lunedì 17 febbraio 2014

A PROPOSITO DI DAVIS

(Inside Llewyn Davis)
di Ethan e Joel Coen (Usa, 2012)
con Oscar Isaac, Carey Mulligan, Justin Timberlake, John Goodman, Garrett Hedlund
durata: 105 min.


Domanda molto retorica: si può definire brutto un qualsiasi film dei Coen? Risposta di rito: no, nemmeno se lo facessero apposta. Seconda domanda, un po' meno retorica: pur apprezzandone il valore stilistico e tecnico, può un film dei Coen lasciarti del tutto indifferente? Risposta sincera: certamente sì, eccome. A dispetto di tutto, della critica quasi unanimemente positiva, degli apprezzamenti entusiastici dei colleghi blogger, della messe di premi raccolti in tutto il mondo, al sottoscritto quest'ultimo film dei fratelli più famosi del cinema contemporaneo non ha lasciato dentro praticamente nulla, salvo un paio di battutine velenose e una manciata di canzoni d'epoca...

Chi scrive, lo sapete, ha sempre giudicato i film col cuore e con la pancia prima ancora che con la testa: per questo, nonostante la regìa raffinata e squisitamente autoriale nonchè un'innegabile eleganza nella confezione (che va riconosciuta) questo A proposito di Davis ci è scivolato addosso senza lasciare tracce sulla pelle, come la migliore delle creme solari. Non (ci) bastano infatti le belle prove degli attori protagonisti e una fotografia splendida e sorprendentemente vintage (ottenuta virando i colori in un simil-bianco e nero d'annata) a farci amare una pellicola lenta e compiaciuta, intellettualoide e pretenziosa, del tutto incapace di emozionare lo spettatore.

Un  difetto non da poco, a nostro giudizio, per un film che racconta la biografia (inventata) di un personaggio romantico e sognatore, un cantante folk tenero e spiantato che se ne va in giro per gli States cercando di vivere del proprio lavoro in un'epoca non ancora pronta ad ascoltare la sua musica. Un soggetto del genere dovrebbe colpirti al cuore, dovrebbe farti provare tenerezza e simpatia per un guitto così sfortunato e malinconico, che non ha una casa, vive sulla strada, salta da un divano all'altro e ingoia ogni umiliazione pur di non rinunciare al suo sogno... l'ennesima rivisitazione del crollo dell'American Dream. Invece A proposito di Davis si trascina stancamente attraverso l'abusata struttura del road-movie, tra citazioni colte e una colonna sonora 'ad hoc', rimanendo però assolutamente freddo e impersonale, prigioniero del suo manierismo, nonostante le ottime prove di tutti gli attori (a cominciare dal protagonista Oscar Isaac fino ai camei di John Goodman, Garrett Hedlund e Justin Timberlake).

Per onestà intellettuale, devo però ammettere che la scarsa competenza musicale del sottoscritto non ha certo agevolato l'empatia con questa pellicola, in cui la musica non solo è fondamentale come partitura ma è anche al centro della narrazione: è attraverso le sue canzoni, infatti, che Davis esprime il proprio carattere e la propria personalità (invero piuttosto decadente). In un certo senso ci sentiamo proprio come lui nel finale del film, quando in mezzo ai fumi dei sigari e ai fiumi dell'alcool, vede materializzarsi sul palco la sagoma di un musicista che ricorda tanto qualcuno... di molto importante! Qualcuno di fronte al quale non si può fare altro che sedersi e ascoltare, capendo di essere terribilmente inadeguati al suo cospetto. E' l'unico momento in cui, davvero, si respira autenticità ed emozione, vere latitanti in un film che ci riporta alle atmosfere popolari di Fratello, dove sei? senza però raggiungere le vette di allora. Succede.

14 commenti:

  1. Come scrissi all'epoca della visione, per me semplicemente un film "carino". Ma, trattandosi dei Coen, non mi basta.

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    1. (e non partivo nemmeno prevenuta, pensa!)
      ;)

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    2. Beh, in questo caso la prevenzione era giustificata... :))
      Scherzi a parte, non avrei mai pensato di annoiarmi vedendo un film dei Coen. Non mi era mai successo.

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    3. Annoiata no, ma, complice la mia ignoranza nell'ambito della musica folk, non l'ho sicuramente apprezzato come probabilmente avrebbe meritato.
      Oppure l'ho apprezzato per quello che era, un film... carino, ma molto poco coeniano.
      E poi Davis pare quasi che ci sguazzi, nella sua condizione di perdente...

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    4. Stessa considerazione che ho fatto io... probabilmente è un film per soli 'cultori' del folk. Indubbiamente è molto manieristico, cerebrale. Ma non credo che possa davvero 'arrivare' a tutti.

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  2. Una delle poche volte in cui ci ritroviamo a percepire un film in maniera completamente diversa.
    Per me una visione intensa e profonda a proposito dei losers e del concetto dell'uno su mille ce la fa.

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    1. Ciao Ford, ho letto la tua recensione e ti ribadisco che probabilmente sono io a non aver capito fino in fondo questa pellicola. Inoltre, la mia scarsa competenza in materia musicale non ha agevolato la comprensione. Proverò a rivederlo prima o poi, chissà che il giudizio non cambi radicalmente...

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  3. io salvo il gatto e Carey Mulligan, il resto troppo terra terra, non è da fratelli Coen, succede anche ai migliori

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    1. Lo credo anch'io. Comunque gli attori sono bravi, tutti non solo il gatto :) però davvero non è riuscito a trasmettermi niente. Può succedere sì!

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  4. In effetti mi stupisce questo tuo distacco... comunque il film lo andrò a vedere, giusto per confrontarmi.
    Mauro

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  5. E' strano, io non è che sia un fan accanito dei Coen. Ci sono loro film che amo alla follia, come L'uomo che non c'era e Fargo, senza cosiderare The big Lebowsky. Inside Llewyn Davis ha richiesto due visioni: la prima per farmelo piacere, la seconda per farmene innamorare. Ho apprezzato pienamente tutto di questo film: la storia circolare, la fotografia a metà tra il bianco e nero e il seppia molto vintage, la colonna sonora, gli attori. Veramente era un sacco di tempo che non mi capitava di amare un film come ho amato "A proposito di Davis". Tutto quello che questo film non ha lasciato a te, Kris, lo ha lasciato a me!!! E non è che lo faccio per unirmi alla massa acclamante solo perchè "fa figo dire che i Coen fanno solo capolavori", ma secondo me questo è uno de migliori film dei Fratelli.

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    1. Anche a me i film dei Coen sono piaciuti (quasi) tutti: quelli che tu hai citato sono dei cult assoluti (ai quali aggiungerei pure 'Il Grinta'). Eppure questo non mi ha preso, può succedere... dipende forse dalla predisposizione, dal carattere, dalla sensibilità e anche dal momento in cui si vede. Tranquillo, non penso affatto che tu lo esalti perchè 'fa figo'. Io come detto proverò a rivederlo tra un po', e chissà che non cambi opinione...

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  6. i film dei coen possono essere brutti, altroché.
    a serious man ad esempio faceva davvero pena :)

    questo invece è uno dei pochi che mi sono piaciuti. ma più per merito delle canzoni, del gatto e di carey mulligan che non loro...

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    1. Lo penso anch'io. Un altro dei (pochi) film che non mi è piaciuto dei Coen è 'Ladykillers' , e nemmeno 'Prima ti sposo poi ti rovino' mi aveva entusiasmato (anche se non posso comunque definirli 'brutti'). Ma quelli erano film dichiaratamente commerciali, fatti solo per mettersi un po' di soldi in tasca e amen. Questo invece è molto autoriale e molto raffinato. Eppure non mi ha scaldato il cuore... a differenza di tanti altri.

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