di Carlo Virzì (Italia, 2011)
Con Marco Cocci, Claudia Pandolfi, Alessandro Roja, Dario Cappanera, Corrado Fortuna, Catherine Spaak, Frankie HI-NRG MC
VOTO: ***
Per chi non lo sapesse, Carlo Virzì è il fratello meno noto del più celebre Paolo. E sempre per chi non lo sapesse, anche lui ogni tanto si diletta a fare il regista e lo sceneggiatore. Attività che svolge nei ritagli di tempo della sua 'vera' professione: che (anche questa per chi non lo sapesse) è quella del musicista: sono sue infatti quasi tutte le colonne sonore dei film del fratello, ma non solo... pochi sanno che ha addirittura un passato come leader della rock-band degli Snaporaz, pittoresco gruppo indie 'livornese doc' in attività fino all'inizio del nuovo millennio.
Legatissimo al fratello maggiore, e con un tale background sulle spalle, era quasi fisiologico prevedere che il giovane Virzì si sarebbe cimentato prima o poi in un'opera almeno in parte autobiografica, specie dopo un esordio da regista non proprio da ricordare (l'inconsistente e adolescenziale L'estate del mio primo bacio, pallido tentativo di far presa sul popolo dei 'Moccia-boys'). I più grandi di tutti è infatti la storia di un fantomatico gruppo rock di provincia (livornese, ovviamente), i Pluto, specializzati in musica demenzial-ribelle e andati avanti fino a metà degli anni '90, ritagliandosi perfino il wharoliano quarto d'ora di celebrità prima che litigi e dissapori tra i componenti ne causassero lo scoglimento.
Il film parte con un canovaccio consolidato: un sedicente giornalista musicale, nonchè fan sfegatato, decide di realizzare un documentario-revilval sulla band, contattando uno per uno i quattro componenti e 'costringendoli' (ovviamente dietro compenso) a ricostituire dopo quasi vent'anni il vecchio gruppo. Impresa non facile, perchè nel frattempo i quattro si sono cortesemente ignorati e ognuno è andato avanti per la sua strada, invero non troppo felice: Loris, il batterista, è sposato con prole ed è attualmente disoccupato. Sabrina, la bassista, fa la mantenuta dal marito inetto che non ama. Maurilio, in arte Mao, vocalist e 'anima' del quartetto, fa il barista spiantato in un locale notturno. Rino, il chitarrista, accudisce il babbo infermo e si è 'normalizzato' accettando un posto fisso da operaio...
Come si vede, la storia è certamente già sentita e di sicuro non sarà nemmeno l'ultima su questo argomento... eppure, nonostante ciò, I più grandi di tutti è un film che riesce a farsi piacere, sia perchè ha dalla sua un cast ben orchestrato (scusate il gioco di parole) di ottimi attori (Marco Cocci e Claudia Pandolfi su tutti), sia perchè ti accorgi subito che è un film sincero, spontaneo, e nonostante le apparenze, neanche troppo leggero: è tutto sommato un film sull' Italia di oggi, che racconta efficacemente il senso di spaesamento e la disillusione di una generazione di quarantenni che non riesce più a vedere un futuro roseo davanti a sè: in tutti e quattro i protagonisti infatti c'è una rabbia repressa, latente da tempo, a cui si accompagna un senso di frustrazione che, inevitabilmente, condiziona anche i rapporti umani.
Nella storia dei Pluto c'è la storia di quattro persone che si accorgono troppo tardi di aver fatto qualcosa di buono, di aver significato qualcosa di importante per qualcuno senza neppure saperlo, e di aver dilapidato una piccola fortuna fatta, se non di soldi, di creatività, affetto e rapporti umani. Adesso, a distanza di tanti anni, sono rimaste solo macerie e vecchi screzi. Più assomigliante a Se sei così ti dico sì piuttosto che a Quasi Famosi, il film di Virzì Jr. è strutturalmente naif, per certi versi scontato, eppure riesce a farci riflettere sul significato dell'amicizia, sul tempo che passa e sull'importanza del ricordo. Convincendoci (quasi) che quanto di buono si è fatto in passato non necessariamente dev'essere buttato alle ortiche.
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