La definizione più bella di lei l'ha data Jon Amiel, il regista di Sommersby: "Se esistesse una perfetta macchina per recitare, questa assomiglierebbe a Jodie", e in effetti in ogni film (bello o brutto che sia) si resta stupiti dalla professionalità, dalla bravura, dalla classe di questa immensa attrice, il primo "amore cinefilo"della mia vita... e pertanto non potevo non aprire questa rubrica con la mia "attrice del cuore", che mi ha accompagnato fino ad oggi regalandomi emozioni uniche, e pagine di celluloide di rara bellezza.
L'abbiamo vista tante volte Jodie, e ci ha sempre fatto palpitare: l'abbiamo vista col terrore negli occhi ne Il silenzio degli innocenti, aggrappata cocciutamente a un sogno impossibile e romantico in Contact, mutilata di capelli, anima e pietà in Sotto Accusa... l'abbiamo vista già a tre anni col culetto nudo e maliziosamente scoperto da un cagnaccio nella pubblicità della Coppertone, e quello stesso culetto (ben più sodo e stretto da striminziti hot-pants) pochi anni dopo in Taxi-Driver, dove aveva stregato perfino il guru Scorsese. E ancora, sorprendentemente e appassionatamente erotica in Ore Contate, filmaccio sconclusionato e "maledetto" di Dennis Hopper, e sporca, imbruttita e selvaggia in Nell, il suo ruolo più estremo. E come non ricordarla, raggiante, spiritosa e stronzetta in Maverick, accanto al gigione Mel Gibson, o ancora "adulta" e glaciale in Inside Man e Panic Room? Film diversissimi tra loro, non tutti memorabili, qualcuno assolutamente brutto, ma tutti tenuti a galla dalle straordinarie performance di questo scricciolo di soli 165 centimetri ma dotato di una tempra d'acciaio.
Jodie Foster è una delle attrici più potenti e stimate di Hollywood, e ormai può permettersi di tutto, perfino di scegliersi i ruoli che vuole (prerogativa riservata a pochissimi eletti, speciamente in campo femminile), i personaggi da lei interpretati hanno tutti un comune denominatore: sono donne coraggiose, indipendenti, risolute e, soprattutto, sole. E la solitudine, come vedremo, sarà una costante della sua vita.
Jodie nasce a Los Angeles nel 1962, figlia di un padre violento e di una madre lesbica e sciroccata: sarà lei che dopo essere stata abbandonata dal coniuge "convincerà" la figlia, a soli tre anni, a girare spot pubblicitari per mandare avanti la baracca. E Jodie comincia così la sua carriera, sbattuta precocemente sopra un palcoscenico dal quale non si staccherà più: reclutata dalla Disney, che ha visto lungo sulle potenzialità della ragazzina, a tredici anni ha già girato 22 film. A quattordici ottiene il ruolo della vita: in Taxi Driver, Scorsese la fa recitare accanto a DeNiro facendole (s)vestire i panni di Easy, la baby-prostituta che batte il quartiere che Travis Bickle ha deciso di ripulire. La produzione, preoccupata, la fa affincare da uno psicologo, ma lei tranquillissima afferma che "so distinguere benissimo la realtà dalla finzione". E' la prima nomination all'Oscar, che la lancia nell'olimpo di Hollywood. Eppure la piccola non si monta la testa: a differenza di tanti altri baby-colleghi, caduti in disgrazia perchè travolti da una notorietà improvvisa e devastante, Jodie si muove nello star-system col piglio di una veterana: comincia ad amministrare i suoi affari da sola, staccandosi dalla mamma-manager scroccona e possessiva e dalle grinfie di un fratello invidioso e mediocre, e diventa una stella di prima grandezza, capace di far perdere la testa a registi e produttori. E non solo: nel 1980 un maniaco paranoico spara al presidente Reagan, motivando l'assurdo gesto come un modo per farsi notare dalla nostra Jodie, della quale è perdutamente innamorato...
"Non ho mai avuto un'infanzia, un compagno di giochi, un fidanzatino... non ho avuto il tempo". E' una frase che la Foster ripete stesso, senza vergogna ma con gli occhi velati di malinconia. Ha avuto una vita senza respiro, problematica, travolgente, faticosa, e lo spettatore più attento non può non coglierne le tracce nei ruoli che interpreta nei suoi film: tutte parti di donne tese, caparbie, nevrotiche e, come dicevamo, drammaticamente sole. Una vita al massimo, come direbbe Vasco, nella quale non si è fatta mancare nulla, trovando il tempo perfino di imparare il francese e l'italiano (proprio così!), nonchè di laurearsi per ben DUE volte a Yale, naturalmente con il massimo dei voti... Fioccano le proposte, i premi, i film importanti: Sotto Accusa, del 1988, le regala il primo Oscar, seguito a ruota dal secondo, nel 1991, con Il silenzio degli innocenti, dove interpreta il personaggio forse più famoso della sua carriera, quello di Clarice Starling, giovane recluta dell'Fbi costretta a scendere a patti col crimanale-cannibale Hannibal Lecter, che le chiederà in cambio i suoi segreti più intimi: è un'interpretazione leggendaria per temperamento, magneticità, attrattiva. Solo Anthony Hopkinns le starà al passo, ma resterà prigioniero del ruolo per tutta la vita. Jodie invece proseguirà ancora, regalandoci altre interpretazioni memorabili (Contact su tutte, film straordinario e sottovalutatissimo) e diventanto addirittura regista, dirigendo due film deliziosi e importanti come Il mio piccolo genio e il "gioiellino" A casa per le vacanze (purtroppo sconosciuto in Italia). All'età di trent'anni Jodie Foster ha già ottenuto tutto ciò che un attore sogna di ricevere in una carriera intera.
Da qui il desiderio di fermarsi, di dedicarsi a quella vita privata che non ha mai avuto. La sua decisione di avere due figli con l'inseminazione artificiale, senza rivelare il nome del padre, suscita scandalo nell'America benpensante e bacchettona, ma lei se ne frega altamente. Riservatissima sul proprio conto, solo molti anni più tardi farà "outing" rivelando di essere omosessuale, e prediligendo sempre compagne molto più grandi lei, quasi per non farsi mancare quell'amore materno, filiale, del quale non ha mai potuto godere... Jodie adesso è madre felice di due ragazzi, ormai quasi adolescenti, e si dedica al cinema solo per passione: sceglie i film in base al ruolo da interpretare e a ciò che gli trasmette il personaggio, compatibilmente con le sue esigenze di genitore: nessuno meglio di lei sa cosa vuol dire essere bambina-prodigio, con tutte le conseguenze che occorrono. Lunga vita, cara Jodie.
Jodie! Jodie! e ancora e sempre Jodie, caro Sauro! E' una passione forte che viaggia negli anni a prescindere dalla qualità, come hai giustamente evidenziato anche tu, di certi "suoi" film...Certi amori non si discutono, si amano e basta. Jodie per noi è così. Per me, il primo vero approccio di ragazzina delle elemenari al cinema più serio ed impeganto. Per me, come donna, una scossa propositiva e di orgoglio per una femminilità diversa ( perchè esistono milioni di modi per essere donna!) ossia moderna, pensante, spesso "scomoda" senza dimenticare lo charme, of course! ;-) Insomma, un'autentica ventata di aria fresca...Lunga vita a Jodie! Questo è certo... e mi associo nell'augurio, caro Sauro, mandandoti un grande abbraccio.
RispondiEliminaCarissima, un abbraccione anche a te: sempre troppo buona! Non posso che essere d'accordo, ovviamente... :-)
RispondiEliminasono contento di vedere che ero riuscito a speigarmi su come caricare le fotografie...rileggendo quello che avevo scritto mi era venuto il dubbio che avessi fatto un casino...un saluto
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