Con l'inizio del nuovo anno comincia come da tradizione la rincorsa verso gli Oscar. Avremo modo di parlare più avanti e in modo più esauriente dell'argomento, ma quanto sto leggendo in questi giorni sui giornali mi inquieta un po'...
Di solito è in questo periodo dell'anno che escono i "colossi" in grado di portarsi a casa le preziose statuette: stanno infatti per arrivare l'attesissimo Avatar di James Cameron, seguito a ruota da Nine di Rob Marshall, Tra le nuvole di Jason Reitman, Invictus del grande Clint Eastwood, A single man di Tom Ford, e così via. La cosa che stupisce, invece, è leggere che secondo i critici americani la pellicola favorita per il miglior film dell'anno potrebbe essere addirittura The Hurt Locker di Kathryn Bigelow, gia passato più di un anno fa (!) alla Mostra del Cinema di Venezia, completamente ignorato in Italia e approdato solo ora (ma con grandissimo successo) nelle sale americane. La sorpresa però è relativa: The Hurt Locker è un grandissimo film, adrenalinico, spiazzante, disturbante, coinvolgente. La regia della Bigelow è muscolare e coraggiosa, il lavoro di montaggio assolutamente straordinario, così come la bravura degli interpreti.
Che cosa c'è che non va, allora?
Beh, non mi convince affatto il messaggio di questo film. Per quanto bello stilisticamente, trovo che The Hurt Locker sia un film tanto inaccettabile nei contenuti quanto pericoloso per i suoi risvolti sociali. La Bigelow è convinta (in buona fede, non lo metto in dubbio) di aver girato una pellicola anti-militarista, contro tutte le guerre, raccontando la vita di uno sminatore di professione che non riesce a staccarsi neppure per un istante dal proprio lavoro, sacrificando anche famiglia e affetti, avvalorando la tesi di chi sostiene che "la guerra crea dipendenza in chi la pratica". In realtà però, il film non condanna affatto la guerra, anzi: la esalta e la glorifica come unico scopo di vita per talune persone, mostrando il coraggio e il sangue freddo dei prodi soldati americani, impegnati a combattere una guerra "giusta" sul fronte iracheno... insomma, per quanto la pellicola sia di pregevole fattura, il contenuto non si discosta molto da quello di altre opere propagandistiche e guerrafondaie quali Rambo o Black Hawk Down, tanto per capirci.
Questo dimostra che la visione totaltaria e padronale del mondo non è soltanto prerogativa dei governi a stelle e strisce, ma è insita anche nel cuore dei cittadini americani stessi: e non date retta a chi sostiene che ormai la maggioranza della popolazione statunitense è contro gli interventi militari in Iraq, Afghanistan e chissà quanti altri paesi ancora... In realtà la gente è contraria a proseguire l'intervento armato a causa dell'altissimo prezzo pagato in termini di vittime di guerra, ma nessun cittadino americano sosterrà MAI che quelle guerre sono ingiuste, sostenendo consapevolmente che i propri soldati sono davvero portatori di pace e democrazia (anche se non espresamente richiesta, scusate il sarcasmo...).
Per questo dico che The Hurt Locker è un gran film sbagliato: è una pellicola parziale e ingiusta, dalla morale inaccettabile e assolutamente non nuova, che rischia di infondere profondi dis-valori in chi la apprezza, magari in buona fede, a cominciare dalla sua regista.
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