Almodòvar sta invecchiando bene, e questo non può che rallegrarci: ha ormai superato da tempo la sessantina e va verso il ventesimo film, ma a differenza di altri suoi illustri colleghi sazi e inariditi, che 'vegetano' professionalmente facendo sempre lo stesso film, il regista spagnolo dimostra di aver ancora tanta voglia, spirito e dedizione verso la sua illustre 'professione'...
Ne è prova evidente il suo ultimo film, La pelle che abito, presentato con successo a Cannes e ora arrivato (finalmente) anche nelle nostre sale. Una pellicola sorprendente, che ci svela un Almodòvar inedito, rigoroso, compassato, asciutto, capace di contenere al minimo gli aspetti grotteschi e romantici tipici della sua filmografia per realizzare un'opera 'di genere', dura, sgradevole, con pochi fronzoli e di gran presa sullo spettatore.
Quasi come un emulo dell'ultimo Eastwood infatti, Almodòvar imbastisce una trama 'classicamente' noir, azzerando completamente la componente romantica tipica di tanti suoi successi per costruire invece una storia disturbante e ben poco passionale, incentrata sull' ossessione e la vendetta, dove nessuno dei personaggi è totalmente buono o cattivo e, soprattutto, non ha un briciolo di sensualità capace di scaldare i cuori di chi guarda. E' un Almodòvar disilluso, cinico, che getta uno sguardo doloroso e impietoso sul nostro tempo e sul nostro modo di essere, dove ognuno di noi, 'sottopelle', pensa di poter disporre a proprio piacimento (e sentendosi nel giusto!) della vita degli altri.
Volutamente, non vi dirò niente sulla trama del film perchè sarebbe un vero delitto svelare anche un solo, piccolo particolare. Vi basti sapere però che la vicenda è complicatissima e che il continuo gioco di flashback e di rimandi presenti in tutta la pellicola alla fine si chiude alla perfezione, confermando ancora una volta Almodòvar come uno dei più grandi sceneggiatori del pianeta, capace di rendere entusiasmante e quasi 'plausibile' un soggetto assolutamente stravagante e grottesco: unico retaggio, forse, dell' Almodòvar che conosciamo. Splendide anche le prestazioni degli interpreti, molti dei quali ormai attori-feticcio del regista (da Antonio Banderas a Marisa Paredès), con qualche convincentissima new-entry: e qui la menzione d'onore va alla bellissima Elena Anaya, la vera... donna che visse due volte (vedere per credere!).
VOTO: ****
non vedo l'ora di vederlo :)
RispondiEliminaanch'io voglio vederlo. gran festival quest'anno e dal prossimo anno mi sa che finalmente ci verrò! :D
RispondiEliminal'hai già visto???uomo fortunato!!ne ho parlato anche dalle mie parti, http://uonderuoman.blogspot.com/2011/09/film-consigliati-5-puntata-questo-lo.html, è tra i miei imperdibili di questa stagione...
RispondiEliminaSono troppo curiosa, non vedo l'ora di godermi questo film! :)
RispondiElimina