Forse sarà un caso, ma certo è singolare che i film più belli di questa stagione abbiano tutti una caratteristica in comune: quella di portare sullo schermo storie universali, assolute, senza tempo, che potrebbero funzionare a qualunque latitudine e in ogni occasione. Si è cominciato con il
Faust di
Sokurov, opera monumentale e totalizzante sulle debolezze umane, ambientata in un'epoca indefinita e spiaccicata su uno schermo verdastro e anacronistico. Abbiamo visto poi
Miracolo a Le Havre di
Kaurismaki, gioiellino senza età, virato in colori pastello e capace di circuirci con la disarmante dolcezza dei suoi stralunati protagonisti, veri e propri 'alieni' in un mondo che si ostina a respingere la purezza d'animo...
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Jean Dujardin e Bérénice Bejo |
E ora è arrivato il momento di
The Artist, film che chiude inconsapevolmente questa prima 'trilogia' di capolavori, candidandosi a diventare l'evento cinematografico dell'anno. Ci voleva coraggio infatti a girare OGGI, nell'era del
3D e dell'
alta definizione, una pellicola MUTA (!) dichiaratamente omaggiante il cinema degli albori, fotografata in un folgorante bianco e nero 'sporco' d'annata. E' chiaro che il rischio più alto in un film del genere è sempre quello di realizzare un'opera smaccatamente di nicchia, un giochino per cinefili, velleitaria e ruffiana, per non dire presuntuosa. E invece
The Artist, lo diciamo subito, è un film 'meraviglioso', nel senso letterale del termine, che stupisce lo spettatore non tanto per le sue caratteristiche tecniche ma per la capacità di 'colpirlo al cuore' utilizzando le armi primordiali della Settima Arte, vale a dire una regia semplicemente 'perfetta', una sceneggiatura coi fiocchi, due attori (immensi) in stato di grazia e, soprattutto, una bella Storia (con la 'S' maiuscola), capace di toccare le corde sensibili di chi guarda con semplicità e garbo.
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Penelope Ann Miller |
Storia che, a scanso di equivoci, non è certo originale:
The Artist si ispira dichiaratamente alla vita di
Charlie Chaplin, il più grande cineasta dell'epoca, 'spiazzato' dalla nascita del cinema sonoro e ostinatamente ancorato al suo passato glorioso. Qui il suo alter ego si chiama
George Valentin, divo del cinema muto che si rifiuta orgogliosamente di recitare nei film sonori, finendo per restare travolto dalla nuova tecnologia. Solo l'amore (anch'esso ostinato) di una donna, lo salverà dalla rovina. Una trama semplice ma universale, come si diceva all'inizio. La storia di
Valentin è la storia di tante persone, di tutte le stagioni, che non capiscono o si rifiutano di adattarsi al mondo che cambia, e che preferiscono restare se stesse anzichè seguire le mode del momento. Ovviamente pagando un prezzo.
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Bérénice Bejo e Malcom McDowell |
Ma sarebbe profondamente sbagliato, oltre che ingiusto, classificare
The Artist come un film nostalgico e citazionista. Certo, gli omaggi cinefili sono innumerevoli (vedi il post sottostante), ma la pellicola di
Michel Hazanavicius prescinde dal linguaggio e dalle tecniche usate per realizzarla, raccontando SEMPLICEMENTE una storia di amore e passione, di orgoglio e dignità, di caduta e rinascita, che funziona e funzionerà per sempre, EMOZIONANDO gli spettatori di qualsiasi età. Questa è la vera 'forza' del cinema, e solo chi non capisce questo potrà 'bollare'
The Artist come un mero esercizio di stile, ma sinceramente faccio fatica ad immaginare come non ci si possa commuovere di fronte a certe sequenze di tale bellezza. Cito due scene su tutte: quella dell' 'incubo' di
Valentin, in cui gli oggetti fino allora 'muti' cominciano a fare 'rumore', cacciandolo in preda al panico (lui che è l'unico che non riesce a 'parlare'...). Oppure quella, straordinaria, in cui la giovane e (ancora) sconosciuta
Peppy Miller si introduce di nascosto nel camerino di
Valentin, abbracciandone l'abito... e cos'è questo, se non CINEMA allo stato puro!
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John Goodman |
Ma un grande film è fatto anche di grandi interpreti. E la coppia formata da
Jean Dujardin e
Bérénice Bejo si candida di diritto ad entrare nella lista delle 'indimenticabili', fin da adesso. Ma sarebbe ingiusto non menzionare anche
James Cromwell (l'autista
Clifton),
John Goodman (il produttore),
Penelope Ann Miller (
Doris, la moglie di Valentin) e anche il 'mitico'
Malcom McDowell (il maggiordomo). Mai come in questo caso è valido il detto
'non esistono piccoli ruoli, ma solo piccoli attori'...
Insomma, cercate
The Artist nelle sale più vicine a voi e andatelo a vedere. ADESSO. Se necessario, prendete la macchina e fate anche qualche chilometro in più: putroppo, nell'Italia dei
multiplex, questa pellicola è stata fortemente penalizzata dalla distribuzione, ma vi garantisco che ne varrà assolutamente la pena. Anche per il piccolo piacere di vederlo 'prima degli altri': se infatti, come mi auguro,
The Artist sarà protagonista ai
Golden Globe e anche agli
Oscar, vedrete che tra un paio di mesi la miopia dei nostri distributori svanirà... e anche il pubblico meno 'cinefilo' accorrerà nelle sale.
E allora voi, con giusta soddisfazione, potrete dire... ve l'avevo detto!
VOTO: *****
Sai già che sono perfettamente d'accordo con la tua sentita recensione. Oltretutto ho già voglia di rivederlo. Mi sa che in settimana ci ritornerò... La scena del camerino è davvero dolcissima. Lo sguardo di Bérénice Bejo mentre abbraccia virtualmente colui che già ama è capace di esprimere l'indicibile!
RispondiEliminaVale
Be', io di chilometri ne ho fatti parecchi... sono andata a guardarlo a Nizza, per paura che non arrivasse da noi! E, davvero, ne valeva la pena. A presto.
RispondiElimina@ Cecilia: caspita Cecilia, complimenti!! Ho dato un'occhiata al tuo (bellissimo) blog: tu sei di Torino, vero? Ne hai fatta davvero di strada... ed hai tutta la mia ammirazione: benvenuta nel 'club' dei veri cinefili! ;-)
RispondiEliminaA presto allora, torna pure a trovarmi!
Ciao è un po' che leggo il tuo blog! bello davvero. Su The Artist però non condivido lo stesso entusiasmo :) l'ho trovato un po' fine a sè stesso... dai un'occhiata se ti va al mio blog http://morbidascheggia.com
RispondiEliminaIn fondo penso che sia anche meglio che rimanga relegato nei piccoli cinema (di solito frequento quelli, i multicinema sono delle giostre di consumismo e sembra che tutto si va a fare tranne che fruire del cinema)...Cmq quoto in toto la tua recensione Kevin, tra poco arriva anche la mia di un film che ho goduto come pochi quest'anno.
RispondiEliminaCinepolis
http://dino-freezone.blogspot.com/
@ Victor: Ciao! Non preoccuparti, ogni opinione è ben accetta qui sopra... sai, io credo che molto dipenda dalla 'sensibilità' personale. Io per giudicare un film mi baso molto di più su quello che sento 'dentro', sulle emozioni che mi suscita, piuttosto che sulla perfezione stilistica e l'aspetto 'critico'. Anche perchè un critico proprio non lo sono... ;-)
RispondiEliminaPuò darsi che 'The Artist' sia un film ruffiano e che, oggettivamente, non dica niente di nuovo. Però a me è piaciuto davvero tanto, è stata un'autentica gioia per gli occhi e per il cuore :-)
p.s. darò senz'altro uno sguardo al tuo blog. E tu torna qui quando vuoi!
@ Dino Romans: La questione sui multisala è annosa e complessa. L'abbiamo affrontata molte volte anche qui sopra. Concordo con te sul fatto che siano principalmente luoghi di puro consumo, ma come dico sempre è inutile combattere contro i mulini a vento: ormai ci sono e bisogna conviverci... l'importante è prenderli a piccole dosi. Io l'ho visto in un multisala, ma nel pomeriggio di un giorno feriale e con la sala deserta. Si stava da Dio, sembrava che proiettassero il film apposta per noi... sono le classiche 'visioni intelligenti' :-)
ragazzi qualcuno che se ne intende sa dirmi a chi sono ispirati i personaggi principali? in particolare Peppy, quale attrice degli anni 30 incarna particolarmente il suo stile?
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