Il 2009 è stato l'anno d'oro del "piccolo" cinema austriaco. Piccolo, ovviamente, per dimensioni ma non certo per contenuti: dopo il trionfo a Cannes di Michael Haneke con Il nastro bianco, al festival di Venezia il vincitore "morale" è stato proprio questo Lourdes, opera sorprendente, curiosa e a sfondo spirituale di una regista, Jessica Hausner, che dice di se stessa di essersi "convertita" all'ateismo in età avanzata e che cerca, anche attraverso il cinema, di ragionare sulla sua scelta. Un titolo forse scomodo per qualche giurato del Lido, che gli ha preferito il ben più convenzionale (anche se notevole) Lebanon, ennesima variazione sul tema della convivenza forzata tra israeliani e dintorni. Ma Lourdes è stato (a ragione) il film più applaudito, dibattuto e apprezzato dalla critica, e adesso aspettiamo con curiosità le reazioni del pubblico pagante.
Lourdes è un film sulla fede visto con gli occhi di chi la fede non ce l'ha più... ma sareste in errore se vi aspettaste di trovarvi davanti ad un film "eretico", caustico e sarcasticamente feroce nei confronti di chi "crede" al miracolo, al dogma divino, alla giustizia di Dio. Lourdes, invece, affronta con grande rispetto, e con posizione neutrale, il Mistero della Fede, cercando di far affiorare dubbi e domande sul come e perchè accadono i miracoli, e su che cosa ci sia alla base di questa credenza. Lo fa attraverso la storia di Christine, una giovane donna afflitta da una malattia incurabile e terribile (la sclerosi a placche) che la costringe immobilizzata su una sedia a rotelle, senza poter muovere nè braccia nè gambe. Christine va in pellegrinaggio a Lourdes, non tanto perchè spera nel miracolo (è, anzi, totalmente disillusa in questo) ma semplicemente per togliersi di casa, perchè "non è facile viaggiare con una sedia a rotelle" e perchè intende, malgrado tutto, continuare a vivere. E, una volta giunta davanti alla celebre grotta del santuario, non può che constatare l'enorme mercificazione della fede che viene ostentata davanti a quel luogo sacro: ovunque bancarelle di souvenir, migliaia di persone in semplice gita di piacere, un'organizzazione meticolosa e attentissima nello sfruttare l'incredibile "business" che si snoda attorno alle sacre acque di questo famosissimo borgo alle pendici dei Pirenei. Gli stessi pellegrini appaiono nè più nè meno (salvo rare eccezioni) alla stregua di turisti: durante le code alla biglietteria si spettegola sui miracoli più o meno presunti ed escono fuori malelingue sui compagni di viaggio, un po' come al bar e dal parrucchiere. Fino ad arrivare, infine, a coloro che a Lourdes ci vanno spinti dalla disperazione, ogni anno, pretendendo ogni volta da questo viaggio la panacea a tutti i loro mali. In mezzo a tutto questo, Christine lancia timide occhiate ad un poliziotto impacciato e galante, e non può non fantasticare su come potrebbe essere la propria vita senza la malattia. Finchè una notte, tranquillamente, la ragazza si alza dal proprio letto e va in bagno a pettinarsi...
Lourdes è un film coraggioso, che obbliga lo spettatore (ateo o fedele che sia) a porsi delle domande: chi crede nei miracoli? Come è possibile che accadano? E qual è il criterio di scelta della Divina Provvidenza, che fa felice una persona e ne getta cento nella disperazione, chiedendosi "perchè a lei e non a me"? Perchè Dio, se è davvero generoso, non guarisce tutti gli infelici e non solo qualcuno "a campione"? E, soprattutto, che cosa è Lourdes per chi non accetta i dogmi cristiani? La regista cerca, meticolosamente e con posizione assolutamente neutra, se non di trovare risposte quantomeno di farci ragionare mettendoci di fronte al fatto compiuto: a noi l'analisi. Il dibattito è aperto.
VOTO: * * * *
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