Avviso ai naviganti, ovvero ai tre-lettori-tre di questo blog: questo pezzo partecipa (modestissimamente) al concorso organizzato dalla Mostra Internazionale del Cinema di Pesaro e riservato a tutti i blogger di ogni ordine e grado, allo scopo di rendere omaggio alle personalità illustri ospitate dalla rassegna nel corso della sua storia.
Se vorrete votare il mio articolo (fatelo! non costa niente...) basterà che chiediate l'amicizia alla pagina Facebook ufficiale della rassegna (che sarà subito accettata, è fatta apposta per questo) e cliccate il 'mitico' tastino 'mi piace' sul post riguardante questo pezzo.
Quando? Da venerdì 11 (mattina) fino a lunedì 14 alle ore 13,00...
Vi ringrazio tutti quanti, in anticipo, per la collaborazione !!
(id.)
di Marco Bellocchio (Italia, 2010)
con Elena, Maria Luisa, Letizia e Piergiorgio Bellocchio, Donatella Finocchiaro, Alba Rohrwacher, Gianni Schicchi.
VOTO: ****
Domanda retoricissima e scontata: può un film di
Marco Bellocchio
essere definito 'minore'? E può un film di Marco Bellocchio risultare
banale, fine a se stesso, un semplice esercizio di stile?
Le risposte le lascio a voi: a me preme soltanto consigliare a coloro che non lo avessero ancora visto
Sorelle Mai,
l'ultimo film del regista piacentino, passato fuori concorso alla 67.
Mostra del Cinema di Venezia. E consiglio vivamente di non perderlo. Qualuno
potrà definirlo 'un gioco', altri 'un ricercato divertissement', ma
questo piccolo lungometraggio, fortemente autobiografico, girato a costo
zero durante le vacanze estive e realizzato addirittura nell'arco di
un decennio, può definirsi davvero un 'gioiellino' raffinato e prezioso.
Un
lavoro che è nato quasi per caso, senza nemmeno prevedere una futura
distribuzione, con un cast di parenti e amici a cui solo in un secondo
momento si sono aggiunti attori 'veri', che comunque hanno prestato la
loro opera assolutamente gratis, come in un momento di 'ricreazione'. Un
progetto casuale, assolutamente libero, senza alcun condizionamento da
logiche di mercato e per questo veramente genuino, spensierato, leggero
come mai abbiamo potuto riscontrare in un film del 'Maestro'.
Sorelle Mai non è un'imprecazione...
Mai
è semplicemente il cognome delle due donne protagoniste della storia (nonchè
vere sorelle del regista),
due arzille vecchiette che fanno da fulcro a una trama che le vede
impegnate a convivere con i delicati rapporti famigliari tra la nipote
Sara, sua figlia
Elena, il fratello
Giorgio, tutti brillantemente interpreti di loro stessi. L'epicentro della storia è a
Bobbio,
il paese natale di Bellocchio, e questa ironica e tenera docu-fiction
altro non è che un ritratto gioioso, appassionante e ricercato di una
famiglia 'particolare', fatta di delicati intrecci umani, piccoli
segreti, drammi sotto pelle, dilemmi e dispiaceri di figli e nipoti più o
meno 'scapestrati'.
Composto da sei episodi girati tra il 1999 e il 2008 (e dove il tempo 'reale' coincide con quello dell'azione), il film è girato (non certo casualmente) negli stessi luoghi del lungometraggio d'esordio del maestro piacentino: parliamo ovviamente de
I pugni in tasca, titolo più volte 'evocato' nella pellicola, quasi a voler significare una continuità di un percorso narrativo, umano, stilistico e professionale che va avanti ormai da oltre quarant'anni e dimostra quanto il regista stesso tenga in considerazione i valori del ricordo e della Memoria, elementi fondanti non solo della sua filmografia ma (soprattutto) anche della società civile. Anche in un film esile e 'goliardico' come questo.
Tuttavia, a scanso di equivoci, va detto che
Sorelle Mai
è un film 'bellocchiano' al 100%, con tutte le caratteristiche
dell'opera-omnia dell'illustre cittadino: simbolismi, iperboli,
suggestioni, 'rabbia' filmica più o meno repressa, anche in un contesto
apparentemente accomodante e ospitale come quello della famiglia. A fare
la differenza è il registro del film, decisamente più spontaneo e
brillante, che fa quasi 'simpatia', abituati come siamo alle
'atmosfere' complesse e irrazionali di tutti i film di
Bellocchio,
e che qui paiono stemperarsi in un raccontino esile e dretto. Ma piano
piano, andando verso il finale abbastanza 'sconvolgente', ecco che i
nodi vengono al pettine e le tematiche profonde di un cineasta mai
scontato e sempre coerentemente 'impegnato' non vengono meno neanche
stavolta. Ma è meglio non dire altro per non rovinarvi la visione... vi
basti sapere che gli attori sono bravissimi (compresi gli 'ospiti'
Alba Rohrwacher e
Donatella Finocchiaro), i dialoghi naturali e accattivanti, e che tutti i 110 minuti del film sono un' autentica delizia per gli occhi.
Quanto basta per convincervi a vederlo. In attesa del prossimo lavoro, che si preannuncia ben diverso e certamente molto meno 'leggero'.
Bellocchio torna ai suoi standard mettendo in scena (scommettiamo) da par suo la vicenda di
Eluana Englaro... si chiamerà
La bella addormentata, e certamente non mancheremo di parlarne. Non solo noi, c'è da scommetterci!