di Leonardo di Costanzo (Italia, 2012)
con Alessio Gallo, Francesca Riso, Salvatore Ruocco, Carmine Paternoster
VOTO: ***
Si può dire che L'intervallo è un un film di interni in quanto è girato tutto in un unico luogo, l'ex ospedale psichiatrico della città partenopea, dove un giovane scugnizzo che ha lasciato troppo presto la scuola (e che sbarca il lunario vendendo granite) viene incaricato dal boss mafioso locale di 'sorvegliare' una ragazzina coetanea che ha 'osato' contravvenire ai suoi ordini, fidanzandosi con un ragazzo della famiglia rivale. Per punizione la fanciulla è stata rinchiusa a tempo indeterminato nell'edificio in rovina, destinata a rimanerci fino a che non tornerà sulla sua decisione.
La ragazza, ribelle e per niente rassegnata ad accettare il futuro già scritto dalla camorra, dapprima si scontra col carattere mite e ingenuo del suo improvvisato 'carceriere', deridendolo e disprezzandolo per la sua goffaggine. L'altro dal canto suo non vuole saperne di metterla a suo agio, preoccupandosi solo di riavere il suo carretto, unico strumento di lavoro e di reddito, preso in ostaggio dai delinquenti. Ma la giornata è lunga, e piano piano la convivenza forzata tra queste due anime candide e dannate nello stesso momento, si rivelerà utile per accettarsi, capirsi e condividere la squallida esistenza a cui sono stati entrambe condannate. E forse, alla fine della reclusione (dove la ragazza accetterà di piegarsi alla volontà del boss, lasciando il fidanzato-rivale) ognuno farà forza all'altro, e insieme (forse) troveranno il coraggio di sfuggire al proprio destino.
L'intervallo è un piccolo film di grandi attori (straordinari i due giovani interpreti, Alessio Gallo e Francesca Riso, entrambi debuttanti) che ha il merito di mostrarci con toni leggeri e delicati quanto sia difficile oggi, per chi abita in certe zone del nostro paese, solo poter 'pensare' di vivere un'esistenza normale. Lo fa con ironia, delicatezza, rispetto, non mancando tuttavia di farci percepire con mano cosa significhi vivere in posti impregnati di 'cultura' mafiosa fino al midollo, e del coraggio necessario per tirarsi fuori. Una pellicola che non avrebbe certo sfigurato in un Concorso ufficiale quest'anno abbastanza deludente, magari al posto della Comencini di turno... Anche se, diciamola tutta, per film come questo la vera vittoria non sono i premi dei festival quanto la possibilità di essere visti da qualcuno.
E allora.. correte a vederlo!
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