domenica 27 novembre 2011

MIRACOLO A LE HAVRE (Finlandia, 2011) di Aki Kaurismaki

Per una volta, forse involontariamente, i titolisti italiani hanno fatto centro: l'ultimo film di Aki Kaurismaki si chiama in tutto il mondo semplicemente Le Havre. Da noi invece è stata aggiunta la parola 'miracolo', e mai come in questo caso non poteva essere più appropriata... a dire la verità il paragone con De Sica c'entra poco: qui il vero miracolo è il film stesso, un gioiellino di inestimabile bellezza, tenerissimo, disarmante nella sua semplicità e nella capacità di arrivare immediatamente al cuore di noi spettatori, nel più classico stile del regista scandinavo.

Kaurismaki stavolta va in trasferta: abbandona la sua amata Finlandia per trasferirsi momentaneamente a Le Havre, cittadina francese nota al mondo solo per il suo porto e per il fatto di essere il principale snodo marittimo verso le coste britanniche. Qui vive placidamente Marcel Marx (interpretato da un superlativo Andrè Wilms): ex scrittore, ex bohemièn, ex alcolista, ora ridottosi a praticare con garbo e dignità il mestiere di lustrascarpe. La sua esistenza, da tempo immutabile, viene improvvisamente sconvolta da due eventi imprevedibili: la grave malattia della moglie (apparentemente incurabile) e l'incontro con un piccolo clandestino, Idrissa, che Marcel prenderà con sè e cercherà in tutti i modi, anche sfidando le assurde leggi anti-immigrazione, di aiutarlo a raggiungere Londra per ricongiungersi con la mamma.

Miracolo a Le Havre è una storia senza tempo, fuori dal mondo, universale, che come dice lo stesso Kaurismaki 'potrebbe svolgersi ovunque': solo lo stile del grande regista è inconfondibile, fatto al solito  di comicità surreale, personaggi silenziosi e stralunati, fotografia amabilmente 'd'epoca', infiniti rimandi cinefili e, soprattutto, del consueto registro leggero e sensibile, capace di far commuovere semplicemente con poche inquadrature, in dettagli apparentemente insignificanti (ad esempio l'albero in fiore, simboleggiare il ritorno alla vita...)

E' una bellissima favola questo film, capace di passare in pochi momenti dalla commedia al dramma, dal   divertimento alla rabbia, alla preoccupazione. Il tono è lieve, ma si toccano temi importanti come l'immigrazione, l'umanità, la solidarietà, la malattia, il viaggio... E l'inevitabile lieto fine non può certo farci dimenticare il mondo in cui viviamo, con le sue assurde logiche e le leggi ingiuste.
Miracolo a Le Havre esce nelle sale questo weekend, ma noi ci auguriamo che possa rimanerci a lungo. Magari per tutte le feste. E sarebbe bello se quegli spettatori che vanno al cinema una volta l'anno scegliessero questo come loro 'film di Natale'. Sarebbe, anzi, assolutamente perfetto.

VOTO: *****

3 commenti:

  1. ottima recensione. aspetto di vedere il film con ansia.
    saluti

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  2. L'ho visto oggi e mi è davvero piaciuto. Tra l'altro era in assoluto il primo film di Kaurismaki che vedevo (imperdonabile, lo so...) e sono rimasta spiazzata dal suo essere fuori dal tempo, dal suo tocco lieve eppure incisivo. E poi ho trovato André Wilms superlativo: riesce ad esprimere uno stato d'animo con uno sguardo o con un semplice gesto trattenuto. Davvero bravissimo.
    Vale

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  3. E' il primo film che vedi di Kaurismaki, ma hai centrato subito uno degli aspetti più significativi del suo cinema: quello di costruire storie universali e, appunto, fuori dal tempo. Se non fosse per le banconote in euro che si vedono nel film, questa storia avrebbe potuto svolgersi venti, trenta, quarant'anni fa, oppure addirittura in un ipotetico futuro... I film di Kaurismaki funzionano a tutte le latitudini, ed è uno dei motivi per cui è giusto considerarlo un 'maestro'.
    Grazie ancora per il commento, carissima :-)

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