Oltretutto, la vittoria di Sorrentino era tutt'altro che scontata. Anzi. I concorrenti erano tanti e temibili, a cominciare dallo strombazzatissimo La vita di Adèle, esagerata (a nostro avviso) Palma d'Oro a Cannes e rimasto clamorosamente a bocca asciutta. E c'erano anche lo splendido Searching for Sugar Man dello svedese Bendjelloul, il rumeno Il caso Kerenes, lo spagnolo Blancanieves, fino ad Anna Karenina di Joe Wright e Nella Casa di François Ozon. Insomma, avversari di tutto rispetto che impreziosiscono ancora di più la vittoria di Sorrentino: che, non dimentichiamolo, è in lizza anche per l'oscar americano. Non ci facciamo illusioni, lì sarà molto più dura a causa delle logiche di mercato hollywoodiane e di una concorrenza che viene da tutto il mondo, ma certo questo risultato farà acquistare molti punti al regista partenopeo. Incrociamo le dita...
Ma aldilà dei premi, che sono comunque importanti, il risultato degli EFA è emblematico della condizione del nostro cinema: mortificato e bistrattato in patria, esaltato e riconosciuto all'estero. Noi italiani, si sa, siamo da sempre campioni di autolesionismo e pretenziosità: anzichè promuovere e incoraggiare le nostre opere e i nostri artisti facciamo di tutto per mettergli i bastoni fra le ruote. Non ci sono soldi per il cinema (e la cultura in generale), ci divertiamo a massacrare i nostri film ai concorsi nostrani (non dimentichiamo la vergognosa gazzarra che ha accolto Gianni Amelio all'ultima Mostra di Venezia), e anche se un film è bello e importante perfino per la critica, spesso e volentieri cerchiamo di non farlo vedere... D'altronde, non scordiamoci che La Grande Bellezza è proprio lo specchio del nostro amato/odiato paese, l'amara presa di coscienza del malcostume italico. La Roma ossessivamente bella e ignobilmente cafona dipinta da Sorrentino è il simbolo di una nazione che sta buttando via tutte le sue straordinarie potenzialità. Che noi non riusciamo a vedere.
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