ma tutto quanto detto finora sul film è vero al 100%: se siete tifosi di calcio (ma non necessariamente) vi innamorerete di questa pellicola, capace di mischiare con maestria e passione sogni e desideri, fantasia e realtà, storia e leggenda.
Del resto, come diceva John Ford...
Grazie per questa chicca! Abbiamo condiviso il tuo post nella nostra pagina di Facebook. A presto!
RispondiEliminaMa grazie a te!! Sono bellissimi questi 'scambi cinefili'... a presto!
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