Questa volta però ho deciso di fare un'eccezione, e non tanto per la statura artistica di un grande maestro del cinema come Mario Monicelli, altrimenti chissà quante 'eccezioni' dovrei fare: nello stesso giorno, ad esempio, sono morti anche Leslie Nielsen e Irwin Kershner. Di sicuro meno importanti del 'Grande Vecchio' (cinematograficamente parlando, s'intende) ma egualmente capaci di regalarci tante emozioni in celluloide.
No, quello che mi ha colpito è stato il modo in cui è morto Monicelli: gettandosi giù da un balcone dell'ospedale, senza essere visto da nessuno e senza lasciare alcun messaggio a motivazione del suo gesto estremo. Non lo nego, mi ha turbato molto. Fa un certo effetto sapere che una persona si suicida a 95 anni, anche se non fosse ricca e famosa come il 'padre' della commedia all'italiana. Molti considerano il suicidio un segno di debolezza, io credo che a quell'età sia un atto di grande coraggio e di grande lucidità. Debole, semmai, è chi si toglie la vita a vent'anni, con una vita intera ancora davanti e con tante possibilità sempre aperte: si è deboli perchè non si ha la voglia di combattere, di reagire. Non è una critica, sia chiaro. Solo una constatazione: ognuno ha il diritto di disporre come vuole della sua vita, nessuno è giudice per commentare certe azioni.
Se Monicelli fosse morto di malattia, o di vecchiaia, o investito da una macchina probabilmente non avrei scritto nulla qui sopra. E in ogni caso non ci si può 'stupire' della morte di un quasi centenario. Ma saperlo morto così... beh, mi ha fatto una certa impressione e molta tristezza. Ma anche un grande rispetto verso una persona che ha voluto essere se stessa fino alla fine. Se n'è andato per sua scelta, prima che una malattia subdola e crudelle avesse ragione della sua fibra stanca e malandata. E' stata la sua ultima 'zingarata', la degna chiusura di una vita dedicata al cinema, e che il cinema (quello italiano soprattutto) rimpiangerà.
Toscanaccio burbero, irrequieto, 'scomodo' ma tremendamente geniale, Mario Monicelli ha spesso anticipato i tempi con le sue opere: divertenti, sardoniche, grottesche ma innegabilmente amare. Come se fin dagli anni '50 presagisse il vicolo cieco in cui si sarebbe infilata la cultura e la società italiana in generale da lì ai decenni futuri: tutti i suoi film sono pervasi da un'aura tragica, pessimista se non addirittura feroce: Amici Miei mi ha fatto sganasciare dalle risate, ma se lo vai ad analizzare ti accorgi senza fatica che è uno dei film più cupi e tristi del millennio che ci ha lasciato.
E' stato bello vedere l'altra sera in tv gli studenti urlare a squarciagola slogan e cori in ricordo di Monicelli. Lui, da sempre contestatore e bastiancontrario, da lassù avrà sicuramente apprezzato.
Ma, com'è nel suo stile, senza darlo troppo a vedere.
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