Si scrive Roman Polanski, ma si legge Alfred Hitchcock... e personalmente questa è una cosa che mi dà un po' fastidio: da Polanski ti aspetteresti un film "alla Polanski", e non un thriller geopolitico di quelli che tanto piacevano al celebre regista londinese. Intendiamoci, non è che L'uomo nell'ombra sia brutto, tutt'altro, ma ogni concetto espresso in questo film rimanda inequivocabilmente proprio alla classica produzione hitchcockiana, lasciando allo spettatore con qualche annetto in più sulle spalle (e con un discreto bagaglio di film visti) una certa sensazione di "deja-vu". L'uomo nell'ombra è la vicenda di un uomo semplice, ordinario, che improvvisamente viene catapultato in una situazione molto più grande di lui: scoprirà ben presto che, in un ambiente dove niente e nessuno sono quello che appaiono (come nella società moderna, del resto), conoscere "troppe cose", essere curioso, appassionato, avido di sapere e conoscenza, non porta a niente di buono. Lo Storia, in fin dei conti, l'hanno sempre scritta i vincitori, cioè coloro che sono rimasti vivi per scriverla...
Nonostante la difficile gestazione (inutile raccontare qui sopra le vicende giudiziarie che ultimamente hanno coinvolto il regista), il film è diretto con mano sicura e sapiente, forse fin troppo: Polanski gira "a memoria", svolge bene un compito non facile e non scontato, ma come accade a scuola si capisce che "potrebbe fare di più": lo stile è classicheggiante e retrò (impossibile non pensare a Intrigo internazionale. E daje con Hitch...) e non fa spellare le mani dagli applausi. Certo ci sono scene di alta scuola, alcuni istrionismi d'autore (l'ultima inquadratura vale da sola il prezzo del biglietto) e un finale sorprendente e inatteso, questo sì. Ma sinceramente una volta uscito dalla sala non mi sono soffermato molto su quello che avevo visto, prendendolo per quello che era: un ottimo thriller, un bel divertissement, ma che onestamente non metteremo mai tra i film "memorabili" di questa stagione.
Riprovaci ancora, Roman.
VOTO: * * *
anche secondo me è un ottimo prodotto di genere e non un capolavoro che resterà negli annali.A me ha stupito soprattutto per quella sua ostentata aria da "classico",quel suo essere senza tempo e quasi senza omologhi nel panorama cinemtografico moderno....giusto Michael Clayton.Ciao Kelvin un salutone!!!!
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