Cari amici, siamo al secondo (e ultimo) appuntamento: questo pezzo
partecipa (modestissimamente) al concorso organizzato dalla Mostra Internazionale del Cinema di Pesaro
e riservato a tutti i blogger di ogni ordine e grado, allo scopo di
rendere omaggio alle personalità illustri ospitate dalla rassegna nel
corso della sua storia.
Se vorrete votare il mio articolo (fatelo! non costa niente...) basterà che chiediate l'amicizia alla pagina Facebook ufficiale della rassegna (che sarà subito accettata, è fatta apposta per questo) e cliccate il 'mitico' tastino 'mi piace' sul post riguardante questo pezzo. Vanno benissimo anche i commenti.
Quando? Da sabato 2 giugno (mattina) fino a martedi 5 giugno alle ore 19,00...
Vi ringrazio tutti quanti, in anticipo, per la collaborazione !!Habemus Moretti. E teniamocelo stretto, adesso e per molti anni ancora. Non sarà un mostro di simpatia, e nemmeno una persona 'accomodante', ma il suo lavoro lo sa fare eccome. Quello del regista, intendo. E pazienza se ancora qualcuno rifiuta di vedere i suoi film 'a prescindere', solo perchè politicamente schierato. Peggio per lui. Anche perchè il Moretti regista è immensamente più grande del Moretti 'politico', e non vedere Habemus Papam sarebbe davvero... un peccato originale!
Lasciate quindi a casa i pregiudizi e le antipatie personali, e correte al cinema a vedere il più bel lungometraggio del cineasta romano dai tempi di Caro Diario: un film che, restando in tema, è quasi un 'miracolo' per la leggerezza, la leggiadria, il rispetto e la fermezza nel trattare un argomento che, di questi tempi, è quasi rivoluzionario. Habemus Papam è, infatti, un film sull'inadeguatezza, sulla consapevolezza dei propri limiti, sul coraggio di avere paura. E in un mondo dominato dall'arrivismo, dalla competizione spietata, dalla voglia di prevalere sull'altro a qualsiasi costo, questa riflessione schietta, sincera e commovente sulla natura umana strappa applausi a scena aperta.
Questo film mi ha riportato alla memoria un lontanissimo ricordo d'infanzia: era il 1976, il sottoscritto aveva quattro anni e si ricorda ancora di quelle immagini televisive in bianco e nero, sfocate, accompagnate dalle imprecazioni abbastanza colorite di mio babbo, che mostravano lo svolgimento dell'ultima gara del Mondiale di Formula Uno di quell'anno. C'era Niki Lauda, su Ferrari, che a poche settimane dal terribile incidente subìto al Nurburgring (dove aveva visto la morte in faccia, restando quasi carbonizzato), era risalito in macchina e stava viaggiando verso la conquista del titolo: al pilota austriaco sarebbe bastato arrivare in fondo alla corsa per laurearsi campione, e sarebbe stato un miracolo considerato che aveva ancora sul viso le bende che lo proteggevano dalle ustioni ancora fresche. I media già preparavano i titoloni: un'impresa eroica, un risultato straordinario, epico... A un certo punto però sul circuito del Fuji, in Giappone, si abbatte un vero e proprio nubifragio. Tutti i piloti rientrano ai box per cambiare le gomme, anche Lauda. Che però non riparte, si slaccia le cinture e scende dall'auto. La sua dichiarazione è tanto laconica quanto sconvolgente: 'Ho paura'. Lo staff del Cavallino cerca disperatamente di convincerlo a ripartire: gli fanno capire che anche andando alla velocità di un tassista vincerebbe il campionato senza correre alcun rischio... ma il pilota austriaco è irremovibile: 'per me la corsa finisce qui'. Ironia della sorte, dopo pochi minuti sulla pista tornerà il sole. Inutile dire che quel 'gran rifiuto' sconvolse il mondo sportivo...
Ecco, il protagonista di Habemus Papam mi ha ricordato molto Niki Lauda. Il cardinale Matisse viene eletto Papa a dispetto di tutte le previsioni. Ma il pover'uomo non riesce a sopportare il peso dell'investitura: viene assalito da un sacro terrore, dalla paura di non farcela, crolla miseramente prima dell'annuncio alla cristianità, dal balcone su Piazza S.Pietro. Invano si cerca di farlo ragionare: viene 'convocato' lo psicanalista Brezzi ('il più bravo di tutti', come lui stesso si definisce) ma c'è poco da fare. L'ultima chance è quella di accompagnare il neo-pontefice dall'ex-moglie del luminare, sotto il suo stesso consiglio, in quanto donna e fautrice della teoria del 'deficit di accudimento' (vedere il film per capire...). Ma durante il viaggio nel centro storico di Roma, l'uomo riesce a eludere la sorveglianza degli accompagnatori e si getta in mezzo alla folla...
Melville non è un pavido, e nemmeno pazzo. E' semplicemente una persona umile che capisce subito di non essere all'altezza del ruolo che deve ricoprire. Ed è costretto a fuggire proprio per l'incapacità del mondo intero a capire una cosa del genere. Un uomo che rifiuta il potere più grande che possa capitargli nella vita è un'assioma impossibile da digerire nella società contemporanea, dove tutti sono disposti a tutto pur di conquistarsi un posto al sole. Ecco perchè Habemus Papam è un film rivoluzionario, perchè 'violenta' lo spettatore obbligandolo a ragionare su un concetto che ormai è andato perduto, e cerca di fargli capire che nella vita, certe volte almeno, anche 'dire no' può essere un atto di grande responsabilità e saggezza, e non necessariamente indice di debolezza.
Habemus Papam è un film 'morettiano' al 100%, di stampo felicemente 'antico', che stilisticamente ci riporta ai primi lavori del regista, permeato di quell'ironia di fondo, grottesca, surreale ed efficace che negli ultimi film di Moretti era stata colpevolmente (a mio modo di vedere) accantonata. Girato sotto forma di commedia, è una pellicola delicata e toccante, sincera e preziosa, profonda eppure divertentissima, interpretata da un Michel Piccoli assolutamente straordinario e da un manipolo di attori tutti bravissimi, anche nei piccoli ruoli: su tutti il regista polacco Jerzy Stuhr, esilarante come 'portavoce' del pontefice.
Habemus Moretti. A prescindere.
Veramente bella questa recensione! Appena sarà possibilie ti voterò!
RispondiEliminaGrazie Veronica! Detto da te è un complimento che vale doppio! Il link è già stato pubblicato e sono già... 'votabile' :-)
RispondiEliminaGrazie ancora.
La penso esattamente come te, sia sul valore intrinseco del film, sia nel suo essere un grande ritorno ad un cinema "alto" e allo stesso tempo divertente. Per tanti aspetti andrebbe anche visto insieme a "la messa è finita", soprattutto per quel che riguarda l'interrogarsi sulla fede, sul senso dell'amore e della fiducia (anche "bianca"!).
RispondiEliminaA presto
Bellissima recensione, impossibile nn votarti!!! E lunga vita a Moretti.. sì, teniamocelo stretto!!!
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