(The Angels' Share)
di Ken Loach (GB, 2012)
con Paul Brannigan, John Henshaw, William Ruane, Jasmin Riggins, Gary Maitland, Roger Allam
VOTO: ****/5
Anche la meravigliosa e poverissima Scozia possiede un suo tesoro: è liquido, e si fa con la torba, il malto e il lievito: la 'parte degli angeli' non è altro che la piccola quantità di whisky che evapora nell'aria durante il processo di fermentazione, e nel colorito slang locale viene simpaticamente considerata il 'pizzo' da pagare al Padreterno per aver regalato a noi poveri mortali la ricetta del prezioso nettare. Basterebbe solo questo assunto per farci amare l'ultimo film del 'compagno' Ken Loach, che a 76 anni continua imperterrito e coerente a fare il cinema che vuole, forse meno 'arrabbiato' di un tempo ma sempre pervicacemente dalla parte di chi non ha voce in capitolo nella scala sociale.
I veri angeli stanno soprattutto sulla terra, sembra dirci l'ateo Ken: nella fattispecie sotto le spoglie di Harry, bonario e corpulento assistente sociale, grande esperto di whisky, che trasmette la propria passione al gruppetto di poveracci che ha in affidamento, scorrazzandoli per tutta la Scozia in giro per distillerie. Tra questi il più sveglio e smaliziato è il giovane Robbie, cresciuto nei bassifondi di Glasgow e padre di un figlio appena nato al quale vorrebbe assicurare un futuro migliore. Sebbene all'inizio Robbie segua Harry soltanto per poter bere a sbafo durante le degustazioni, ben presto il ragazzo si appassiona alla materia, scoprendo di avere un ottimo 'naso' nel riconoscere il whisky. Finchè un giorno, durante un incontro, viene a sapere che a pochi chilometri da Edimburgo si terrà un'asta per aggiudicarsi un'intera botte del miglior whisky del mondo, valutata oltre un milione di sterline...
A questo punto possiamo divertirci a trovare ne La parte degli angeli tutti i rimandi cinefili che vogliamo: a partire da Paul, Mick e gli altri, dello stesso Ken Loach, per il tono scanzonato e lieve del film e per lo 'spirito di solidarietà' che s'instaura tra i protagonisti. Oppure, perchè no, anche Miracolo a Le Havre di Kaurismaki (fu il film natalizio di qualità dell'anno scorso) per la tenerezza e la dignità col quale 'Ken il rosso' riesce a descrivere una realtà dura e squallida come quella delle periferie urbane d'oltremanica. Ma, consentitecelo, a noi questa pellicola pare proprio (ci piace crederlo) un affettuoso omaggio a I soliti ignoti, uno dei nostri film più belli, importanti e imitati al mondo: Loach confeziona infatti una trama spassosissima e goliardica, che altro non è che la cronaca del tentativo di furto che potrebbe rivoltare come un calzino la vita del gruppetto di disperati, i quali si mettono in testa di rubare la preziosissima botte con un piano tanto ridicolo quanto geniale...
Ovviamente non vi diciamo qui come andrà a finire, nè del resto questo è importante. Quello che conta è lo spirito del film, lucidamente coerente con il Loach-pensiero: in un mondo dove aumentano le diseguaglianze sociali, e dove la politica non solo non fa niente per limarle ma, anzi, si scopre sempre più impotente e distante dalle categorie più deboli, l'unica speranza è affidarsi all'umanità della gente: noi che stiamo meglio abbiamo il dovere di dare una possibilità a chi sta economicamente sotto di noi. Che non vuol dire elemosina o commiserazione, ma un aiuto concreto per aiutare queste persone a camminare con le proprie gambe.
Se proprio non sapete come fare, lasciate perdere i cinepanettoni e andate a vedere La parte degli angeli: non vi cambierà la vita, ma vi farà stare meglio e, magari, vi farà venire qualche idea.
Decisamente il vero film di Natale e una delle pellicole migliori dell'anno dove K. Loach riesce a trasformare il dramma in commedia come pochi riescono a fare.
RispondiEliminaE' vero. E' il migliore film di Loach dai tempi de 'Il vento accarezza l'erba'... di una leggerezza e una vitalità inaspettata per un giovanissimo signore di 76 anni :-)
EliminaDa vedere assolutamente :)
RispondiEliminaConcordo ;-)
EliminaFilm bellissimo, intenso e sentito, leggero e profondo.
RispondiEliminaUno dei migliori film dell'anno.
Opinioni pressochè unanimi, dunque. E' un film che non divide e questo è molto importante: perchè quello che conta nei film di Loach è soprattutto il messaggio sociale e umanitario che ti lasciano. Qui, oltretutto, si respira anche ottimo cinema: cosa voler di più? :-D
Eliminanella preziosa evaporazione si sente il profumo della speranza
RispondiEliminaBellissimo commento, grazie! Ho dato anche uno sguardo al tuo blog... ti seguirò :-) e tu, ovviamente, puoi fare altrettanto :-)
EliminaLoach è sempre Loach, anche quando fa film apparentemente più leggeri come questo: il suo sguardo di fondo verso gli ultimi della classe è sempre lo stesso. Non è vero che invecchiando si è addolcito come dicono molti, ha semplicemente cambiato il suo atteggiamento verso una classe politica che è anch'essa immutabile. Prima era duro e diretto, adesso è sarcastico e malinconico, ma la sua denuncia verso le ingiustizie è tuttora coerente con il suo cinema.
RispondiEliminaEsatto, sono completamente d'accordo! Non è il 'taglio' cinematografico che conta ma quello che si rappresenta. E Loach è da sempre coerente con la sua visione di società: la sua recente uscita contro il Torino Film Festival (giusta o sbagliata che sia) sta lì a dimostrarlo. Si potrà amarlo o meno dal punto di vista cinematografico (e noi lo amiamo, a scanso di equivoci) ma non si potrà mai discutere l'uomo.
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