sabato 15 febbraio 2014

ALL IS LOST



(id.)
di J.C. Chandor (Usa, 2013)
con Robert Redford
durata: 104 min.


Il Vecchio e il Mare, in mezzo al niente. La natura matrigna, infida, violentata più o meno consapevolmente dall'Uomo. E, appunto, l'Uomo. Di cui non si sa nulla: nè il nome, nè da dove venga, nè che cosa ci faccia da solo in mezzo all'oceano su una barca da turismo. Centoquattro minuti di film dove si ascoltano a malapena una trentina di parole. Una, la più banale e drammatica ("fuck!!") risuona come un grido di disperazione quando tutto (sembra) perduto. Poi più nulla. Solo l'acqua e la sua implacabile immensità, il silenzio spettrale e nemico, a far da contraltare a un paesaggio mozzafiato.

Già, il silenzio. Quello stesso silenzio che qualche mese fa avevamo già 'ascoltato' in Gravity, altra parabola sulla sopravvivenza e la primordialità umana. Per certi versi All is lost ne è la versione terrena (anzi, marina), pur se ancora più esasperata e simbolica. Il regista J.C. Chandor con il suo film precedente, Margin Call, ci aveva messo in guardia da una (dis)umanità incentrata solo sui princìpi della finanza malata. Qui ci ricorda che siamo nudi di fronte alla vita, pagliuzze in mezzo all'oceano, in un'opera complessa ma incredibilmente affascinante, coraggiosa, per certi versi epica, di grande tensione emotiva, capace di ricordarci in ogni istante la fragilità dell'uomo e, nel contempo, il suo tenace attaccamento alla Vita, il suo istinto di sopravvivenza che è e rimane uno dei grandi misteri della natura.

Come in Margin Call, anche All is Lost racconta di una sciagura all'apparenza inimmaginabile: là c'era un colosso bancario che si scopriva improvvisamente dai piedi d'argilla, travolto dalla crisi economica. Qui abbiamo un uomo su una bella barca da diporto, modernissima, dotata di ogni comfort, che viene improvvisamente speronata da un container alla deriva... un incidente tanto banale quanto assurdo, che fa precipitare tutto: lo scafo comincia a imbarcare acqua, le strumentazioni di bordo vanno fuori uso, la radio è muta, diventa impossibile lanciare un sos. In pochi minuti le certezze si sgretolano, quasi a ricordarci la provvisorietà della vita stessa, nonchè lo stupore e la rabbia di chi, fino a un secondo prima, si sentiva invincibile.

All is lost è un film particolarissimo e controcorrente, tecnicamente ben riuscito nonostante, forse, non sia del tutto verosimile. Così come non lo era Gravity. Ma certo è un difetto veniale per una pellicola che non vuole stupire per il suo realismo, bensì farci riflettere profondamente sui valori fondanti della nostra esistenza. Lo fa con un taglio classico e originale nello stesso tempo, alla stregua di Moby Dick o Vita di Pi, ma con spunti registici assolutamente personali. Senza trascurare, ovviamente, la straordinaria performance del suo unico protagonista: il quasi ottantenne Robert Redford che, seppur con la faccia sempre più rugosa e devastata dai lifting, ha ancora una presenza scenica e un carisma che fanno impallidire tanti illustri colleghi più giovani. E' davvero assurdo che l'Academy si sia dimenticata di lui e di questa performance. Ma voi, se potete, non fatelo. E correte al cinema.

17 commenti:

  1. Registicamente strepitoso, commercialmente coraggioso, eppure troppo freddo, e limitato quanto Gravity.
    Tra l'altro, sei tra i pochi - e mi ci metto - nella blogosfera ad averlo salvato dal massacro.

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    1. Per certi versi lo ritengo perfino superiore a 'Gravity' (che pure mi era piaciuto) in quanto ancora più asciutto, essenziale e meno commerciale (mancano i gigioneggiamenti di Clooney, tanto per capirci). Concordo sul fatto che ci siano virtuosismi di regia assolutamente pregevoli, mentre non l'ho trovato affatto freddo. A meno che non s'intenda per freddezza un certo rigore di fondo e la messinscena spartana... che, a mio giudizio, sono pregi.

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  2. Sei il primo ad averlo promosso in questa maniera, ed uno dei pochissimi che è andato al di là del 'è noioso'. Premettendo che non ho visto il film, trovo davvero elogiabile il fatto che tu sappia vedere certi aspetti di certe pellicole, il che mi fa ricordare perché (nonostante non sempre concordi con te, ma è naturale) seguo il tuo blog!

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    1. Io credo che il concetto di 'noia' sia molto diverso a seconda del carattere e dei gusti di ciascuno di noi. Personalmente non capisco come possa dirsi noioso un film che è di una tensione emotiva eccezionale, fin dai primi minuti. Poi, è chiaro, bisogna sempre aver ben presente ciò che si sta per vedere: a un film del genere non ci si può andare col secchiello di popcorn in mano e bibita ghiacciata nell'altra, come se ci apprestasse a vedere il seguito di 'Titanic'. Se poi lo si stronca per l'inattendibilità, per il finale (apparentemente) scontato, per chi ci vede influssi 'new-age', possiamo parlarne (be volentieri). Ma ridursi a dire 'è noioso' non è una seria critica cinematografica.

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  3. Ho idea che oltre al film ad essere controcorrente siamo anche noi, visto che come dice Ford il film non sembra essere piaciuto a nessuno nella blogosfera. Io l'ho apprezzato moltissimo: si parla di grandi questioni qui, ma senza pose intellettuali. Grandioso.

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    1. Negli ultimi tempi, purtroppo, non ho avuto molto tempo per leggere e seguire tutti i blog che vorrei. Però sinceramente mi stupisce il fatto che, come dite, questo film è stato stroncato quasi da tutti. Certo non è un film 'commerciale' (per ovvie ragioni), non può aspirare a un grande pubblico, ma io ci ho trovato tanti interrogativi e tanti spunti su cui riflettere, domande che sono poi alla base di ognuno di noi. E lo fa, come dici giustamente te, senza puzza sotto il naso. Comunque qui siamo già in tre a parlarne bene... :)

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  4. Non l'ho ancora visto, ma parto abbastanza prevenuta e, conoscendomi, temo che potrò patirlo...

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    1. Tu sei quella che parte (quasi) sempre prevenuta su (quasi) sempre tutto... scherzo! :) Il bello è che poi ci si può stupire e ricredere. E magari succede pure!

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    2. ah ah ah ah ah! Hai ragione Kris. Che ci vuoi fare? Noi vecchie zitelle un po' acide abbiamo sempre da ridire! :)

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  5. per me non è assolutamente un film controcorrente.
    anzi, è facile fare una robetta del genere, senza idee, senza sceneggiatura, senza niente e spacciarla per un'opera d'autore. cosa che non è, ma è solo un finto-documentario mal riuscito.
    peggio persino di gravity.
    e robert redford non cambia espressione dall'inizio alla fine, altroché oscar.
    solo perché si fa un film estremo, non significa che sia per forza coraggioso o interessante...

    e poi sarà anche vero che il concetto di noia è relativo, ma vedere un vecchietto solo in mezzo al mare che non parla con nessuno per 1 ora e 40 io non lo metterei tra le esperienze più divertenti immaginabili eheh :)

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    1. Nessuno ha parlato di cinema d'autore... che poi non sa mai bene cosa voglia dire. E se non ti era piaciuto Gravity è normale che non ti piaccia neppure questo: apprezzo, senza scherzi, la tua coerenza. Però:
      - difficilmente si può considerare 'divertente' una tragedia, anche quella di un 'vecchietto' in mezzo al mare. Su questo - vedi? - siamo d'accordo.
      - Il film per me è coraggioso perchè non è facile al giorno d'oggi girare una pellicola praticamente muta, con un unico protagonista, piena di riflessioni sull'essenza umana. Può non piacere, ma non si può negare il coraggio del regista.
      - Tu dici che è un film 'senza niente', io dico che in questo film c'è tantissimo: c'è una regìa magistrale e controllata, mai eccessiva. Il fatto che non ci siano dialoghi non significa che non ci sia sceneggiatura: ovviamente lo script è stato per forza molto libero, ma il film ha una struttura e una circolarità ben definita e per niente lasciata al caso.
      - Sul fatto, poi, che Redford non cambi mai espressione... è la stessa critica che i detrattori gli rivolgono da cinquant'anni! Io in quelle rughe ci ho visto la paura, la speranza, il dolore, l'ineluttabilità, l'istinto di sopravvivenza. Questione, probabilmente, di sensibilità.
      - Riguardo la noia, poi, beh sì... sono sempre più convinto che sia un concetto unicamente personale. E qui sto per darti, probabilmente, un'altra grande delusione: ho visto un film di due ore con un cantante folk disadattato che se ne va in giro per l'America a strimpellare brandelli di note in locali di terz'ordine. Mi stavo quasi per addormentare. Anche se alla regìa c'erano i Coen...

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    2. a me a proposito di davis è piaciuto abbastanza, ma in generale i film dei coen sono per me parecchio noiosi.

      coraggioso girare un film muto?
      bah, oddio, dopo the artist sta diventando una moda...
      di pellicole incentrate su un protagonista solitario alle prese con un'esperienza estrema ne abbiamo poi a bizzeffe, oltre a gravity anche 127 ore, vita di pi, tutti i thrillerini survival come buried. quindi io questo coraggio non lo vedo proprio, vedo anzi una tendenza che ha parecchio stufato.

      quanto alla sceneggiatura di all is lost, secondo me è penosa, ma penosa forte, non per l'assenza di dialoghi, ma perché è di una banalità sconcertante. capitano tutte le disavventure classiche di una tragedia di mare: lo speronamento, la tempesta, il tentativo di comunicare fallito...
      poi per ben 3 volte passa una nave che potrebbe salvare il protagonista: che fantasia, quante invenzioni di sceneggiatura sorprendenti! :)

      e se a redford è da 50 anni che dicono che inespressivo, sarà forse perché è vero? ahah

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    3. Redford per quasi cinquant'anni ha dovuto subire i pregiudizi di chi lo considerava bellissimo e decerebrato, sorte comune a tanti sex-symbol di Hollywood. Poi ha vinto un paio di oscar da regista, ha fondato il Sundance e si è rifatto la faccia (con esiti disastrosi). Nonostante tutto è ancora uno degli attori e registi più influenti dagli Stati Uniti. Credo che qualche merito ce l'abbia.
      Per il resto, sì... continuo a dire che questo è un film coraggioso: gli esempi che hai citato (a cominciare da The Artist, film che comunque ho apprezzato moltissimo) sono tutte pellicole piuttosto fini a se stesse, belle ma sterili. Questo è un film molto filosofico (che certamente può non piacere) e che rischia parecchio di più. E una sceneggiatura che stimola queste riflessioni per me è ben fatta.

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  6. caro Sauro, stavolta siamo dalle parti opposte della barricata: questo film l'ho patito tantissimo pur riconoscendo il carisma a Redford ( se ci fosse stato un altro al suo posto avrei abbandonato dopo 10 minuti) e pur riconoscendo meriti tecnici sui quali non discuto. Il resto lo discuto. Mi sembra un film velleitario, e poi 'sto marinaretto che aveva sempre la soluzione giusta al posto giusto dopo un po' cominciava a stare sulle balle. Non sono riuscito ad empatizzarlo. Vogliamo poi parlare del finale? neanche Cameron in Titanic aveva osato tanto....in termini di resurrezione...

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    1. Ciao bradipo! Ogni tanto capita di non essere d'accordo, è il sale di questa nostra passione! Io non ho trovato affatto velleitario questo film, ma come ho detto sopra dipende probabilmente dalla sensibilità personale. Sul fatto poi che il povero Redford abbia sempre la soluzione giusta... beh, a giudicare da come gli vanno le cose non direi proprio! (anche se, lo ammetto, qui la legge di Murphy è davvero spietata :D ). Quanto all'epilogo (che non voglio spoilerare) direi che è sulla falsariga di quello di Gravity: è simbolico, e quindi dobbiamo accettarlo. Va letto comunque nel contesto del film.

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  7. Io seguo i vostri blog perché adoro il cinema...ma ancora di più chi è capace di parlarne e di sviscerarlo come fate voi...complimenti davvero!

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    1. Ma grazie! Grazie davvero... i complimenti fanno sempre piacere e sono il 'gerovital' per i nostri blog :) ma esprimiti pure anche tu, commenta e facci sapere le tue opinioni: il cinema è bello (anche) perchè ognuno può dire la sua!

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