Forse era destino. Proprio in coincidenza con l'otto marzo, per la prima volta in 82 anni di storia una donna trionfa a Hollywood: basterebbe questo per far capire la portata della vittoria di Katrhyn Bigelow e del suo film The Hurt Locker all'Oscar 2010: onestamente non se lo aspettava nessuno (nemmeno il sottoscritto, basti vedere il post di ieri), qualcuno magari ci sperava, ma era davvero contronatura ipotizzare che il plurimiliardario Avatar subisse una sconfitta così clamorosa. Intendiamoci, il clamore non è dato soltanto dal fatto che abbia vinto una donna (pur riconoscendo che l'impresa è notevole) ma, soprattutto, perchè questo risultato sconfessa senza appello lo star-system hollywoodiano e la sua stessa idea di cinema, punendo pesantemente un film-baraccone insulso, goffo e malato di gigantismo come Avatar, che è l'emblema della potenza di fuoco degli Studios, e certificando così che l'industria cinematografica americana è ormai alle prese con una crisi di idee forse irreversibile... La vittoria va così ad un piccolo film indipendente, uscito ben due anni fa (!) semisconosciuto in patria, dove ha faticato perfino per trovare un distributore, e praticamente ignorato in Italia, avendo realizzato un incasso ai limiti del ridicolo: circa 130mila euro, vale a dire quello che incassa Avatar in mezza giornata.
I VINCITORI
The Hurt Locker, dunque, si porta a casa sei statuette: oltre alle due principali (miglior film e miglior regia) anche quelle per sceneggiatura, montaggio, suono ed effetti sonori: forse troppa grazia per un film che, come ho detto e ripetuto in tempi non sospetti, è impeccabile dal punto di vista stilistico ma, opinione personalissima, assolutamente discutibile sul piano etico: la regista è convinta (sicuramente in buona fede) di aver realizzato un'opera pacifista e illuminante sull'insensatezza della guerra, peccato però che il suo film non prenda assolutamente posizione sul conflitto iracheno, considerandolo un atto dovuto e necessario, e mostrandoci in ogni scena le atrocità dei "terroristi" indigeni contro le valorose truppe di liberazione yankee... Di Katrhyn Bigelow ho apprezzato molto di più opere passate come Point Break o Strange Days, pellicole di genere, adrenaliniche e coinvolgenti, senza troppe implicazioni "filosofiche" ma tutt'altro che stupide. Comunque, se vogliamo leggerlo come premio alla carriera, questo Oscar per la coriacea ex-moglie di James Cameron ci sta tutto.
Per il resto, nessuna sorpresa tra gli attori: Jeff Bridges e Sandra Bullock hanno trionfato tra i protagonisti, mentre per gli interpreti "di supporto" (come dicono a Hollywood) scontate le vittorie del bravissimo Christoph Waltz (unico premio per Bastardi senza gloria) e la cabarettista televisiva Mo'nique di Precious (che ha vinto anche l'Oscar per la sceneggiatura). Altrettanto scontate (ma meritatissime) anche le statuette per Up (miglior cartone e colonna sonora) e per la costumista Sandy Powell, per gli abiti di The Young Victoria.
GLI SCONFITTI
Non ci sono solo Avatar e James Cameron tra i delusi di questa edizione (e comunque vincitori di tre premi, pur se minori: fotografia, scene ed effetti speciali). Sono rimasto personalmente malissimo per il mio film preferito, Tra le nuvole, che non ha vinto nemmeno l'Oscar per la sceneggiatura non originale (che sembrava sacrosanto e invece è andato a Precious), a conferma che le commedie non fanno mai presa tra i giurati-parrucconi dell'Academy... gli stessi che nutrono un'evidente antipatia personale verso Quentin Tarantino, rimasto a bocca asciutta per l'ennesima volta.
LE SORPRESE
Beh, certamente la vittoria di The Hurt Locker è la sopresa più grande! Tuttavia ci sono anche altri pronostici che sono saltati nella serata di ieri notte: il più clamoroso è il premio come miglior film straniero allo sconosciuto lungometraggio argentino El segreto de sus ojos, che a questo punto ci auguriamo possa arrivare presto anche in Italia. Rimangono così a bocca asciutta i due grando film-rivali di questa annata: l'austriaco Il Nastro Bianco e il francese Un prophète, comunque già abbondantemente carichi di premi in molte competizioni internazionali. Sorpresa anche per gli unici due VERI film indipendenti di questa edizione: Precious e Crazy Heart che vincono due statuette a testa: era difficile chiedere di più.
Ecco, comunque, l'elenco completo dei vincitori:
Secondo me, quelli dell'Academy con la Bigelow hanno preso due piccioni con una fava: premiare un film "piccolo" e di sostanza (la lotta contro Avatar era sullo stile Davide VS Golia, ammettiamolo), facendo credere che Hollywood deve riguardare i budget e soprattutto le sceneggiature e facendo vedere invece quanto LORO siano bravi e lungimiranti; ma contemporaneamente si son parati il culo premiando un "manifesto-americano" che nessuno negli USA (e francamente, anche pochissimi nel resto del mondo) ha il coraggio di criticare.
RispondiEliminaNessuno può protestare, sono stati politically corrects fino allo spasimo: premiate donne, neri, film piccoli e indipendenti, lungometraggi sconosciuti e attori bravi e di qualità.
Certo, son davvero dei volponi, quelli dell'Academy....