domenica 18 marzo 2012
QUESTIONE DI (IN)CULTURA
Quanto vale un Orso d'Oro in Italia? E quanto spazio c'è (se ancora c'è) per i film di qualità nel nostro paese? Sono domande forse retoriche, purtroppo ovvie nelle risposte, proprio perchè le risposte, da molti anni ormai, sono sempre le stesse. Insomma, come potete immaginare, c'è poco da stare allegri: è passato un mese esatto dal trionfo dei Taviani a Berlino con Cesare deve morire, acclamato a gran voce dalla trionfalistica stampa nostrana come 'l'ennesima rinascita del cinema d'autore italiano' (e la parola rinascita fa abbastanza ridere, specie se accostata a due registi entrambi ultra-ottantenni!). Nel frattempo il film è uscito nelle sale, è al secondo weekend di programmazione, e già possiamo tirare le somme...
Il risultato, tanto per cambiare, è sconfortante: Cesare deve morire è uscito in appena 40 (dicesi quaranta) sale su tutto il territorio nazionale: onore a Nanni Moretti e alla sua Sacher che hanno avuto almeno il 'coraggio' di distribuirlo, ma è evidente che si tratta di un numero di schermi assolutamente ridicolo se confrontato, ad esempio, con le quasi 500 sale 'occupate' da Posti in piedi in paradiso, con le 320 di un film oggettivamente orrendo come John Carter, e anche con le 450 del nuovo Ozpetek. Curiosamente, possiamo rilevare che le 40 sale di Cesare deve morire sono esattamente le stesse di un altro grande film italiano della scorsa stagione, Noi credevamo di Mario Martone, anch'esso incensato dalla critica e 'maltrattato' dalla distribuzione. Con l'aggravante, però, che il film dei Taviani poteva contare sul 'traino' della clamorosa vittoria alla Berlinale, la prima dopo oltre vent'anni.
Insomma, nemmeno la vittoria di un premio prestigioso serve a diffondere cultura nel nostro paese. Mi si dirà, immediatamente, che è scorretto paragonare film commerciali e di largo mercato come quelli appena citati con una pellicola 'di nicchia' come questa. Quasi fosse una giustificazione: i film 'da festival' non vanno distribuiti perchè non hanno pubblico, neanche avessero la rogna! Non vale nemmeno la pena provarci! Ma sarà poi vero che è così? E qui scopriamo una cosa interessante: che gli incassi di Cesare deve morire, se rapportati con l'esiguo numero di sale in cui il film è uscito, sono tutt'altro che disprezzabili: la media per schermo è piuttosto alta, e le varie cronache locali parlano di
sale piene con spettatori entusiasti, con tanto di applauso finale (usanza rimasta solo o quasi esclusivamente nelle rassegne cinematografiche).
Questo vuol dire che non è affatto vero che la gente si rifiuta di vedere i film d'autore. Bisogna però dargliene la possibilità, investire sulla cultura, avere il coraggio di rischiare e credere nel valore artistico di un film indipendentemente dal risultato strettamente numerico. A maggior ragione se queste pellicole sono prodotte da Rai Cinema, vale a dire con denaro pubblico: la cultura è un investimento a lungo termine, faticoso, rischioso, ma che un vero servizio pubblico avrebbe il dovere di mettere in conto.
Del resto tutto ciò appare abbastanza assurdo se paragonato, ad esempio, con quello che succede in paese nostro 'vicino di casa': Paolo Mereghetti su Ciak ha citato il caso 'eclatante' del film iraniano Una separazione, vincitore dell'Oscar come miglior film straniero e acclamato in tutti i festival del mondo: ebbene, in Francia questo film ha sbancato i botteghini, incassando quasi un milione di euro
e triplicando dopo un mese di programmazione il numero di schermi in cui veniva proiettato. Sapete quanto ha incassato da noi lo stesso film? La miseria di 80.000 euro! Dodici volte meno in un paese che ha all'incirca la stessa popolazione!
Non solo. Si potrà dire che la crisi economica, le famiglie senza soldi, i conti da far quadrare a fine mese non invogliano ad andare al cinema... e infatti in questi primi tre mesi si è avuto un calo degli incassi rispetto al 2012 di oltre il 25%. Bene. Ma lo sapete che in Francia (dove certo anche lì le famiglie borghesi non navigano nell'oro) in questo stesso periodo gli incassi sono addirittura raddoppiati? Questo perchè i cugini d'Oltralpe hanno un'attenzione e un rispetto per la cultura che noi ci sognamo. Lì il cinema viene insegnato nelle scuole, il governo locale (di destra, non scordiamocelo) non ha mai diminuito i fondi statali per il cinema, nemmeno negli anni più difficili, e adesso questi sforzi vengono ripagati. Cosa che non sarà mai possibile in un paese miope e invecchiato (male) come il nostro.
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Che numeri...e che tristezza. Ottimo articolo, spero solo che a questo punto, toccato il fondo, non si possa fare altro che risalire.
RispondiEliminaConcordo. Quando ho letto il numero di copie in cui è uscito non sapevo se mettermi a ridere o piangere. Film di qualità penalizzati ( l'acclamato, all'estero, "Cesare non deve morire" certo, ma volevo andare a vedere "50/50"...non pervenuto, lo stesso potrei dire di "Dobbiamo parlare di Kevin") a favore di "successi sicuri" o idiozie clamorose. Mi trovo in accordo con Stefano, ormai non possiamo far altro che risalire.
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