(id.)
di Daniele Vicari (Italia, 2012)
con Jennifer Ulrich, Claudio Santamaria, Elio Germano, Davide Iacopini, Renato Scarpa
VOTO: ****
Mi è capitato spesso di piangere al cinema, non mi sono mai vergognato ad ammetterlo. Ho pianto di commozione e di gioia, ma mai prima d'ora mi era successo di piangere di rabbia. Mai, prima di aver visto
Diaz. Il film di
Daniele Vicari è sconvolgente, durissimo, impossibile da rivedere una seconda volta, almeno per il sottoscritto. Le lacrime che ti fa versare sono lacrime di sdegno, di vergogna per un paese e per le sue istituzioni, che a undici anni di distanza non hanno ancora pronunciato una sola, misera parolina di cinque lettere, l'unica possibile per una nazione che rivendica il diritto di definirsi 'democratica'.
E infatti la frase che accompagna il film, e che vediamo riportata in tutte le locandine, parla chiaro: secondo
Amnesty International quello che è successo nella scuola Diaz e in seguito nella caserma di Bolzaneto (Genova), nella notte tra il 21 e il 22 luglio 2001, è '
la più grave sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dalla seconda guerra mondiale a oggi'. Da quello che si vede nelle immagini, certo non si fa fatica a crederci. Intendiamoci,
Diaz non è un film che contiene particolari rivelazioni o risvolti inediti sui fatti del G8 genovese. Anzi, non dice assolutamente niente di nuovo. Non è un film d'inchiesta, nè tantomeno di 'impegno civile'. Racconta fatti tutto sommato recenti e che dovrebbero in qualche modo 'preparare' lo spettatore a quello che sta per vedere.
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Claudio Santamaria |
Ma nonostante questo, o forse
soprattutto per questo, le scene di violenza, massacro, pestaggi, torture, sevizie che si svelano ai nostri occhi, più e più volte nel corso della pellicola, risultano quasi insostenibili alla vista, inconcepibili a una mente razionale, in quanto è impossibile ogni volta non riflettere sul fatto che sarebbero potute accadere a chiunque di noi, che avesse avuto la sfortuna quella notte di trovarsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato. In quella notte infatti i poliziotti che fecero irruzione nelle scuola, al preciso ordine di '
sgomberare un manufatto di pericolosi anarco-insurrezionalisti', entrarono con l'intento massacrare di botte chiunque gli si trovasse davanti, quasi come una 'ricompensa', una 'valvola di sfogo' per le pressioni a cui erano stati sottoposti nei giorni precedenti.
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Jennifer Ulrich |
Sono immagini tremende, che lasciano il segno. Come ha detto lo stesso regista, '
Fino a quando non ho letto gli atti del processo, avevo anch'io interpretato i fatti di Genova in senso politico, come la repressione di un movimento che si oppone a un sistema. Il che rientra anche in una certa logica, io mi ribello, lo Stato mi combatte. Ma quello che è accaduto lì dentro va ben oltre, riguarda la perdita della dignità di essere umano'.
Alberto Crespi, nella sua ottima recensione su
L'Unità, ha paragonato
Diaz a
Salò di
Pasolini, e il paragone non è certo blasfemo. Quello che vediamo è horror allo stato puro, oltretutto con una scelta stilistica particolarmente efficace, che
Vicari ha spiegato come un omaggio a
Rapina a mano armata di
Kubrick: le vicende che vediamo susseguirsi non sono raccontate secondo l'ordine temporale, ma alternando i vari punti di vista (della polizia e dei manifestanti), 'obbligando' così lo spettatore a vedere e rivedere ogni volta le stesse scene, quasi come un contrappasso dantesco.
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Elio Germano |
Mai come questa volta, però, l'aspetto stilistico passa in secondo piano nel dare un giudizio al film. Il solo fatto che scateni queste emozioni, questa rabbia, questo stato d'animo, significa che ha raggiunto lo scopo. La sequenza della ragazza nuda, pestata a sangue, umiliata, derisa, spogliata della sua dignità esattamente come in lager nazista, vale più di mille articoli di giornale o trattati sul tema. Il regista, per sua stessa ammissione, ha voluto omettere qualsiasi nome e cognome dei protagonisti della storia, politici compresi. Questo perchè '
I nomi riguardano la cronaca, e il film sarebbe così invecchiato o circoscritto a questi fatti.' In questo modo, invece,
Diaz resterà per sempre come la testimonianza di un'indicibile vergogna.
p.s.
vale la pena sottolineare che, a tutt'oggi, il governo 'tecnico' presieduto da Mario Monti e il Ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri, hanno espressamente fatto divieto ai rappresentanti delle forze dell'ordine di -testualmente- parlare o concedere interviste riguardo al film, se non espressamente autorizzati.
Post molto sentito, complimenti.
RispondiEliminaAspetto di vederlo anche io.
Bella recensione!
RispondiEliminaEro indecisa se andarlo a vedere o meno, ma mi hai convinta.. speriamo lo tengano ancora una settimana!
Grazie ad entrambi, davvero. Questo è uno di quei film da vedere assolutamente... però attenzione: la visione non è proprio una 'passeggiata'. Sapete cosa vi aspetta.
EliminaEro già intenzionata ad andare al cinema, questa recensione conferma la visione.
RispondiEliminaPost decisamante notevole(come sempre) e film da vedere assolutamente, nonostante la difficoltà emotiva del tutto.
RispondiElimina@ Sailor e Newmoon: grazie! Sapete, odio il termine ma questo è davvero un film 'necessario'. Ne sono assolutamente convinto.
RispondiEliminaChe bel commento Sauro. Mi hai fatto venire i brividi.
RispondiEliminaE sentire che ti ha provocato così tante emozioni violente mi fa pensare che devo vincere la mia paura e vederlo.
Ho paura perché solo il trailer mi ha fatto star male.
Tra l'altro notare che in tv hanno parlato poco del premio che ha vinto a Berlino.
Siamo proprio in un paese democratico >_>.
Un caro saluto
Ti ringrazio per il commento, Silvia. Ti dico una cosa: sono appena rientrato da un viaggio negli Stati Uniti e questo film mi ha fatto venire in mente un film altrettanto sconvolgente: parlo di 'Soldato Blu', dove si raccontava con dovizia di (macabri) particolari il massacro degli indiani da parte dei bianchi. Ecco, 'Diaz' in un certo senso è molto simile: anche qui c'è la cronaca di una carneficina perpetrata da persone con una divisa addosso, che agiscono 'nel nome della legge'. Dico solo questo.
RispondiEliminaNon è+ acile vedere questo film, ma secondo me è proprio necessario.
Un abbraccio,
Sauro