domenica 23 marzo 2014

MONUMENTS MEN


(The Monuments Men)
di George Clooney (Usa, 2013)
con George Clooney, Matt Damon, Cate Blanchett, Bill Murray, Jean Dujardin, John Goodman, Bob Balaban, Hugh Bonneville
durata: 118 min.


Diciamolo subito: non tutte le ciambelle riescono col buco, e in ogni caso non sarà un film deludente e irrisolto come questo Monuments Men a far venir meno la nostra stima nei confronti di George Clooney. Càpita anche ai più bravi infatti di sbagliare un film, ma questo non ci fa cambiare opinione sul personaggio: che, per noi, lontano dagli spot pubblicitari e dai gigioneggiamenti interpretativi cui è (spesso) costretto per portare a casa la pagnotta, rimane uno dei cineasti più intelligenti, impegnati e fieramente 'democratici' della nuova Hollywood, sempre coerente con le sue idee e il suo sguardo sul                                                           mondo.

E anche Monuments Men, pur nella sua incompiutezza, si dimostra senza ombra di dubbio 'un film di George Clooney': anche qui ritroviamo i valori fondanti del suo cinema, ovvero il forte impegno politico e la profonda umanità di un regista sempre attento ai suoi princìpi morali ed etici. Monuments Men infatti è un film che parla proprio di etica, e prende spunto da fatti realmente accaduti: nel 1943 un manipolo di studiosi e esperti d'arte decise di arruolarsi volontariamente nell'esercito americano allo scopo di salvare e riconsegnare ai legittimi proprietari importanti opere d'arte trafugate dai nazisti durante l'occupazione europea. Non era un mistero infatti che Hitler progettasse di realizzare un Museo del Nazismo in cui avrebbero fatto bella mostra tutti i capolavori sottratti alle gallerie d'arte di mezzo mondo. E, particolare non irrilevante, era implicito che se le cose si fossero messe male per il Reich (come poi avvenne) ognuno di quei cimeli avrebbe dovuto essere distrutto insieme alle macerie dell'impero.

La questione etica è ovvia: vale la pena rischiare vite umane per salvare delle opere d'arte?
Salvate il soldato Clooney, insomma, con tutti gli stereotipi del caso: Monuments Men è un film che non funziona proprio perchè eccessivamente retorico e compiaciuto, tipicamente americano (e gli americani, si sa, quando si mettono in testa di girare film storici raramente fanno capolavori. Nemmeno Clooney è sfuggito alla regola...) Stilisticamente infatti non c'è traccia del regista rigoroso e profondamente politico di Good night and good luck e Le Idi di Marzo, che qui lascia il posto ad una melassa stereotipata e manichea, che enfatizza a dismisura le 'gesta eroiche' del plotone di letterati contrapponendolo alla crudeltà mefistofelica delle milizie teutoniche. Oltretutto il regista (che, impressione nostra, qui appare decisamente a disagio col cast stellare di cui dispone) non riesce a dare alla pellicola un ritmo fluido: malgrado le molte scene madri, infatti, il film non appassiona mai e resta perennemente in bilico tra l'avventuroso e il dramma, limitandosi a trattare ogni argomento in maniera superficiale e patinata (evidentemente per non precludersi il famigerato pubblico-medio, eterna spada di damocle delle produzioni mainstream).

Tuttavia, ci pare giusto rimarcare in ogni caso la buona fede di George Clooney: il fatto di aver diretto il suo film più commerciale e meno riuscito non scalfisce la sua onestà morale. Monuments Men è una pellicola sincera e dal respiro classico, che ha almeno il merito di riportare alla luce una vicenda fino a oggi semisconosciuta e dimenticata, che prova a far riflettere sull'importanza della cultura  come antidoto contro la barbarie e l'ignoranza. Poi, certo, il risultato è ben diverso dalle intenzioni, ma un film del genere era comunque giusto farlo. A prescindere.

19 commenti:

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  2. Ho abbandonato la visione neanche a metà del film. Una gigionata repellente sul fronte occidentale. Uno dei più brutti dell'anno. Sembra scritto da un qualsiasi studente idiota del Dams. La storia meritava tutt'altro trattamento.

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    1. Gli americani non sanno fare film storici, è risaputo. Non riescono a smarcarsi dalla convinzione di essere i padroni del mondo... anche quando, come in questo caso, lo fanno in buona fede (così come i film di Kathryn Begelow, tanto per fare un altro esempio). Lo salvo solo per questo, fermo restando che sì, indubbiamente è un brutto film.

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  3. Mi permetto di commentare anche se non ho visto il film, per dire la mia su Clooney regista e uomo: come sai, caro Sauro, a me personalmente non è simpatico proprio per i suoi gigioneggiamenti vari, tuttavia, da sempre gli riconosco la sua onestà morale e intellettuale che mette sia nella vita che sul set. Se mi perdono l'aneddoto gossip ricordo che anni, parlando proprio al "nostro" Ciak disse che non si sarebbe mai più sposato, perché aveva capito che il matrimonio non era per lui e aveva terrore di crescere dei figli. Beh, sarà una banalità, ma io apprezzo molto questo atteggiamento: ben venga una persona che sa di non essere adatta al matrimonio, invece di rifilarci la solita famigliola americana del mulino bianco per poi fare schifezze in privato. Venendo al film, ripeto non l'ho visto e mi spiace leggere che anche Clooney non riesce a venire a patti con la storia, sono certa che anche lui sia in buona fede come la Bigelow e come lo era Spielberg con il soldato Ryan, che a me, con tutti i suoi difetti retorici, è piaciuto. Ti farò sapere quando riuscirò a vederlo: ho visto che alle Torri hanno aperto un cineforum, stavolta regolare :P e nell'elenco c'è anche questo film. Salutoni e scusa il malloppo.

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    1. Per me il gossip vale zero, non m'interessa e non lo seguo... quindi il mio commento verte esclusivamente sul film: purtroppo sì, anche Clooney è caduto nelle sabbie mobili della retorica e solo la buona fede che gli attribuisco fa sì che non lo stronchi al 100%. Il problema è che il film oltre a essere retorico è pure brutto: siamo lontani anni luce da opere come 'Salvate il Soldato Ryan' o 'The Hurt Locker', anche quelle ideologicamente inaccettabili ma tecnicamente ben più valide.

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  4. Ne state parlando tutti così male che mi avete fatto passare la voglia di vederlo

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  5. Almeno ha il pregio di esaltare la bistrattata classe dei letterati. Ma lo salto. Next please!

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    1. E' vero, Alessandra: uno dei pochi meriti del film è quello di far luce su una vicenda poco conosciuta e saltata a piè pari dai libri di storia. Una vicenda di per sè affascinante e che rivela un aspetto insolito della guerra... un plotone di letterati che rischia la vita in nome della cultura. Il rammarico per non averne tratto un buon film è grande!

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  7. Ancora non l'ho visto, ma cercherò di farlo il più presto possibile, perchè Clooney non è solo un divo, sarà anche un americanata il film come dici tu, ma per lui vale sempre la pena passare due orette con un suo film :)

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  9. A me non è dispiaciuto, anche se i difetti che tu citi sono innegabili. Secondo me Clooney voleva fare un film a metà tra Inglourious basterds e Ocean's eleven, ma non ci è riuscito, anche perché il materiale che aveva era enorme. Tra l'altro, dopo la visione del film, ho recuperato il libro da cui è tratto ed è stata una lettura molto piacevole (in po' meno retorica e un po' più sincera del film di Clooney).

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    1. Non ho difficoltà a credere che il libro sia più obiettivo e meno retorico del film. Infatti è proprio questo il problema: gli americani hanno la retorica e il nazionalismo nel dna, si sentono allo stesso tempo salvatori e padroni del mondo. Onestamente da uno come Clooney, che ha diretto 'Le idi di marzo' e 'Good Night and good luck', non me l'aspettavo. Ma si vede che per un americano l'obiettività è proprio impossibile (anche quando, lo ripeto, è innegabile la buona fede)

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    2. Scusate l'intromissione. Riflettevo sul fatto che in Europa (ma anche in Oriente) quando si fanno film storici si è più obiettivi. Guardate ad esempio all'Inghilterra: nel 1942 fece "Duello a Berlino" che criticava tanto la Germania quanto l'Inghilterra e fu infatti censurato. Anche nei film dichiaratamente ruffiani come "Il discorso del Re" sono sempre abbastanza onesti, tanto che tale pellicola non la si può definire un'agiografia, non manca infatti di criticare la stessa corona e gli stessi reali, compreso Re Giorgio, per il suo lato un po' snob, anche se ovviamente ne esce bene, ma anche questo è vero: Re Giorgio VI fu indubbiamente un ottimo re e una brava persona. Discorso simile vale anche per "Elizabeth" (parlo di quel del 1999, non dell'orrido sequel), che in linea generale è un discreto prodotto, non manca di denunciare gli intrallazzi di corte, tanto che qualcuno all'epoca lo definì: "Un Padrino in salsa monarchica". L'unica concessione forte alla ruffianeria è lo stupidissimo finale dove si rimarca la favoletta della regina vergine, ma, debbo dire, che altrove ho visto che gli inglesi ci sanno giocare su e la sanno pure massacrare ben bene. Scusate il malloppo.

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    3. E' verissimo, Silvia. La vecchia Europa, che tante ne ha viste e tante ne ha passate, è certamente molto più obiettiva: conosce bene il valore della Storia, la sua portata e le sue implicazioni, e certamente ogni regista europeo è condizionato (positvamente) da questo fardello morale. Non altrettanto si può dire degli Stati Uniti, nazione giovane e con poco passato, che forse non ha fatto in tempo ad elaborare l'importanza della memoria e del ricordo. Ma sai qual è la cosa più incredibile? Che la faziosità si limita esclusivamente al cinema storico, mentre in altri (insospettabili) campi non è affatto così: ieri sera sono andato a vedere con un mio amico l'ultimo 'Capitan America', non avevo niente da fare e, per una serata di puro svago, ero anche disposto a sorbirmi un fumettone nazionalista e guerrafondaio. E invece, con mia grandissima sorpresa, ho assistito a un film di tutto rispetto nient'affatto perbenista verso la politica a stelle e strisce...probabilmente dovuto proprio al fatto che i 'comics' (e quindi le nuove generazioni), a loro modo, sono mentalmente molto più avanti.

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    4. Esatto Sauro. Sai che a me successe una cosa simile l'anno scorso quando vidi Iron Man 3 al cinema? Andai al cinema pensando di divertirmi e basta, poi lo sai ho un debole per Robert Downey Jr, invece sono rimasta stupita dalla feroce autocritica alla politica guerrafondaia americana. Non dico che sia un capolavoro come film, bisogna prenderlo per quello che è, come già dissi all'epoca, però bella frecciata potente. Non so se l'hai visto. E quanto ad altri campi in cui critica io noto per esempio che le serie tv sono veramente un altro campo dove bacchettano alla grande, oltre ad esempio, alle mie amate Fringe e Sons of Anarchy, ammetto, per amore di onestà, che lo fanno in Breaking Bad, The Bridge (forse hai intravisto ieri l'articolo che ho fatto per il giornale per cui lavoro), Newsroom (questa serie fa un attacco frontale alla stampa americana) e ho visto che lo fanno in una nuova siticom "Mom", di cui ho intravisto la trama, per lavoro e mi ha stupito positivamente considerando che è una sitcom. Tornando al discorso fumetti, ti consiglio di dare un'occhiata, se non l'hai fatto, anche a "X-Men - First Class", anche lì bella critica e film veramente bello. Una spanna sopra tutti i cinecomics visti finora. Grazie per il consiglio su Capitan America, lo recupero. Anche se prima voglio vedere Her (sai che amo lo sci-fi) e Storia di una ladra di libri. Un caro saluto ;) p.s: naturalmente condivido il tuo raffronto sull'obiettività europea, essendo appunto noi europei "vecchi" capiamo di più i nostri errori, si vede.

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    5. Come sai non seguo le serie tv (purtroppo non ho nè il tempo, nè la predisposizione per farlo... e, non avendo Sky, neppure i mezzi per vederle) ma ti credo in parola, mi fido del tuo senso critico. Non ho visto Iron Man, come non ho visto quasi nessun altro film di supereroi (Batman a parte) ma, alla luce di quello che ho visto ieri sera e delle tue parole mi impegnerò a recuperarlo (e non solo lui). Questo per ribadire, per l'ennesima volta, che in fatto di cinema non bisogna mai avere pregiudizi di nessun tipo. Grazie del commento!

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