Renato Brunetta, autoproclamatosi (?) "il ministro più popolare e stimato d'Italia" per la sua atavica "guerra ai fannulloni", era già pronto ad infilarsi la fascia tricolore: del resto, alla luce dello scrutinio del giorno prima, con la Lega che in Veneto debordava al 35% e un candidato della sinistra praticamente sconosciuto o quasi, chi avrebbe scommesso sulla sconfitta del nano più odioso dello stivale? E provate a immaginare lo sconforto di chi scrive, che ormai ha "adottato" Venezia, e si è fatto adottare da questa straordinaria città... immaginate con quale riluttanza a settembre mi sarei presentato alla Mostra del Cinema, magari stando attento a non calpestare il sindaco più impresentabile della storia...
Già, la storia. Venezia è, da sempre, un meraviglioso scherzo della natura... ha attraversato momenti esaltanti, gloriosi, alternati a periodi difficili e di decadenza (non ultimo quello attuale), ma ha sempre mantenuto la propria identità e il proprio carattere. I veneziani, orgogliosamente, sostengono che "Venezia non è il Veneto", a testimoniare l'unicità e la grandezza di questa città. E mai come stavolta questa frase è risultata emblematica. Ci voleva un miracolo per salvare Venezia dalle Invasioni Barbariche in camicia verde, e questo miracolo c'è stato: il popolo della Serenissima ha clamorosamente buttato a mare l'arroganza e l'approssimazione di un Ministro della Repubblica che (parole sue testuali) "si sarebbe dedicato a Venezia nei weekend", respingendo sulla terraferma ogni pretesa di una parte politica che fa della paura verso il prossimo e dell'intolleranza nei confronti del "diverso" i punti-cardine della propria ideologia.
Venezia ha respinto Brunetta e la Lega. Al primo turno, senza appello. Li ha rimandati a casa pregandoli di non riprovarci, e pare (ma sarà bene non fidarsi troppo) che il nanetto, alla seconda batosta in dieci anni, abbia recepito il messaggio... Pensandoci bene, non poteva essere che così da parte di una città che è stata, fin dagli albori, un crocevia di razze, lingue, religioni, traffici, culture. Una città cosmopolita, che ha sempre accolto tutti e ha sempre fatto affari con tutti, senza distinzione di colori o lingua. Una città che non poteva cedere all'assalto leghista.
Sì, sono contento.
Perchè voglio bene a Venezia, e le auguro una vita che sia la più lunga possibile.
Arrivederci a settembre!
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