Tre film italiani, tre calci nel sedere ai disfattisti... E' un refrain macabro e ormai stantìo quello che ciclicamente annuncia la morte del cinema italiano, che poi guardacaso rinasce sempre dalle proprie ceneri come l'Araba Fenice. Viene il sospetto, quasi, che i primi nemici del cinema italiano siano proprio i critici, gli addetti ai lavori, tutti quelli cioè che col nostro cinema fanno lauti guadagni e poi sputano nel piatto in cui mangiano. Come spesso accade da noi.
Questo per dire che il caro vecchio cinema italiano, vituperato da tutto e tutti, in realtà offre molti segnali di risveglio e vitalità, più di quanti ne possiate immaginare. Ne sono la prova, ad esempio, questi tre film presentati a
Venezia che, nel loro piccolo (nel senso di investimento produttivo), hanno fatto riflettere, pensare e divertire gli spettatori. E scusate se è poco.
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'E' stato il figlio', di Daniele Ciprì |
E' stato il figlio è il film che segna l'esordio di
Daniele Ciprì come regista. Sepolti ormai i tempi (eroici) del sodalizio con
Franco Maresco, questa opera prima del cineasta siciliano ha sorpreso un po' tutti per il formato surreale e grottesco con cui è stata realizzata: un uomo rozzo e ignorante seppellisce la propria figlia, uccisa a causa di una pallottola vagante. Neanche il tempo di asciugarsi le lacrime che una 'soffiata' gli fa balenare l'idea di chiedere i danni all'assicurazione. Esaltato dalla possibilità, l'uomo si dà alla bella vita, spendendo i soldi ancora prima di averli intascati. Ma ovviamente non sarà così semplice farsi rimborsare... Cronaca sarcastica e feroce dello squallore e la miseria della provincia italiana del Sud, con Servillo al solito gigantesco e con un manipolo di ottimi attori.
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'Acciaio' di Stefano Mordini |
Da
Venezia 69 è passato anche
Acciaio, opera seconda di
Stefano Mordini (che ci era piaciuto molto con il film d'esordio,
Provincia meccanica). Tratto da un pessimo romanzo-bestseller della bolognese
Silvia Avallone, il film di
Mordini riesce (a differenza del libro) a dosare nel giusto modo l'aspetto'pruriginoso' (l'esistenza difficile delle due ragazzine protagoniste) e quello 'sociale' (il lavoro in acciaieria, le difficoltà della classe operaia), costruendo un buon film equilibrato e non ipocritamente morbosetto come il racconto della
Avallone: ottime le prove delle due giovanissime protagoniste (
Anna Bellezza e
Matilde Giannini, debuttanti assolute), un po' meno quelle di
Vittoria Puccini e
Michele Riondino. Ma si sa, l'occhio vuole la sua parte, commercialmente parlando...
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'Bellas mariposas' di Salvatore Mereu |
Molto carino anche
Bellas Mariposas, di
Salvatore Mereu. Curiosamente, anche qui i ruoli principali sono affidati a due ragazze adolescenti (
Sara Podda e
Maya Mulas, le 'farfalle' del titolo, anche loro esordienti) che, sempre come in
Acciaio, vivono non proprio nell'Empireo: la loro vita scorre infatti nei lugubri palazzoni popolari del rione Sant'Elia di Cagliari, in mezzo a piccoli e grandi problemi. Mereu porta sullo schermo una storia tanto incredibile, assurda, sconcertante, quanto realmente accaduta al 100% : la storia di una ragazzina più grande della sua età che deve difendere il suo fidanzatino dall'ira del fratello geloso che vuole farlo fuori. Fisicamente, intendo. E si fa sul serio. Meno male però che il film la butta sul lato grottesco e comico della vicenda, facendoci fare molte risate, pur se a denti stretti...
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